Atletica

Alessandro Lambruschini: “Ancora oggi mi chiedo come facessi a correre così veloce. Nei 3000 siepi mancano i giovani”

Erik Nicolaysen

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Lambruschini / Lapresse Olycom

Alessandro Lambruschini ha rilasciato una lunga intervista a OA Focus, trasmissione visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il 60enne originario di Fucecchio ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera, in cui è salito sul podio in tutti i grandi eventi conquistando anche un bronzo olimpico ad Atlanta 1996 e laureandosi campione europeo sempre nei 3000 siepi ad Helsinki 1994.

La medaglia olimpica è sicuramente la più bella e prestigiosa, perché ha una sapore diverso dalle altre. Se avrei barattato il mio bronzo a cinque cerchi con un oro mondiale? Sì, perché comunque quando sei all’altezza di certi podi come Mondiali e Olimpiadi si parla di grande atletica. I Campionati Europei li ho vinti, però in quel periodo ero nettamente il favorito. Poi in quella gara ci fu il bellissimo episodio di fair play con Francesco Panetta, in cui io sono caduto e lui mi ha tirato su, ma quando fai i Mondiali o le Olimpiadi è un’altra cosa“, dichiara l’ex siepista azzurro.

Sul bronzo mondiale a Stoccarda nel 1993:È stata la mia prima medaglia veramente importante, perché precedentemente avevo fatto due Olimpiadi arrivando quarto sia nel 1988 che nel 1992. Poi avevo vinto delle Coppe Europa, ma non sono a quell’altezza lì. Il Mondiale di Stoccarda lo ricordo molto bene perché fu un anno in cui non ho avuto nessun infortunio, sono riuscito ad allenarmi perfettamente senza trascurare nulla. Correvo molto forte, avevo fatto dei lavori incredibili e tutt’oggi mi chiedo come facessi a correre così forte, infatti l’8:08.78 di quel Mondiale mi è rimasto poi come personale. Io ho avuto tanti infortuni nella mia carriera che mi hanno bloccato, infatti molte volte non riuscivo ad arrivare al culmine della preparazione“.

Sul motivo che lo ha spinto a cominciare la sua carriera nelle siepi:Era l’unica specialità dove avevo ottenuto il minimo per partecipare ai Campionati Italiani Allievi, quindi ho iniziato così. Poi sono andato subito bene, perché ero arrivato quarto al primo anno allievo e poi l’anno successivo ho vinto il titolo italiano, così ho continuato. Io avevo una base abbastanza veloce per fare i 3000 siepi, quindi a seconda degli avversari riuscivo a fare la mia tattica stando tranquillo fino alla fine e poi avevo questo spunto finale con cui riuscivo sempre a cavarmela abbastanza bene“.

È una gara abbastanza difficile. Quando ho fatto le Olimpiadi sapevo di dover correre forte fin dall’inizio, per cui c’è tutta una preparazione diversa per sopportare il primo turno, il secondo turno e arrivare alla finale. Avevo questa base di velocità e negli anni ho costruito la resistenza per sopportare ritmi veloci. Poi la tecnica è fondamentale, e a me è un po’ mancata perché da ragazzino ci ho lavorato pochissimo, però quando stavo bene riuscivo a fare dei passaggi abbastanza discreti“, racconta il nativo di Firenze.

Sull’attuale difficoltà dell’Italia a trovare un nuovo Lambruschini nelle siepi:Ah non lo so (ride, ndr), sinceramente è una cosa difficile. È una specialità strana, si fa molta fatica ma è anche tecnica, ci vuole della forza, è una gara abbastanza complessa. Probabilmente il fatto degli ostacoli e della riviera non avvicina tanti ragazzi, perché è complicata e magari si fa fatica a trovare dei Lambruschini, dei Panetta o dei Carosi. Nel mezzofondo non siamo messi male, abbiamo dei giovani promettenti, ma l’unico problema è che ci manca qualcosa tra i 5000, i 10.000 metri ed i 3000 siepi, il che mi dispiace molto “.

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