Tennis
Perché i tornei ATP di Pechino e Tokyo si giocheranno a cavallo tra due settimane: un calendario che genera confusione
Da alcuni anni, e più precisamente dal 2023 (annata che ha visto ritornare in scena tutti i tornei cinesi al termine delle restrizioni da Covid-19), quando si parla dello swing asiatico si parla anche di una situazione a dir poco particolare, che ha peraltro iniziato a mettere semi (rivedibili) altrove. In buona sostanza, ci sono alcuni tornei che cominciano in mezzo alla settimana e sempre in mezzo alla settimana finiscono.
Il discorso, che questa settimana in quota ATP coinvolge Chengdu e Hangzhou, proseguirà con Pechino e Tokyo, i due ATP 500 che da più di 15 anni si dividono questa fase della stagione: più recente l’importanza del torneo nella capitale cinese, più classico l’evento dell’Ariake Coliseum, luogo che raccoglie parecchia tradizione tennistica e anche match piuttosto noti di big e meno big.
La ragione che ha portato l’ATP a varare un simile calendario risiede (anche) in una strana continuità, nel senso che in questo modo quasi non c’è un giorno senza tennis prima del Masters 1000 di Shanghai, con il quale si torna a riallineare tutto alla calendarizzazione normale. O meglio: si inizia sempre in mezzo alla settimana, ma, considerata la lunghezza di 11 giorni (dal 1° al 12 ottobre) dell’ottavo 1000 stagionale, si andrà a terminare di domenica. Fra l’altro in questa situazione si genera un “overlap”, nel senso che a Pechino si termina nello stesso giorno in cui si inizia a Shanghai. Non così a Tokyo, che finisce di martedì.
Va comunque rimarcata una cosa: se l’ATP ha creato questo sistema in grado di “sconvolgere” abitudini già ben rodate, la WTA non è caduta in questo sistema. O meglio: è vero che il WTA 1000 (categoria superiore rispetto all’ATP 500) di Pechino parte il 24 settembre, dunque un mercoledì, rispetto al giovedì 25 del maschile, ma è altrettanto vero che ha una durata molto maggiore e si conclude il 5 ottobre. Una domenica, appunto. Paradossalmente, in questo caso sono stati i due 1000 nordamericani a dover “seguire” quanto già richiesto dal maschile, con conclusioni in mezzo alla settimana o in quel lunedì che, per anni, è stato “incubo” degli US Open finché a New York non hanno capito che il Super Saturday, in fondo, si poteva abolire anche spostando le semifinali maschili al venerdì, senza allungare artificialmente di un giorno.