Atletica

Italia, quarta giornata da prove di maturità: fari puntati su Simonelli, Sioli, Scotti e il tris degli 800

Enrico Spada

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Simonelli/Lapresse

La quarta giornata dei Mondiali di Tokyo si annuncia densa di emozioni e appuntamenti di spessore per l’atletica italiana. Dopo l’exploit in batteria, Edoardo Scotti tornerà in pista per le semifinali dei 400 metri con il fresco record italiano, simbolo di una generazione che sta riscrivendo le gerarchie sul giro di pista. Negli 800 metri l’Italia potrà contare su un tris ambizioso: Catalin Tecuceanu, bronzo europeo, Francesco Pernici, in costante crescita, e Giovanni Lazzaro, già protagonista agli Europei Under 23. In pedana, occhi puntati sul salto triplo femminile con Dariya Derkach, reduce da un serio infortunio ma argento europeo indoor nel 2023, e con la giovane stella Erika Saraceni, primatista italiana juniores e oro europeo U20 a Tampere. Finale mondiale anche per il salto in alto maschile, con l’azzurro Matteo Sioli, campione continentale U23, chiamato a misurarsi con giganti come Woo, Kerr e Harrison. Spazio poi alle semifinali dei 110 ostacoli, con Lorenzo Simonelli pronto a sfidare i fuoriclasse statunitensi guidati da Holloway. In pedana sarà giornata di verdetti anche per il martello, con il canadese Katzberg chiamato a difendere la leadership, mentre le donne dei 400 e dei 1500 vedranno sfidarsi campionesse globali del calibro di McLaughlin-Levrone e Kipyegon. Una giornata che intreccia ambizioni azzurre e grandi duelli internazionali, con Tokyo pronta a vivere un nuovo capitolo di storia iridata.

Gli azzurri arrivano agli 800 metri con tre protagonisti da seguire da vicino. Catalin Tecuceanu (Fiamme Oro), bronzo europeo in carica, guida la pattuglia tricolore insieme a Francesco Pernici (Fiamme Gialle), in costante crescita dopo un’annata di grande solidità, e a Giovanni Lazzaro (Aeronautica), fresco di podio agli Europei Under 23. Per l’Italia è l’occasione di misurarsi con l’élite mondiale, a più di cinquant’anni dal record nazionale di Marcello Fiasconaro (1:43.7 a Milano nel 1973).

Il livello è stellare, con in gara tutti i medagliati delle ultime due grandi rassegne. Il keniano Emmanuel Wanyonyi, leader mondiale stagionale con 1:41.44, sfida il canadese Marco Arop, campione olimpico in carica: a Budapest e a Parigi i due si sono scambiati oro e argento. Sempre presenti sul podio anche il britannico Ben Pattison e l’algerino Djamel Sedjati, mentre il Regno Unito lancia anche Max Burgin, attuale numero uno nazionale.

Gli Stati Uniti puntano forte su Donavan Brazier, primatista dei campionati con l’1:42.34 di Doha, tornato al top vincendo i Trials, affiancato dal sempre competitivo Bryce Hoppel e dal 16enne Cooper Lutkenhaus, la grande rivelazione della stagione. Occhio pure all’australiano Peter Bol, al belga Eliott Crestan, allo spagnolo Mohamed Attaoui, al caraibico Handal Roban, senza dimenticare l’esperto irlandese Mark English e il croato Marino Bloudek.

Le speranze azzurre nel triplo femminile passano da Dariya Derkach (Aeronautica), argento europeo indoor a Istanbul, ma reduce da un serio infortunio, e dal giovane astro nascente Erika Saraceni (Bracco Atletica), primatista italiana juniores e fresca campionessa europea U20 a Tampere. Per l’Italia è l’occasione di confrontarsi con un campo di gara di altissimo livello, in una specialità che nel nostro Paese attende un ritorno alle misure di prestigio internazionale dopo l’epoca di Magdelin Martinez (primato nazionale a 15,03 nel 2004).

La stella assoluta è la venezuelana Yulimar Rojas, primatista del mondo con 15,74 e sette volte campionessa iridata, al rientro dopo un lungo stop e pronta a difendere il suo status di regina. Dall’area caraibica arrivano le principali rivali: la dominicense Thea LaFond, oro olimpico a Parigi e tornata su discrete misure, la giamaicana Shanieka Ricketts, d’argento a Parigi e vincitrice del Golden Gala, e soprattutto le cubane Leyanis Pérez Hernandez (leader mondiale stagionale con 14,93) e Liadagmis Povea, autrici della doppietta ai Mondiali indoor di Nanchino.

Tra le europee, il nome più accreditato è la tedesca Caroline Joyeux, mentre l’assenza della spagnola Ana Peleteiro-Compaoré toglie un riferimento di peso. Va ricordato che un’atleta europea non vince il titolo dal 2011 a Daegu, e che per salire sul podio dal 2001 al 2023 sono stati necessari almeno 14,50 metri.

Nella finale dell’alto tra i dodici finalisti spiccano il campione mondiale indoor Woo Sanghyeok (2,34 in stagione) e l’oro olimpico di Parigi Hamish Kerr, capace di 2,36 come miglior accredito. A contendergli il titolo ci saranno lo statunitense JuVaughn Harrison, già argento iridato a Budapest, e l’ucraino Oleh Doroshchuk, bronzo agli ultimi Europei indoor. Da quell’edizione arrivano anche il ceco Jan Štefela, altro protagonista in crescita, e l’azzurro Matteo Sioli, oro continentale Under 23 che rappresenta il presente e il futuro del salto in alto italiano.

Completano il campo l’australiano Yual Reath, l’indiano Sarvesh Anil Kushare, il giapponese Yuto Seko insieme al connazionale Ryoichi Akamatsu, il belga Thomas Carmoy, il giamaicano Romaine Beckford e lo statunitense Tyus Wilson.

Un mix tra campioni già affermati e outsider pronti a sorprendere, in una finale che promette equilibrio e spettacolo, pur senza i due grandi riferimenti storici della specialità, Mutaz Barshim e Gianmarco Tamberi, stavolta fuori scena.

A seguire le semifinali dei 110 ostacoli. Gli occhi dell’Italia sono puntati su Lorenzo Simonelli, campione europeo e primatista nazionale, che guida la pattuglia continentale nei 110 ostacoli con l’ambizione di confermarsi tra i migliori al mondo. Per l’Europa, oltre allo spagnolo Enrique Llopis (affiancato da Asier Martinez), ci sono lo svizzero Jason Joseph, i francesi Sasha Zhoya, Wilhem Belocian e Just Kwaou-Mathey, senza dimenticare l’ascesa dell’austriaco Enzo Diessl. L’ultimo oro europeo risale a dieci anni fa con Sergey Shubenkov, segnale di una tradizione che vuole tornare sul gradino più alto del podio.

Il dominio resta però a stelle e strisce: gli Stati Uniti schierano Grant Holloway, tre volte campione del mondo e oro olimpico a Parigi 2024, che la scorsa estate ha completato lo Slam globale. Dopo un avvio di stagione incerto, il fenomeno statunitense deve difendersi dalla crescita del connazionale Cordell Tinch, campione della Diamond League e leader mondiale dell’anno. Con loro anche Dylan Beard, esploso per continuità e competitività, e il giovane Ja’Kobe Tharp, appena 21enne e vincitore dei Trials USA. Sfida importante anche per il Giappone, che punta forte sul terzetto composto da Rachid Muratake, Shunsuke Izumiya e Shusei Nomoto.

Alle 13.36 sarà la volta degli specialisti del lancio del martello maschile darsi battaglia per le medaglie. Il regno del canadese Ethan Katzberg, oro iridato a Budapest e dominatore ai Giochi di Parigi, non appare più inattaccabile: nelle ultime uscite ha subito tre sconfitte pesanti, una per mano dello statunitense Rudy Winkler e due dall’ungherese Bence Halasz, entrambi capaci di aggiornare i propri primati personali su misure quasi identiche (83,18 Winkler, 83,16 Halasz).

Dalla Polonia, che ha segnato l’ultimo decennio della specialità, mancherà il campione olimpico Wojciech Nowicki, già fuori stagione, ma torna a rivedere la soglia degli 80 metri il cinque volte campione del mondo Pawel Fajdek, ancora deciso a dire la sua.

Nessuna azzurra è approdata alle semifinali dei 400 metri femminili: Anna Polinari, reduce dal primato personale che l’ha portata a diventare la seconda italiana di sempre a Madrid, e Alice Mangione, rientrata dopo un fastidio muscolare e affaticata dopo il doppio impegno in staffetta, si sono fermate in batteria. La gara resta comunque tra le più attese del programma iridato. La statunitense Sydney McLaughlin-Levrone, dopo aver dominato i 400 ostacoli, ha scelto di misurarsi nel giro di pista liscio e sfida due campionesse già consacrate: la dominicana Marileidy Paulino, oro olimpico, e la bahrainita Salwa Eid Naser, entrambe già regine iridate.

Attorno a questo terzetto di fuoriclasse si muovono le outsider: le americane Aaliyah Butler e Isabella Whittaker, la norvegese Henriette Jaeger, la polacca Natalia Bukowiecka-Kaczmarek e l’olandese Lieke Klaver, tutte candidate a inserirsi nella lotta per la finale. In forte crescita anche la cilena Martina Weil, figlia d’arte della bronzo olimpica di Barcellona Ximena Restrepo. La Giamaica si affida soprattutto a Nickisha Pryce, ma il futuro sembra appartenere alla giovanissima Dejanea Oakley, mentre per i Caraibi c’è anche l’haitiana Wadeline Venlogh, già vincitrice con la 4×400 statunitense a Doha e a Tokyo (da nubile Jonathas).

Il grande protagonista azzurro dei 400 metri è Edoardo Scotti, che in batteria ha timbrato il nuovo record italiano, guadagnandosi la semifinale, dove cercherà di migliorarsi ulteriormente. Oggi la distanza è al centro di una fase ascensionale, e la lotta per il titolo sembra aperta come non mai: il giamaicano Antonio Watson, oro uscente, non è al top della condizione, lasciando spazio a possibili nuovi vincitori.

Gli Stati Uniti si presentano con un quartetto di altissimo livello: Jacory Patterson, trionfatore in Diamond League, Vernon Norwood, rilanciato dalle ultime gare, l’iridato indoor Chris Bailey e Khaleb McRae, capace come Patterson di scendere sotto i 44 secondi. L’Africa risponde con il sudafricano Zakithi Nene, leader mondiale stagionale, con lo zambiano Samukonga, bronzo olimpico, e con il botswano Bayapo Ndori. Dal resto d’America arrivano il trinidense Jereem Richards, impegnato anche nei 200, e l’intramontabile grenadino Kirani James, campione olimpico a Londra 2012. L’Europa affida le sue chance al duo britannico formato da Matt Hudson-Smith e Charlie Dobson, mentre il ricordo dell’ultimo oro europeo, quello di Thomas Schönlebe nel 1987 a Roma, resta un traguardo da inseguire.

Tre titoli mondiali, tre ori olimpici e tre primati del mondo: la leggenda vivente Faith Kipyegon (3:48.68) è la favorita assoluta dei 1500 metri, in corsa per il poker iridato prima di inseguire il doppio successo con i 5000. La keniana domina il lotto delle finaliste, ma la corsa al podio si annuncia serrata. La prima rivale è la connazionale Nelly Chepchirchir (3:56.99), capace di un progresso esponenziale nell’ultimo biennio. L’Australia si affida a Jessica Hull, scesa fino a 3:50.83 quest’anno e accreditata della seconda miglior prestazione all-time, mentre l’Etiopia presenta Freweyni Hailu (3:54.16), già più volte protagonista nelle grandi rassegne.

Dall’Irlanda arriva la giovane Sarah Healy (3:57.15), nome in rapida ascesa, e la Francia festeggia il primo ingresso in finale con Sarah Madeleine (3:59.06). L’Europa completa il pacchetto con la polacca Klaudia Kazimierska, la spagnola Marta Pérez, la portoghese Salomé Afonso e la tedesca Nele Weßel. Gli Stati Uniti presentano un terzetto competitivo: Nikki Hiltz (3:55.33), Sinclaire Johnson(3:56.75) e, con meno credenziali ma grande carattere, Emily Mackay non qualificata alla finale. La finale vedrà comunque due stelle a stelle e strisce con reali ambizioni di podio. Completano il cast la canadese Gabriela DeBues-Stafford (3:56.12), al rientro su livelli di vertice, e la keniana Dorcus Ewoi, capace di abbattere la barriera dei 4 minuti. In chiusura di serata sarà il momento della finale dei 110 ostacoli.

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