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Carlos Alcaraz domina Novak Djokovic ed è in finale agli US Open

Federico Rossini

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Alcaraz / LaPresse

Carlos Alcaraz è il primo finalista degli US Open 2025. Niente concessioni, da parte del numero 2 del mondo, a Novak Djokovic: il serbo deve cedere per 6-4 7-6(4) 6-2, lasciando così per la quarta volta nell’anno uno Slam in semifinale. Per il murciano ora l’attesa di conoscere il suo avversario: Jannik Sinner o il canadese Felix Auger-Aliassime. E, se fosse l’italiano, in palio nell’ultimo atto ci sarebbe anche il numero 1 del mondo. Due ore e 23 minuti la durata del match.

Subito arriva una palla break per Alcaraz, che però lo spagnolo mette in rete con la volée di rovescio. Le troppe seconde, però, a Djokovic costano e un dritto lungo sulla seconda palla break anche: lo spagnolo va subito avanti. Le difficoltà per l’ex campione del torneo restano: altro 30-40, che però non si trasforma in 0-3 perché l’ex numero 1 serve bene. Il primo game duro del murciano è il quarto, in cui arrivano anche un paio di numeri di Djokovic, ma non ci sono veri pericoli. Ancora il serbo risale d’orgoglio e di prime dal 15-30, ma non ha più reali chance sul servizio dell’avversario anche se non mancano i momenti da tenere sott’occhio. Risultato: 6-4 Alcaraz.

Nel secondo set Djokovic deve subire un paio d numeri di Alcaraz, ma semplicemente si rifiuta di far partire la situazione come nel parziale d’apertura. Risale da 15-30 per tenere la battuta, poi è lui stesso a sfruttare gli errori del murciano per andare a palla break, che puntualmente sfrutta. E con intelligenza: resta dov’è sul dritto in avanzamento di Alcaraz, lo supera col lob, tira un altro gran rovescio e tanto gli basta. Una volta arrivato il 3-0, però, è l’iberico che ricomincia a spingere. E sul 3-1 30-30 ce n’è la prova: un dritto bassissimo sopra la rete, strepitoso, con pochissimo tempo a disposizione per giocarlo: palla break, rovescio in rete di Djokovic, equilibrio ristabilito. O meglio, è di nuovo il numero 2 del mondo che riprende in mano la questione iniziativa e, sul 4-4, va sullo 0-30. Un po’ gli errori di Alcaraz, un po’ il fatto che Djokovic resta affare complicato da sfondare, è il serbo che riesce a salvarsi.

Si arriva al tie-break senza altri sussulti, ma è qui che il murciano va a prendersi l’immediato minibreak di vantaggio, per poi perderlo con la veronica sbagliata dopo una smorzata e controsmorzata con successivo pallonetto del serbo. Si apre una serie di errori, Alcaraz ha due minibreak di vantaggio, li perde tutti e due (il secondo con un’altra controsmorzata dell’ex numero 1), ma ne riprende uno. Quello che basta: ace a 211 km/h, seconda carica al centro, 7-4 e dopo un’ora e 52 minuti i set di vantaggio sono due.

Il terzo set inizia con il serbo che resta lì, convinto di poter rimontare: l’ha già fatto otto volte in carriere in questa situazione. I problemi sono per lui due: uno è che anche Alcaraz ha tutto l’interesse nel voler chiudere in tre, e l’altro è che lo stesso Djokovic, sull’1-2, commette due doppi falli e con uno di essi concede direttamente il turno di battuta. Di fatto le speranze del classe 1987 si affievoliscono sempre di più, con lo spagnolo che aumenta in convinzione col passare dei minuti. Il servizio di Djokovic scende drasticamente di condizione, l’ultima sua volée finisce larga e così il 6-2 vale la seconda finale a New York per Alcaraz dopo quella del 2022.

Il rendimento con la prima di Djokovic, nel complesso, non è nemmeno così malvagio: 60% contro 56% di Alcaraz. Il problema è la percentuale di punti vinti con la prima: 66% contro 84%. E dalla parte dello spagnolo è rimarchevole, a parità di errori gratuiti (30), un saldo vincenti ampiamente superiore: 31-15.

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