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Basket, Europei 2025: le favorite. Chi fermerà la Serbia?
C’è una sola domanda che aleggia all’interno delle teste di tutti gli appassionati europei di pallacanestro, nonché degli addetti ai lavori. Quasi inevitabile, dopotutto. Chi fermerà la Serbia di Svetislav Pesic? Al momento appare grandissima la difficoltà nel trovare una qualsiasi squadra in grado di pareggiare la qualità di quella serba, senza contare che il coach di Novi Sad vuole un tris d’oro continentale dopo il 1993 (con la Germania) e il 2001 (con quella che era ancora Jugoslavia, ma era ormai ridotta a Serbia e Montenegro, cinque anni prima della separazione).
Rispetto a tante altre squadre (e di qualcuna si parlerà), la Serbia ha subito meno l’impatto degli infortuni in relazione alla composizione del roster continentale. Tagliati Uros Trifunovic e il neo-Virtus Bologna Alen Smailagic, ne sono rimasti 15 e, due giorni fa, anche Balsa Koprivica, Dejan Davidovac e Nikola Topic sono usciti. La rinuncia a Topic è un punto chiave: la Serbia può rinunciare a un giocatore NBA (Oklahoma City Thunder) perché nel ruolo ha alternative importanti.
Chiaramente, però, tanto passa dal fatto che ci sarà Nikola Jokic. Il miglior giocatore europeo degli ultimi anni, che ha portato l’arte del centro a un altro livello anche per la sua capacità di leggere il gioco. E, naturalmente, in ragione di tutto ciò per cui è acclamato dall’altra parte dell’Oceano e di cui s’è detto e scritto di tutto. Assieme a lui altri tre NBA, vale a dire Nikola Jovic, ala quasi omonima del suo più famoso collega che gioca ai Miami Heat, Bogdan Bogdanovic, ormai una sicurezza in guardia e braccio realizzativo dei Los Angeles Clippers, e Tristan Vukcevic, ala-centro dei Washington Wizards dalla storia molto particolare. Figlio di Dusan Vukcevic, che conosciamo molto bene per i suoi trascorsi in Italia, è nato in Italia, a Siena: avrebbe potuto giocare per Italia, Spagna, Grecia, Svezia, Bosnia-Erzegovina e Serbia. Ha scelto il Paese già rappresentato dal padre.
E poi ci sono le stelle di Eurolega: dal peso vicino a canestro di Nikola Milutinov e Filip Petrusev alla vena di Vanja Marinkovic, fino alla sostanza del neo-Milano Marko Guduric e, soprattutto, fino a Vasilije Micic. Per lui recente l’approdo all’Hapoel Tel Aviv, che non ha badato a spese per il suo primo ingresso in Eurolega. Potenzialmente è una squadra da un buon centinaio di punti a partita, ed in effetti questa quota l’ha superata quattro volte su sette in preparazione, ma la cosa più importante è la presenza in panchina di Pesic. Che, va ricordato, non è solo un decano dei coach, ma anche l’uomo dai mille trucchi e dalle mille idee a disposizione, uno capace di rinnovarsi fin dai tempi di quando allenava il Bosna Sarajevo negli Anni ’80 (quelli dell’era post-Delibasic) e in grado di adattarsi a ogni era della pallacanestro.
Quali le possibili alternative? La prima è facile: Germania. Con una domanda, giustamente posta da molti (e anche questo lato viene sottolineato nei periodici power ranking della FIBA): è ancora la squadra di Dennis Schroder o è quella di Franz Wagner? Nel dubbio, si riconferma la solidità del roster tedesco pur nell’assenza di David Kramer per infortunio muscolare; è il blocco del Bayern Monaco (da Silva-Voigtmann-Hollatz-Kratzer-Obst) che potrà essere di aiuto accanto ai nomi più noti.
C’è poi la Francia, che però è fondamentalmente depotenziata sotto canestro. Per ragioni diverse, ma tutte riconducibili a guai fisici, sono out Victor Wembanyama, Rudy Gobert, Mathias Lessort e Vincent Poirier, cioè l’intero pacchetto lunghi che normalmente Frederic Fauthoux avrebbe a disposizione. Certo, rimangono Alex Sarr e Jaiteh, e la squadra in termini di piccoli è competitiva considerate le presenze di Coulibaly e soprattutto Zaccharie Risacher, ma con i big sarebbe stata una sfida spettacolo a grandissime altezze contro la Serbia. Così, invece, il podio è sicuramente fattibile, ma sul di più c’è da farsi qualche domanda.
Infine, va sempre inclusa la Lituania in questo elenco. Una Lituania che Rimas Kurtinaitis ha costruito con sapienza, sicurezza e la possibilità di avere accanto a Jonas Valanciunas un gruppo vero e molto eterogeneo. Per ogni reparto c’è qualcuno in grado di mettersi in luce: Jokubaitis da play, Sirvydis da guardia, Giedraitis da ala piccola, Sedekerskis da ala grande. La voglia di riscattare il 15° posto del 2022 è enorme, quella di ritornare su un podio che manca da 10 anni anche.