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Basket: è morto Marco Bonamico, Campione d’Europa nel 1983 e poi anni al commento con Franco Lauro
Una brutta, bruttissima notizia scuote il basket italiano. Marco Bonamico non c’è più. All’età di 68 anni è morto uno dei personaggi più significativi degli ultimi cinquant’anni abbondanti della pallacanestro tricolore. Che, per la prima volta, deve dire addio a uno degli uomini che fece la storia, con la prima volta dell’Italia Campione d’Europa a Nantes 1983.
A Bologna, per tutti, Bonamico era il Marine. Per Renato Villalta, che tanti anni di lotte ha condiviso con lui sul campo, un amico. Anzi, di più. “Perdo non solo un amico, ma anche un fratello”. Nato a Genova il 18 gennaio 1957, 201 cm di ala grande come non era poi facile vederne al tempo, Bonamico ha passato tutte le giovanili con la Virtus Bologna. Poi anni di trasferimenti tra V nere, Fortitudo, Siena e anche Milano. Infine, dal 1980, il rientro a Bologna. Lo volle per primo Dan Peterson, si trovò ad essere allenato da tanti, da Aza Nikolic fino ad Alberto Bucci. Ebbe il tempo di vincere due tricolori con la Virtus, nel 1976 e 1984, nonché due Coppe Italia nel 1984 e 1989, quando, rientrato da Napoli, aveva ancora avuto un’annata a Piazza Azzarita. Poi gli anni di Forlì, fino al 1993, e la chiusura a Udine con due stagioni fino al 1995. E ritornando al suo periodo alle V nere, ebbe il tempo di giocarsi la finale di Eurolega, al tempo Coppa dei Campioni, nel 1981, quella persa con il Maccabi Tel Aviv, ma da top scorer.
Diverso, e anche più luminoso per certi versi, il suo cammino in Nazionale. Cominciò nel 1977, quando c’era ancora Giancarlo Primo. E andò avanti fino al 1984, sotto la guida di Sandro Gamba. Fu tra gli artefici di due delle più grandi imprese mai compiute dall’Italbasket. La prima fu l’argento olimpico di Mosca 1980, in cui fu fondamentale la vittoria proprio sull’Unione Sovietica per 87-85 ai fini dell’accesso alla finale, poi persa con la Jugoslavia che al tempo poteva godere di una squadra stellare. La seconda fu, naturalmente, il citato oro di Nantes 1983, arrivato con un’imbattibilità totale contro tutte le squadre: la Spagna di Juan Antonio San Epifanio, per tutti “Epi”, la prima Grecia di Nick Galis e la Jugoslavia dei grandi (e della celebre rissa) tra le altre nel girone, poi i Paesi Bassi in semifinale e di nuovo la Spagna in finale. Nel complesso in azzurro 151 presenze e 777 punti.
C’è anche un aspetto del gioco che ha caratterizzato Bonamico: sapeva tirare da lontano. Eccome se sapeva. In quello, e anche nell’andare verso il canestro, aveva grandissima abilità. Nella stagione 1984-1985, quando il tiro da tre fu introdotto anche in Italia, tirò fuori un notevole, per l’epoca e anche per oggi, 46/119. Il 38,7%.
Dopo il ritiro ha avuto l’opportunità di diventare una voce iconica della nostra pallacanestro. Divenne, infatti, seconda voce per la Rai al fianco di Franco Lauro in numerosissime occasioni. Compresa quella delle altre Olimpiadi d’argento, quelle di Atene 2004. In cui, proprio alla fine di Italia-Lituania, svelò di essersi portato dietro un ricordo personale proprio di Mosca 1980. La fiducia nell’ambiente era pressoché universale, tant’è che nel 2009 è diventato presidente dell’allora LegaDue all’unanimità. E lo è stato anche della GIBA, l’associazione giocatori. Ma è stato tante altre cose, tutte insieme, non necessariamente nel basket. E chissà se, da qualche parte lassù, lui e Franco Lauro si ritroveranno per commentare ancora.