Ciclismo
Marco Frigo: “Sono un uomo squadra, spero nei Mondiali. Sogno una tappa in tutti i Grandi Giri”
Marco Frigo, classe 2000 di Bassano del Grappa, è uno dei volti più interessanti del ciclismo italiano. Cresciuto tra le fila della SEG Racing e della Israel Cycling Academy, è alla sua terza stagione da professionista con la Israel Premier Tech, formazione con cui ha un contratto fino al 2026. La stagione 2024 ha segnato una tappa importante nella sua crescita: al Tour of the Alps, nella terza frazione, ha ottenuto la sua prima vittoria da professionista, dimostrando solidità e concretezza. Poi la partecipazione al Giro d’Italia, il Baloise Belgium Tour, e un ottimo quinto posto nella cronometro ai Campionati Italiani. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Livigno, dove si sta allenando in altura in vista della seconda parte di stagione. L’obiettivo? Arrivare nella miglior condizione per la Vuelta a España, il suo secondo Grande Giro dell’anno.
Ad oggi, che voto dai alla tua stagione?
“Direi un sette e mezzo. Sono soddisfatto: sento di aver fatto un ulteriore passo in avanti. Già dopo la Vuelta dello scorso anno mi sentivo maturato, e in questa stagione sto raccogliendo i frutti, con maggiore consapevolezza nei miei mezzi.”
La vittoria al Tour of the Alps cosa ha rappresentato per te?
“È stato un traguardo importante. Vincere non è mai scontato, ma sentivo di stare bene e che potevo arrivarci. È stata la conferma del lavoro fatto e della mia crescita. Più della vittoria in sé, mi rende orgoglioso quello che rappresenta in termini di progressione.”
La stagione in corso sta confermando il tuo ruolo da cacciatore di tappe e uomo squadra?
“Sì, esattamente. Il Giro d’Italia era il grande obiettivo della prima parte di stagione: lì ho lavorato in supporto a Derek (Gee, ndr), ma ho avuto anche libertà per cercare qualche tappa. In gare come il Giro del Belgio ho avuto un po’ più di spazio personale. Tuttavia, sento di rendere al meglio quando lavoro per la squadra, quando ho responsabilità legate al supporto o alla caccia di tappe, più che per la classifica generale.”
Il quinto posto nella cronometro ai Campionati Italiani: può essere una specialità su cui puntare?
“Credo che un corridore come me possa difendersi bene a cronometro. Quest’anno ci sto lavorando più intensamente. La squadra mi supporta e stiamo seguendo il percorso giusto, anche se so di dover migliorare ancora tanto, soprattutto su aspetti come l’aerodinamica e la gestione della bici da crono. Non sarò mai uno specialista puro, ma posso sicuramente crescere molto e diventare competitivo.”
Come mai non hai partecipato alla prova in linea degli Italiani, su un percorso che sembrava perfetto per te?
“Purtroppo non sono stato bene, ho avuto qualche linea di febbre e ho dovuto rinunciare. È stato un peccato perché il percorso mi piaceva molto, ma per fortuna è stata solo un’influenza passeggera e ora sono pienamente recuperato.”
La vittoria di Conca ha riacceso i riflettori sullo stato del ciclismo italiano. Qual è la tua opinione?
“È vero che il ciclismo italiano sta vivendo un momento difficile, ma la vittoria di Conca è un discorso a parte. Oggi la distanza tra dilettanti e professionisti è molto più ridotta: anche team come lo Swatt Club hanno accesso a mezzi e tecnologie di alto livello. Vent’anni fa c’era una differenza abissale, oggi non è più così. Conca ha corso quattro anni tra i pro e ha un gran motore, quindi la sua vittoria non mi ha sorpreso.”
Sei alla Israel Premier Tech da praticamente tutta la tua carriera: è ancora la squadra giusta per te?
“Per me sì. Almeno fino al 2026, vedo la Israel Premier Tech come la mia dimensione ideale. Mi sento valorizzato, ho i miei spazi e la fiducia della squadra. Per il 2027 si vedrà, manca ancora tanto. Ma ho capito qual è il mio ruolo nel gruppo e il futuro lo valuterò in base a dove potrò esprimermi al meglio.”
Pensi a una convocazione per i Mondiali?
“Ci spero, ovviamente. Il percorso si adatta alle mie caratteristiche, è duro, ma so anche che i posti sono pochi e la concorrenza alta. Devo fare una buona Vuelta e farmi trovare pronto. Se poi il ct Villa dovesse chiamarmi per far parte del progetto Mondiali, sarei felicissimo.”
La corsa dei sogni che vorresti vincere in carriera?
“In realtà, sono tre: una vittoria di tappa in ciascuno dei tre Grandi Giri. Sarebbe il mio sogno.”