Formula 1

La F1 si complica la vita sotto la pioggia tra prudenza eccessiva e gomme ormai scomparse

Alessandro Passanti

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IPA Sport

Arriva la pioggia (anche se attesa) e la Formula Uno va in difficoltà. Letteralmente. No, non stiamo parlando dei piloti che devono estrarre il massimo dalla propria guida nelle condizioni più difficili, ma della categoria in generale. La direzione gara, dopotutto, appena si aprono gli ombrelli, va in affanno. Le scelte sono tutte in una direzione ben precisa e chiara ma, oggettivamente, le domande sono inevitabili. Ma, come sempre, andiamo con ordine.

Il Gran Premio del Belgio di ieri, per esempio, ha preso il via con un’ora e 20 minuti di ritardo. Al momento della partenza prevista, alle ore 15.00, la direzione gara ha deciso di far partire i piloti alle spalle della Safety Car e ascoltare la loro versione. Secondo i protagonisti la visibilità era troppo bassa e, di conseguenza, si è atteso che la perturbazione passasse. Una decisione che va, ovviamente, nell’ottica della sicurezza ma in questo modo le questioni si moltiplicano. Dopo l’incidente di Jules Bianchi a Suzuka nel 2014 tutto è cambiato. C’è un prima ed un dopo. Da quel momento in avanti le condizioni di bagnato sono sempre state gestite in un’unica e chiara direzione: la sicurezza assoluta. Una scelta assolutamente condivisibile, certo, ma sostanzialmente da quel tragico evento in avanti non si è più corso sotto la pioggia battente.

Ormai se le condizioni sono complicate o si sospende la gara o si manda in pista la Safety Car. In questo modo si riducono a zero i pericoli ma, di pari passo, non si permette a chi fa la differenza sotto la pioggia di esprimersi al suo massimo. Anche a Spa, per queste decisioni, sono partite polemiche inevitabili. Le più evidenti sono due. 1) Per quale motivo ritardare una gara per aspettare l’asciutto andando a scapito di chi ha scelto un assetto da pioggia? 2) Che senso ha avere in dotazione le gomme Full Wet se poi non vengono mai utilizzate?

Dopo anni nei quali piloti e team principal hanno accettato ogni decisione senza proferire verbo, ora qualche voce fuori dal coro si sta levando. Nelle qualifiche di sabato, per esempio, alcuni piloti avevano optato per un set-up da bagnato estremo in vista della pioggia della domenica. Se la partenza fosse stata data alle ore 15.00, quando le precipitazioni erano forti, avrebbero avuto un jolly importante. Con la partenza alle ore 16.20, invece, hanno perso questo vantaggio tecnico.

In secondo luogo, che senso ha avere ancora le gomme Full Wet? Gli pneumatici marchiati di blu, sostanzialmente, non esistono più nel mondo della F1. Le coperture che sarebbero ideali quando la pioggia è più battente, non sono più utilizzate da anni. L’ultimo sprazzo in Canada un anno fa, con le Haas che tentarono l’azzardo nei primi giri. Per il resto nulla. Stop. Le Full Wet, in questo modo, non hanno senso. Quando piove forte le gare sono neutralizzate e, appena è possibile, si lavora solo con le Intermedie quando le condizioni migliorano.

Una situazione che sta generando molte polemiche e che deve essere risolta dalla FIA. In questo modo la pioggia sta condizionando, nel modo sbagliato, l’intero Mondiale di F1. Quando si aprono gli ombrelli non si fa altro che pensare a come non far correre i piloti. Ripetiamo, la sicurezza è fondamentale, ma in questo modo si fa un danno a chi sceglie un assetto più estremo o a chi saprebbe destreggiarsi meglio sotto la pioggia. Con le gomme Full Wet che, ormai, vanno ricercate nel programma tv “Chi l’ha visto”? Si riuscirà ad uscire da questo ginepraio? L’epicità della Formula Uno con le vittorie di Ayrton Senna o Michael Schumacher sotto il diluvio, ahinoi, è decisamente lontana nei ricordi.

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