Roland Garros
Roland Garros 2025: Sinner e Musetti, caccia alla storia! Anche Errani/Paolini per cercare la finale
Il Court Philippe Chatrier, per qualche ora, si trasformerà, almeno per quel che riguarda la nazionalità dei giocatori, in una sorta di succursale del Campo Centrale del Foro Italico di Roma. Lorenzo Musetti alle 14:30 e Jannik Sinner alle 19:00 cercheranno l’accesso alla finale del Roland Garros 2025, per un’eventualità che non si verificava dal 1960 (con Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola). E, in generale, semifinali con giocatori di uno stesso Paese non se ne vedevano dal 2013, quando la Spagna portò Rafael Nadal e David Ferrer al penultimo atto: i due si giocarono poi l’ultimo atto e il maiorchino vinse.
Il traguardo raggiunto dal tennis italiano è di altissimo valore, soprattutto perché pochi Paesi nell’Era Open hanno saputo vantare simili situazioni: nel caso del Roland Garros, poi, dal 2005 in avanti solo Nadal e Ferrer hanno creato un contesto parzialmente monocolore. In passato, i Paesi ad aver piazzato due o più giocatori al penultimo atto sono stati Spagna, Argentina, Francia, Svezia, USA, Cecoslovacchia (pre-1993), e infine Australia nei primi due anni del tennis aperto a tutti, 1968 e 1969.
Il primo a scendere in campo sarà Musetti, opposto a Carlos Alcaraz, in un confronto che ha visto il toscano prevalere solo la prima volta, ad Amburgo nel 2022 a livello di ATP 500. Eppure per lui quest’anno ci sono state già due occasioni di confrontarsi con il detentore del titolo: a Montecarlo, in finale, e a Roma, in semifinale. Nel primo caso, dopo aver vinto il primo set 6-3, Musetti perse rapidamente secondo e terzo e, nel secondo caso, si trovò vittima di un problema fisico nel parziale decisivo che gli impedì di lottare concretamente. Al Foro Italico, invece, tantissimo vento durante una semifinale resa non bella proprio da questo elemento e la sconfitta in due parziali.
I due arrivano da un torneo vissuto in maniera fondamentalmente diversa e simile. Musetti è rimasto in campo 91 minuti in più rispetto ad Alcaraz (13 ore e 43 minuti contro 12 e 12). Entrambi hanno perso tre set nel corso del torneo: l’italiano li ha ceduti nel terzo turno contro Navone, negli ottavi contro Rune e nei quarti contro Tiafoe. Lo spagnolo, invece, ha dovuto allungare i propri match di secondo turno contro Marozsan, di terzo turno contro Dzumhur e di ottavi contro Shelton. Non sarà una semifinale semplice, e del resto che i favori del pronostico siano tutti a favore del murciano è cosa nota, però è altrettanto noto come il tennis di Musetti possa effettivamente dar fastidio con tutte le variazioni possibili. Non deve spaventare il quarto giocato contro Tommy Paul dall’iberico, un po’ perché prestazioni del genere si ripetono sostanzialmente pochissime volte l’anno (e ancor più difficilmente nello stesso torneo), un po’ per le condizioni imperfette, come si è poi appreso, dell’americano.
A seguire, per Sinner ci sarà il ritorno della sfida che ne ha segnato e in qualche modo cambiato la carriera, quella contro Novak Djokovic. Per la terza volta il numero 1 del mondo e il serbo si affrontano a livello Slam, ma prima di oggi era accaduto soltanto a Wimbledon, nel 2022 a livello di quarti e nel 2023, come ora, in semifinale. Vittoria in rimonta in cinque set in un caso, in tre nell’altro, da parte del 24 volte campione Slam, ma il vero cambiamento è arrivato poco tempo dopo, in Coppa Davis. Ultimo faccia a faccia a Shanghai, in finale, con vittoria di Sinner per 7-6 6-4. All’atto pratico, è il confronto tra due generazioni del tennis, quella che ha segnato un’epoca e quella che intende segnarla.
Praticamente immacolato il torneo di Sinner fino a questo momento, anche perché non solo non ha perso un set, ma non ha nemmeno mai dovuto aver bisogno di un tie-break. Nel percorso due 7-5, tre 6-4, tre 6-3, un 6-2, tre 6-1 e tre 6-0, per un totale di 35 giochi persi fino a questo momento, una media di sette a incontro in sostanza. Dal canto suo, Djokovic per i primi quattro incontri non ha perso un parziale, poi, nei quarti, ha largamente approfittato della poca capacità di Alexander Zverev di concretizzare un ottimo primo parziale. In buona sostanza, è come se fosse stato spedito in semifinale da un avversario che ha temuto la vittoria, più che volerla. Un errore fatale contro il serbo, che appena sente l’odore della possibilità di farcela ben difficilmente non è letale. A livello tattico l’importante per Sinner sarà capitalizzare nelle prime due ore di gioco, perché l’andare avanti della sera potrebbe dare qualche vantaggio in più a Djokovic.
C’è dell’Italia anche fuori dallo Chatrier, perché all’incirca in contemporanea a Musetti-Alcaraz si giocherà la semifinale di doppio femminile con impegnate Sara Errani e Jasmine Paolini, al quinto confronto in meno di un anno contro le russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider. Bilancio di 3-1 nelle sfide precedenti, tra cui è doverosamente inclusa la finale per l’oro olimpico di un anno fa (torneremo tra pochissimo sul tema cinque cerchi). Va annotato come questa sia trattabile come una specie di finale anticipata, perché chiunque vincerà avrà i favori del pronostico contro Danilina/Krunic (che hanno eliminato ai quarti Siniakova/Townsend) o Eikeri/Hozumi; di queste la più qualificata in tempi recenti nel doppio è la kazaka, anche se tutte in qualche modo hanno avuto buoni risultati, ma sporadici oppure lontani negli anni. In breve, per Sara e Jasmine quest’oggi sarà necessaria notevole concentrazione, anche se il modo in cui hanno affrontato il torneo è rimarchevole, senza set persi e con una determinazione che di fatto fa da prosieguo di quanto visto al Foro Italico di Roma.
Olimpiadi, si diceva. Quest’oggi il trend è di quelli particolarmente curiosi, perché nelle semifinali maschili ci sono tutti e tre i giocatori andati sul podio a Parigi 2024: Djokovic (oro), Alcaraz (argento) e Musetti (bronzo). E il quarto è il numero 1 del mondo. Il tutto per un venerdì che l’Italia tennistica può vivere sapendo di poter sognare molto a lungo. Ci sono in gioco anche le logiche del ranking mondiale: a Sinner e Alcaraz, banalmente, qualunque risultato non cambia nulla, per Djokovic e Musetti invece sì. Sono in ballo il numero 4 e il numero 5 del ranking mondiale, in buona sostanza, per quanto questo importi il giusto ai protagonisti. Perché, quando c’è uno Slam di mezzo, è quello che si punta.