Roland Garros
Roland Garros 2025: Jannik Sinner, ora è test Lehecka. Cobolli, con Zverev si può fare
Mentre è prossimo ad andare in archivio il quinto giorno di Roland Garros, non proprio privo di eventi a caratterizzarlo, c’è da rimarcare come il secondo Slam dell’anno abbia lasciato Jannik Sinner ancora in fase di sostanziale rodaggio, al netto del fatto che quello di oggi si è rivelato un pomeriggio estremamente particolare e difficilmente inquadrabile sotto molti aspetti.
Impossibile, del resto, rimanere indifferenti rispetto al quadro più grande di scena sul Court Philippe Chatrier, quello relativo a Richard Gasquet e all’addio al tennis dopo 25 anni di servizio tra i professionisti e una carriera che forse ha avuto meno di quanto promesso, ma che lo ha comunque visto arrivare in top ten, in tre finali 1000 e tre semifinali Slam. Contro il quasi trentanovenne di Béziers Sinner ha scelto di non inserire sempre le marce più alte, e pur in questa modalità ha concesso appena sette giochi. Troppa la differenza sotto tanti punti di vista: resistenza, gioco, pesantezza dei colpi. Quando ha accelerato, Jannik ha semplicemente mostrato perché è il numero 1 del mondo.
Il prossimo test per lui sarà senz’altro più probante di larga parte dei precedenti due (visto che, comunque, va rimarcato il valore del recupero nel terzo set contro Rinderknech. Il ceco Jiri Lehecka è riuscito a togliere dal torneo lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina e sarà così il terzo avversario di Sinner. C’è anche un particolare filo rosso che lega i due, dal momento che il classe 2001 di Mlada Boleslav è stato il primo giocatore con il quale Jannik si è allenato al Foro Italico una volta finita la squalifica. Ad ogni modo, rimane il fatto che, nei precedenti, il numero 1 al mondo è avanti 2-0 (o 3-0 volendo considerare Ostrava nel 2019 a livello Challenger), e in quelle occasioni, sul veloce, la chiave di lettura è sempre stata legata all’anticipo delle intenzioni di Lehecka.
Importano anche i fatti visti nel resto del tabellone di Sinner: Arthur Fils ha rischiato tantissimo (e resta da vedere come starà) con lo spagnolo Jaume Munar, il che va a tutto vantaggio di un Andrey Rublev in condizione migliorata negli ultimi tempi. Da tenere d’occhio lo spicchio inferiore, nel quale la giornata delle rimonte al quinto set ha tolto di mezzo sia de Minaur che Mensik, con Bublik pronto a recitare da variabile impazzita. Una situazione che, se già al numero 1 mondiale prima piaceva, ora convince ancora di più: con Rublev di solito trova la quadra, Fils sta lasciando più di qualche dubbio e l’eventuale quarto potrebbe essere in ogni caso meno temibile della sequenza terzo turno-ottavi.
Non di solo Sinner s’è vissuto in casa Italia: attenzione l’ha ricevuta anche il derby, giocato decisamente a viso aperto, tra Flavio Cobolli e Matteo Arnaldi. Va detto: il romano (nato a Firenze) avrebbe potuto chiudere tutto in tre set, invece c’è stato un altro scatto di orgoglio del sanremese, che però non ha portato alla stessa conclusione vista con Auger-Aliassime. Stavolta superiore la capacità di controllare la situazione da parte di Cobolli, che si è rapidamente riavuto dal terzo set perso e ha chiuso in quattro, continuando così un periodo molto positivo: è alla settima partita vinta di fila. Ora Alexander Zverev: con il tedesco non ci sono precedenti, ma se c’è un momento nel quale Flavio può cercare di togliere certezze al suo avversario è proprio questo, nella prima settimana, in cui storicamente il nativo di Amburgo ha più di un problema (e oggi, difatti, contro l’olandese Jesper de Jong è partito piano prima di sbloccarsi). Non è l’occasione della carriera, perché ne avrà tante altre, ma il momento in cui può far vedere cos’è la sua solidità e il suo gioco che di fisico ha parecchio sì. Certo, Zverev qui difende la finale, ha giocato i suoi migliori match ed è un osso durissimo perché trova risorse infinite da chissà dove, ma Cobolli da Amburgo sembra aver davvero innestato un’altra marcia.
In chiusura, Elisabetta Cocciaretto con la sua giornata che non è andata troppo bene, vista l’eliminazione con la russa Ekaterina Alexandrova e, come dichiarato poi in sala stampa, i tanti problemi di natura fisica che da un anno l’hanno condizionata e continuano tuttora a condizionarla. Legati tutti i fatti, è dalla stagione su erba 2024 che non è mai più tornata finora neanche a tre quarti del livello mostrato in quella fase, in cui pareva davvero prossima a diventare la vice-Paolini (a proposito, le è stata donata di nuovo la platea del Court Philippe Chatrier: una testimonianza della stima di cui ormai gode Jasmine a livello internazionale). L’augurio è di ritrovarla, senza ovviamente fretta, ai livelli che le competono, perché il tennis ce l’ha avuto e lo ha fin da ben prima del 2020, quando si è affacciata a questi mondi.