Atletica

Federica Curiazzi: “Le nuove distanze stanno togliendo linfa alla marcia. Forse doveva rimanere solo la 35 km”

Roberto Santangelo

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Federica Curiazzi / FIDAL Colombo

Federica Curiazzi, reduce da dei buoni piazzamenti, sia individuale che del team, agli Europei di marcia a squadre, ha tracciato un bilancio della manifestazione, ha parlato dei prossimi Mondiali, ed ha commentato le nuove distanza proposte e la maturità agonistica raggiunta ai microfoni di OA Sport durante il Trofeo ‘Ugo Frigerio’ a Bovisio-Masciago (MB).

L’analisi degli Europei a squadre: “Sicuramente a squadre è stata una delle trasferte migliori degli ultimi anni, Massimo Stano oltre a vincere ha stampato questo record del mondo, la squadra maschile e quella femminile della 35 km, dove competevamo io e Massimo, hanno vinto entrambe, per cui siamo veramente soddisfatti a livello di squadra. A livello individuale sono arrivata quinta e devo dire che due anni fa per il quarto posto che avevo registrato avevo fatto addirittura 4 minuti in più, per cui devo dire che il livello si è veramente alzato. Avrei voluto limare ancora un po’ il personale per, diciamo, staccare il biglietto certo per Tokyo, così non è stato, perché ho avuto un avvio di gara molto veloce, poi ho subito un po’ nella parte centrale per poi riprendermi alla fine. Ho portato punti importanti perché ero la terza italiana per cui un bicchiere tre quarti pieno, ci vedremo al Trofeo Frigerio, poi per il resto della stagione vediamo ancora cosa c’è da fare“.

La maturità agonistica raggiunta dopo i 30 anni: “C’è da dire che l’endurance è più longevo rispetto ad altre specialità, per cui noi della marcia, ma immagino anche i maratoneti, sia donne che uomini, siamo più longevi in generale, poi sono sicura che questo non è un discorso solo degli italiani, ma degli europei, perché probabilmente, mi vien da pensare agli africani nel fondo prolungato, oppure anche ai cinesi, iniziano da prestissimo a fare delle selezioni molto molto difficili per essere selezionati all’interno della propria Nazionale, invece noi forse siamo meno, abbiamo uno stile di vita un po’ diverso, anche atleticamente veniamo forse meno spremuti da piccoli, perché lo facciamo in modo promozionale, e poi secondo me è cambiato tanto negli ultimi anni, perché prima soprattutto le donne si fermavano prima, oggi abbiamo avuto fantastici esempi di mamme che poi sono tornate, hanno continuato a fare una carriera atletica di altissimo livello, olimpica, per cui l’esempio fa tanto, c’è qualcuno che sfonda il soffitto di cristallo e un po’ anche lo stile di vita sicuramente“.

Sui prossimi Mondiali: “In verità io il tempo limite ce l’ho, ho fatto il minimo per i Mondiali alla prima uscita dell’anno ai Campionati Italiani, dove mi sono laureata campionessa italiana, però attualmente, se prima era il secondo tempo delle italiane, nel frattempo Antonella Palmisano ha fatto il suo esordio alla 35 km con un tempo strepitoso, che è record italiano, e Nicole Colombi, che era dietro di me in graduatoria nazionale, è passata davanti con un balzo di 6 minuti, per cui attualmente non sono più nelle prime tre, ma sono quarta, per cui immagino che dovrò giocarmi un po’ anche sulla 20 km e sulla 35 km questo pass“.

L’introduzione delle nuove distanze, la 42 km e la 21 km, con quest’ultima che specialità olimpica: “Il problema vero è proprio quello, io sarei stata disposta a qualsiasi cambio, soprattutto perché la 42 km si avvicina molto di più alla 50 km rispetto alla 35 km, quindi probabilmente darà spazio a quelli che erano un po’ i cinquantisti puri, se ci fossero state due distanze alle Olimpiadi, per cui il gioco sarebbe veramente valso la candela. Il problema è che invece non sarà così e questi cambi stanno sempre invece togliendo spazio, linfa vitale, alla marcia invece che darla. Ovviamente la 20 km e la 50 km sarebbero state l’ideale, perché la storia è partita da lì, la 50 km è addirittura più antica rispetto alla 20 km, come storia della marcia abbiamo fior fior di campioni olimpici, già da Ugo Frigerio, infatti. Io ho avuto un periodo di stop e ho ricominciato proprio grazie alla 50 km, perché era anche questa sfida di finire una cosa che prima le donne tra l’altro non potevano fare, per cui c’è da dire che attraverso il percorso della 50 km anche noi donne abbiamo potuto ambire ad avere due distanze. La 35 km secondo me poteva essere una buonissima distanza di mezzo, perché abbiamo visto che vanno fortissimo anche i ventisti e le ventiste, vedi Massimo Stano, vedi Antonella Palmisano, vedi la spagnola Maria Perez, per cui poteva essere secondo me, in caso di distanza unica, effettivamente la distanza unica da scegliere. Non sarà così, vediamo il prossimo anno e speriamo bene“.

L’INTERVISTA COMPLETA A FEDERICA CURIAZZI

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