Tennis
Simone Vagnozzi: “Jannik Sinner può ancora migliorare. Più forte di Alcaraz? Lo scopriremo…”
Simone Vagnozzi ne ha parlato in un’intervista concessa al Venerdì di Repubblica cosa abbia voluto significare questo periodo di lontananza per lui e chiaramente per Jannik Sinner. La vicenda “Clostebol” ha condizionato lungamente il percorso del n.1 del mondo che, nonostante una perdurante spada di Damocle sulla testa, è stato in grado di conquistare grandi risultati.
E quindi, a fronte dei tre mesi di sospensione in conseguenza dell’accordo tra i legali di Jannik e la WADA, ci si è dovuti adattare alla situazione: “Il tennis è una metafora della vita. Richiede capacità di adattamento in circostanze sempre nuove. Palline, superfici, continenti diversi. Noi non potevamo fare altro che accettare quello che sarebbe arrivato, cercando di tirar fuori il meglio da questo stop“, ha dichiarato Vagnozzi.
“La notizia della positività era stata uno shock. Dopo aver ricostruito ciò che è accaduto ho detto a Jannik che dovevamo andare in giro a testa alta. Non aveva fatto nulla di sbagliato, chi ha letto i documenti lo sa. Non auguro a nessuno di vivere una situazione del genere“, ha sottolineato il coach italiano.
E ora si pensa a ripartire: “Stiamo bene. Staccarci dal tennis per un po’ di settimane non ci ha fatto male. Il circuito è una giostra che continua ad andare, ci sono poche pause. Quando sei in cima ti viene richiesto il 100 per cento ogni settimana. Noi viviamo insieme 24 ore al giorno in certi periodo dell’anno, è normale instaurare un rapporto che va oltre la professione. Ma serve equilibrio, è fondamentale non diventare troppo amici, perché l’amicizia impedisce di prendere decisioni importanti, ma necessarie. È un compromesso dove non può prevalere l’aspetto tecnico, serve empatia. Siamo persone“.
Sinner ha parlato spesso di miglioramenti da apportare al suo tennis: “Sono dettagli. Può lavorare ancora su alcune variazioni sulla terra e diventare più sicuro quando scende a rete. Di lui apprezzo che non si prende mai troppo sul serio, non si sente speciale. Insomma, non se la tira“.
Tiene banco la sfida contro Carlos Alcaraz (n.2 del mondo), in evidenza in questa parte di stagione. Chi si chiede chi sia dunque il più forte: “Lo scopriremo quando la loro carriera sarà finita e faremo il conto dei titoli vinti. Sono giocatori straordinari, ma dipende dalla superficie, dal clima della giornata, dall’orario in cui scendono in campo”. E su quello che accadrà dopo l’addio di Darren Cahill: “Dobbiamo ancora parlarne. Siamo tranquilli, arriverà. Dovrà essere una persona che sappia cosa vuol dire essere numero uno del mondo e che goda della stima di Jannik“.