Tennis
Sandro Donati tutela Sinner: “Wada in imbarazzo e minata da scandali: rischiavano il tribunale vero”
La squalifica di tre mesi che Jannik Sinner dovrà scontare ha generato numerose reazioni e tra quelle di maggiore rilievo figura quella rilasciata da Sandro Donati all’agenzia di stampa LaPresse. Una delle figure storiche nella lotta contro il doping e in passato allenatore di Alex Schwazer non si è nascosto dietro a troppi giri di parole: “Io avevo previsto che la Wada avrebbe abbaiato per poi trovare una soluzione per non mettersi in guai ulteriori“.
Il numero 1 del mondo dovrà rimanere fermo fino al prossimo 4 maggio e dunque sarà costretto a saltare cinque tornei già pianificati da tempo, tra cui i Masters 1000 di Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid (i primi due sul cemento, gli altri due sulla terra rossa). Il fuoriclasse altoatesino tornerà in scena agli Internazionali d’Italia, che scatteranno il prossimo 7 maggio sulla terra rossa di Roma e dove sarà accolto dal proprio pubblico.
Sandro Donati si è soffermato sulla complessa situazione in cui si è trovata l’Agenzia Mondiale Antidoping: “La Wada era in grande imbarazzo, in una situazione contraddittoria e molto esposta perché per la stessa sostanza, per quantitativi irrilevanti di Clostebol, sono stati squalificati tanti atleti. È chiaro che da una parte c’erano queste persone squalificate anche per più di due anni dall’altra un tennista forte e potente dal punto di vista mediatico come Sinner che giustamente ha difeso la propria posizione perché ai fini del doping era irrilevante“.
D’altronde è innegabile che il momento che sta attraversando l’organizzazione internazionale si particolarmente complesso e che in questa specifica situazione abbia voluto mostrare i muscoli nei confronti di uno degli sportivi più noto al mondo: “Rischiavano di essere trascinati in una tribunale vero, non di quelli sportivi, e potevano esser guai. È una Wada minata da altri scandali, l’attacco della Navratilova è emblematico così come la posizione degli Usa che hanno ritirato i loro fondi con la motivazione per l’occhio di riguardo, a loro avviso, della Wada per i nuotatori cinesi“.
Qualche settimana fa, in un’intervista concessa al Corriere Trentino, si era espresso in questo modo: “Quel quantitativo, quella concentrazione di Clostebol per la quale è stato sollevato tutto questo polverone, è irrilevante. Loro stessi si rendono conto che questa fattispecie di negligenza va ben al di là del concetto di doping. La interpretano come vogliono e alla fine la fanno diventare proposta di squalifica. È una cosa che non sta né in cielo né in terra, tanto è vero che stanno rimettendo mano alla regolamentazione. La WADA si trova in estrema difficoltà. Se chiudono il fascicolo così, tutti quelli colpiti da questa normativa assurda possono ricorrere e trascinarli in tribunale. Se invece lo condannano, sarà lui a difendersi. Perché che fai, blocchi la carriera di un atleta e i suoi guadagni con una motivazione di questo genere? Qualsiasi tribunale li massacrerebbe”.