Tennis

La WADA ha ottenuto ciò che voleva: “Sinner non ha imbrogliato, ma era responsabile del suo staff”

Federico Rossini

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Sinner / LaPresse - Olycom

Alla fine, la squalifica è arrivata. Non lunga come si paventava, non infinita, non dannosa ai livelli che si volevano, ma è giunta. Jannik Sinner non potrà giocare fino al prossimo 4 maggio, cioè per tutta la rimanente parte dell’attuale stagione sul veloce e per la prima parte di quella sulla terra rossa.

Questo il comunicato con cui la WADA ha svelato la notizia: “L’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) conferma di aver raggiunto un accordo per la risoluzione del caso riguardante il tennista italiano Jannik Sinner, con l’atleta che ha accettato un periodo di ineleggibilità di tre mesi per una violazione delle norme antidoping, dopo essere risultato positivo al clostebol, una sostanza proibita, nel marzo 2024.

Nel mese di settembre, WADA aveva presentato un ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) nel caso del sig. Sinner, che era stato giudicato da un Tribunale Indipendente come non responsabile né negligente.

Nonostante questo ricorso, le circostanze specifiche del caso hanno portato WADA a considerare un accordo per garantire un esito equo e appropriato, conformemente all’Articolo 10.8.2 del Codice Mondiale Antidoping.

WADA accetta la spiegazione fornita dall’atleta riguardo alla causa della violazione, come indicato nella decisione di primo grado. WADA riconosce che il sig. Sinner non aveva intenzione di barare e che la sua esposizione al clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di prestazioni, avvenendo a sua insaputa a causa della negligenza di alcuni membri del suo entourage. Tuttavia, secondo il Codice e in base ai precedenti del CAS, un atleta è ritenuto responsabile della negligenza del proprio entourage. Considerando l’unicità dei fatti di questo caso, è stata ritenuta appropriata una sospensione di tre mesi. Come già affermato, WADA non ha richiesto la squalifica di alcun risultato, ad eccezione di quanto già imposto dal tribunale di primo grado. La Federazione Internazionale di Tennis e l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis, entrambe co-respondenti al ricorso di WADA presso il CAS e nessuna delle quali ha impugnato la decisione di primo grado, hanno accettato l’accordo per la risoluzione del caso.

Secondo i termini dell’accordo, il sig. Sinner sconterà il suo periodo di ineleggibilità dal 9 febbraio 2025 fino alle 23:59 del 4 maggio 2025 (inclusi quattro giorni già scontati dall’atleta durante la sospensione provvisoria). In base all’Articolo 10.14.2 del Codice, il sig. Sinner potrà riprendere ufficialmente l’attività di allenamento dal 13 aprile 2025.

Alla luce dell’accordo, WADA ha formalmente ritirato il proprio ricorso al CAS“.

Nei fatti, la squalifica era fondamentalmente l’obiettivo della WADA, così come lo era un’altra considerazione: la responsabilità sul suo staff. Un punto, questo, sul quale ha battuto molto a lungo, come si evinceva anche dalle tante dichiarazioni che si sono succedute nelle scorse settimane.

Va comunque ribadito che l’obiettivo originale della WADA era di una squalifica molto lunga, quindi sono stati anche ammorbiditi i termini in questo che rappresenta una sorta di accordo fuori dal giudizio del CAS. Certo è che rimane il fatto che, assumendo come comprensibile il fatto che si debba avere responsabilità anche per lo staff, c’è un altro discorso, e cioè quello legato al fatto che è difficile tenere sott’occhio qualsiasi cosa possibile e immaginabile. Del resto, a parlare c’è la catena degli eventi ricostruita nella sentenza originale, quella della scorsa estate.

All’atto pratico, in questo modo Sinner e il suo team limitano i danni, la WADA ottiene una squalifica che di significati ne assume tanti e la situazione, da questo momento in poi, dovrebbe puramente essere placata. Va ricordato, poi, che Jannik ha delle ottime ragioni per dire che, non ci fosse stato questo accordo, tutto si sarebbe potuto trascinare fino a fine anno: in Italia conosciamo il precedente di Sara Errani, che per la seconda sentenza di squalifica (sulla quale si potrebbero aprire almeno altri due capitoli) dovette aspettare mesi e mesi e un’interminabile serie di rinvii, con tutto quello che può significare una cosa del genere sulla psiche.

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