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Atletica, Marco Airale: “Jacobs ha fatto la scelta giusta, ma l’ambiente di Reider è molto difficile”

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Marco Airale è stato l’ospite della nuova puntata di Sprint2u, trasmissione visibile su Sport2U, web tv di OA Sport. L’allenatore piemontese ha raccontato la sua storia ed il percorso che lo ha portato oggigiorno, all’età di 33 anni, a dirigere un gruppo di lavoro che comprende dieci atleti internazionali (tra cui alcuni italiani) in vista della stagione olimpica di Parigi 2024.

Sono un coach di professione. Alleno atleti di stampo internazionale, al momento solo alcuni italiani. Una volta finito il liceo, avendo fatto una specializzazione in matematica e fisica in informatica, la strada naturale era quella di andare a fare ingegneria. In effetti la iniziai per due settimane mentre aspettavo l’esito dei test di fisioterapia. Passati quei test, decisi che la strada fisioterapica poteva essere quella che mi avrebbe permesso di stare attaccato all’atletica. Da lì cominciò questa carriera parallela all’allenare, che mi è servita per arrivare al professionismo“, dichiara il 33enne piemontese.

Io non avrei mai ipotizzato di andare via dal Piemonte. Poi vinsi una borsa di studio Erasmus durante il terzo anno di università e partii per andare in Spagna. Ebbi l’opportunità di allenarmi con questo gruppo di atleti nel quale c’erano anche dei professionisti nei salti. Dopo quei 6 mesi, decisi che la cosa migliore era spostarsi e imparare all’estero. Finita l’università, cominciai osteopatia a Madrid perché lì aveva già valenza universitaria e a me serviva un titolo universitario per avere un curriculum spendibile all’estero, non solo in Italia. Parallelamente iniziai anche ad allenare sul suolo italiano. Nel 2017 avevo la necessità di creare qualcosa di diverso e visitai una Academy francese nella periferia di Parigi, scoprendo una realtà diversa che dava servizi a 360 gradi ad atleti anche non professionisti per migliorare le loro prestazioni“, racconta Airale.

Tra il 2017 ed il 2018 iniziai questo progetto dove allenavo prettamente saltatori, oltre a qualche velocista e ostacolista. Quell’anno ai Campionati Italiani Allievi, con gli atleti della nostra Academy, eravamo riusciti a vincere il titolo di lungo, triplo e alto. Nel salto in lungo addirittura avevamo tre finalisti. Nel marzo 2019 accettai poi la chiamata di Randy Huntington per seguirlo in Cina nel ruolo di terapista per la nazionale cinese di salti e sprint. Fu la mia prima esperienza internazionale nel professionismo. Poi andai per due stagioni negli Stati Uniti a Jacksonville da assistente allenatore di Rana Reider, fino alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 in cui riuscimmo a vincere l’oro con De Grasse nei 200 metri. A quel punto decisi di tornare in Italia per creare un mio gruppo professionistico“, spiega il coach nostrano.

Su Reider, nuovo allenatore di Marcell Jacobs: “Quello di Reider è un ambiente molto difficile. Dal punto di vista tecnico è uno dei migliori al mondo per quanto riguarda lo sprint. A livello di coach però ha dei modi molto forti sia nei confronti del suo staff che degli atleti. Non condivido questo aspetto, pur sottolineando che come tecnico è uno dei migliori in circolazione. Se condivido la scelta di Jacobs? Secondo me è stata la decisione migliore. È andato probabilmente nel gruppo di velocisti più forte al mondo con un ottimo tecnico. È sicuramente in buone mani. Avrà cura di lui e penso non ci saranno problemi a riguardo“.

Sul suo attuale gruppo di lavoro: “Il mio gruppo di lavoro attuale vede 10 atleti. C’è Daryll Neita, Adam Gemili, Jeremiah Azu, poi in aggiunta abbiamo Amy Hunt, il campione olimpico di Rio 2016 nei 110 hs Omar McLeod, Britany Anderson che si sta riprendendo da un brutto infortunio. Quest’anno ci ha raggiunto inoltre Giancarla Trevisan che prepara i 400, poi abbiamo un nuovo prospetto olandese, Federico Guglielmi e Francesco Sansovini“.

Questo e tanto altro nella video intervista integrale a Marco Airale, nell’ultima puntata di Sprint2u.

VIDEO INTERVISTA MARCO AIRALE

Foto: Colombo/Fidal

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