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Leclerc è Campione del Mondo! Nel baseball, non in F1! Si chiama José, ha vinto la World Series con i Rangers

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Da poche ore c’è un Leclerc Campione del Mondo. Purtroppo per i tifosi della Ferrari non è Charles, bensì Josè. Non guida una monoposto di Formula 1, ma ha comunque a che fare (anche) con la velocità. Lancia palle da 142 grammi a 150 km/h con la sola forza dei suoi muscoli! Parliamo di baseball.

Josè Leclerc è un giocatore dei Texas Rangers, la squadra che stanotte ha vinto per la prima volta nella sua storia la Major League Baseball (MLB), ovvero l’equivalente del campionato statunitense dello sport americano per antonomasia. Chi lo conquista si fregia del titolo di “Campione del Mondo”, d’altronde la finale si chiama “World Series”.  Il Leclerc di cui si parla non proviene dal Principato di Monaco, bensì dalla Repubblica Dominicana. È un pitcher, un lanciatore. Non usa la mazza, ma solo la potenza del suo braccio.

Ha quasi 30 anni, questo Leclerc Campione del Mondo (li compirà il 19 dicembre). Gioca in MLB dal 2016, sempre nei Rangers. Il suo ruolo è quello di “relief”, ovvero di chi è chiamato in causa a partita in corso per sostituire il lanciatore partente quando è ormai esausto. I rilievi hanno un’autonomia limitata, i loro muscoli non hanno la resistenza necessaria a stare sul monte di lancio a lungo, ma sono cruciali nell’economia della squadra. Lui lo è stato nell’arco della World Series 2023, vinta dai Rangers in cinque partite contro gli Arizona Diamondbacks.

Faso: “Nel baseball italiano c’è tanto talento inespresso. Lottiamo per sopravvivere. MLB? Preferisco la Lega giapponese!”

Leclerc è stato mandato sul monte di lancio in momenti estremamente delicati. In gara-1 i Rangers erano nei guai. Arrivati al nono inning (l’ultima delle nove fasi in cui è divisa una partita di baseball) in svantaggio 3-5, sono stati in grado di pareggiare e trascinare il match agli extra inning, dove è entrato in scena il dominicano, facendo egregiamente il suo lavoro. Alfine, i Rangers l’hanno spuntata 6-5.

Poi in gara-3, alla quale si è giunti con la World Series in parità, José è stato mandato sul monte di lancio al nono inning, allo scopo di chiudere i conti in una partita estremamente tirata, nella quale i Rangers erano avanti 3-1. Mission accomplished. Infine, in gara-4, dopo sette inning i Rangers stavano comodamente vincendo 10-1, ma tra l’ottavo e il nono parziale, i Diamondbacks hanno provato a imbastire una clamorosa rimonta. Sull’11-7, il manager Bruce Bochy si è affidato al ventinovenne di Esperanza, che ha spento ogni velleità degli avversari.

Non avevano mai conquistato una World Series, i Texas Rangers, nati nel 1961 come Washington Senators e poi trasferitisi ad Arlington (sostanzialmente a Dallas) nel 1972, assumendo l’attuale denominazione. Per due volte si erano issati alla finale del campionato, nel 2010 e 2011, venendo però battuti. La sconfitta più dolorosa resta la seconda (patita sul filo di lana dai St.Louis Cardinals), ma la prima (decisamente più netta) assume un significato particolare alla luce di quanto accaduto in questi giorni.

Nel 2010 i Rangers perdono la World Series contro i San Francisco Giants, guidati da… Bruce Bochy, che successivamente trionfa con la franchigia californiana anche nel 2012 e 2014. A fine 2019, dopo qualche stagione difficile, il suo rapporto con i Giants giunge al termine. Lui, forte di tre anelli, decide di andare in pensione. Un anno fa i Rangers lo convincono a tornare sui suoi passi, a rimettersi in gioco. Un comeback il cui esito è stato eclatante.

Bochy si è affidato a Leclerc nei momenti più delicati della World Series e Josè ha risposto presente. Anche il dominicano ha una storia particolare. Fra il 2020 e il 2021 praticamente non ha giocato, il suo braccio aveva cominciato a cedere, costringendolo a sottoporsi alla famigerata “Tommy John surgery”, un’operazione grazie alla quale si sostituisce un legamento del gomito e che, per la sua delicatezza, necessita di tempi di recupero lunghissimi.

Insomma, i Rangers vincono la World Series per la prima volta in 62 anni di vita. Lo fanno con un manager richiamato in azione dopo essersi ritirato, che nei momenti decisivi si rimette nelle mani di un giocatore potenzialmente finito. È evidente come lo sport, così come la vita, può intraprendere percorsi totalmente imprevedibili, il cui esito può essere il migliore in assoluto.

Avanti ferraristi, su con il morale. Se José Leclerc si laurea Campione del Mondo con una squadra mai vincitrice in precedenza e guidata da un ex pensionato, c’è speranza anche per Charles e la Scuderia di Maranello. Non nel 2023. Questo Mondiale è andato, ma chissà cosa può riserbare il futuro. Si spera, per il Cavallino Rampante, di non dover attendere 62 anni come hanno fatto i Rangers. Nel qual caso, il Leclerc a cui affidarsi, sarebbe verosimilmente il figlio, se non il nipote, di quello attuale…

Foto: La Presse

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