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Formula 1

F1, perché gli aggiornamenti della Ferrari non funzionano? Red Bull e Mercedes superiori a Barcellona

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Leclerc

Se il buongiorno si doveva vedere dal mattino, il Gran Premio di Spagna, settimo appuntamento del Mondiale di Formula Uno 2023, ha messo in mostra un notevole “buco nell’acqua” a livello di aggiornamenti tecnici per la Ferrari. Sul tracciato del Montmelò la scuderia di Maranello ha portato una corposa serie di novità: pance, fondo, aperture sul cofano, retrotreno e dettagli assortiti, fino addirittura alla copertura degli specchietti. Non una versione 2.0, ma ci si andava vicini.

Dopo aver atteso pazientemente prima la cancellazione di Imola (la gara scelta originariamente per realizzare l’esordio degli aggiornamenti) e la gara di Monte-Carlo, il team capeggiato da Frederic Vasseur è andato “all in” nella trasferta catalana. Guardando i risultati, l’obiettivo, al momento, è stato decisamente fallito. Carlos Sainz partiva secondo nello schieramento e ha chiuso quinto (a 45.6 secondi dal dominatore Max Verstappen), mentre Charles Leclerc, che scattava dalla pit-lane per i problemi di ieri in qualifica, ha tagliato il traguardo in 11a posizione a 1:14. Una doccia fredda enorme per la Ferrari. In poche parole tutto quello che non si sarebbe mai augurata. 

Il fatto più preoccupante per la scuderia del Cavallino Rampante, addirittura, non è nemmeno la classifica finale, ma quello che si è visto in pista. Ora come ora, infatti, la Ferrari rischia di essere la quinta forza dello schieramento. Le Red Bull sono prime e imprendibili, ben oltre il concetto di “dominio”, quindi troviamo Mercedes (oggi eccellenti con le novità portate a Monte-Carlo), Aston Martin e persino le Alpine ora sembrano davanti alle Rosse. Uno scenario allarmante che si sperava venisse messo nel dimenticatoio proprio con questi nuovi aggiornamenti portati al Montmelò, una pista ideale da questo punto di vista e sulla quale tutti hanno una mole di dati amplissima.

Carlos Sainz e Charles Leclerc oggi non hanno corso, hanno letteralmente battagliato con le SF-23 dal primo all’ultimo metro. Le due vetture, per esempio, hanno provato tutte le mescole, ma nessuna delle tre ha dato risultati importanti. Come succedeva fino a Miami. Nulla è cambiato. Il monegasco, per esempio, ha preso il via con le gomme hard, ma è tornato ai box dopo solo 17 tornate, con gli avversari che, con le soft, allungavano nettamente lo stint senza patemi. Carlos Sainz, invece, quando ha montato le medie, perdeva quasi un secondo al giro dai rivali, risultando passeggero della sua vettura, mentre quando entrambi hanno usato le soft, erano più lenti dei rivali con mescole più dure. Un vero e proprio rompicapo.

Non solo, a livello di potenza si notava una monoposto che non riusciva a tenere il passo della Alpine e che, nelle curve, era in affanno. Si confidava, per esempio, che i ben noti problemi che si manifestano con il pieno di benzina potessero essere limati, ma anche in questo caso non è stato così. La SF-23 è una macchina senza capo né coda e che, per funzionare, ha bisogno di condizioni talmente complicate da trovare che siamo ai limiti dell’impossibile.

La scuderia di Maranello incrociava le dita in vista di una tappa spagnola che ridesse fiducia ad una squadra che non vede la luce in fondo al tunnel. Lo scenario sembra essersi ulteriormente complicato. La Ferrari è in mare aperto e deve, forse, già iniziare a pensare al 2024. Dopotutto, peggio di così è quasi impossibile.

Foto: LPS DPPI