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Short track, Pietro Sighel: “Il caso Arianna Fontana non ci ha condizionato. Ai Mondiali saremo all’altezza”

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Il gruppo più forte di tutto e di tutti. La Nazionale italiana di short track è uscita rinfrancata dall’ultima tappa di Coppa del Mondo a Dresda (Germania). La vittoria della staffetta mista è stata una prima volta nella storia tricolore dei pattini veloci, nello stesso tempo Pietro Sighel, da primattore nella prova a squadre con un sorpasso da “straccio di licenza” ai danni del rivale sudcoreano, è andato a prendersi anche il miglior piazzamento in carriera nel massimo circuito internazionale a livello individuale: secondo posto nei 1500 metri.

Un’annata nella quale la selezione del Bel Paese ha raccolto non poco: sei podi in Coppa del Mondo, tra cui la perla della staffetta menzionata; 1 oro, 1 argento e 3 bronzi negli Europei di Danzica, con il sigillo di Pietro Sighel nei 500 metri. Un modo anche per andare oltre il caso “Arianna Fontana”.

La querelle tra la fuoriclasse nostrana e la FISG ha tenuto e tiene tuttora banco, con la campionessa valtellinese che si è detta determinata a dimostrare quanto accaduto a suo danno, nel corso degli allenamenti con la squadra tricolore. Situazioni nelle quali Arianna, a detta sua, è stata di proposito danneggiata da alcuni compagni di Nazionale. Di tutto questo ha parlato Sighel ai microfoni di OA Sport.

Pietro, bentrovato. Di ritorno da Dresda, quali sono le sensazioni?

Le sensazioni sono chiaramente buone e, sinceramente, un weekend così ci voleva. È stata una stagione tra alti e bassi per quanto mi riguarda in cui non sempre sono riuscito a fare quello che avrei voluto, ma capita. In alcune circostanze ho commesso degli errori, in altre sono stato un po’ sfortunato. Comunque, se facciamo un bilancio allo stato attuale delle cose, posso ritenermi soddisfatto“.

E ora si vorrà chiudere la stagione nel migliore dei modi, pensando ai Mondiali di Seul (10-12 marzo)?

Certamente, i Mondiali saranno un altro grande obiettivo. Nel corso di quest’annata, come squadra, abbiamo dimostrato di essere all’altezza delle compagini più forti, per cui andremo lì con tanta voglia di fare“.

Che gruppo è quello tricolore? Una sorta di mix tra giovani rampanti, di cui lei fa parte, e di atleti di grande esperienza?

Sì, le caratteristiche sono queste. Alla fine c’è un bel rapporto tra noi nel senso che, parlando di quelli più giovani, ci conosciamo tutti da diverso tempo, avendo gareggiato nelle categorie juniores. Inoltre, ho la fortuna di avere anche mia sorella Arianna e questo chiaramente è un qualcosa di più dal punto di vista emotivo. Comunque, c’è anche un bel rapporto con i “veterani” e il legame che ci lega è solido“.

Legato a questo discorso, non volendo rompere le uova nel paniere, tiene banco il caso “Fontana”, con la campionessa che ha accusato alcuni suoi compagni di squadra e anche la Federghiaccio di non attivarsi come avrebbe voluto. Lei cosa ne pensa?

Sinceramente preferisco non commentare anche perché è una questione che riguarda Arianna e la Federazione“.

In qualche modo vi ha condizionato nell’avvicinamento alla tappa di Dresda?

No, non c’è stata alcuna influenza sulle nostre prestazioni. Del resto, i risultati ottenuti parlano chiaro. Il mio pensiero, come anche quello del resto della squadra, è stato quello di concentrarsi esclusivamente sulle questioni di gara, tutte le chiacchiere che venivano dall’esterno sono rimaste lì dove erano“.

Chiacchiere che probabilmente lei è riuscito a gestire in passato anche dovendo fare i conti con un cognome (Roberto Sighel) piuttosto importante per il pattinaggio velocità italiano?

Sì, mio padre chiaramente è stato il primo esempio da seguire, anche perché ho iniziato a pattinare da bambino, ma alla fine mi sono affidato sempre alle mie sensazioni anche dettate dalle opportunità che mi sono costruito“.

Può spiegare meglio questo concetto?

Mi sono formato dal punto di vista agonistico sia nello short track che nello speed skating, ma il processo di maturazione che richiede il pattinaggio pista lunga è diverso rispetto a quello della pista corta. In altre parole, io credo che per venir fuori nella specialità in cui mio padre Roberto ha ottenuto grandi risultati (cinque medaglie mondiali con la gemma dell’oro a Calgary 1992, ndr) serva più tempo, mentre nello short track anche in giovane età è possibile centrare degli obiettivi. Di conseguenza, i risultati ottenuti nei Mondiali juniores a Montreal nel 2019 (due bronzi nei 500 e nei 1500 metri, fndr) mi hanno convinto del percorso della pista corta“.

Magari la vedremo impegnato anche nello speed skating, del resto l’esempio di David Bosa rafforza il suo discorso no?

Assolutamente, i suoi risultati nei 500 e nei 1000 metri del pattinaggio pista lunga velocità dicono come il processo di maturazione sia diverso e più spostato avanti nel tempo, considerando la sua età (30 anni, ndr)“.

Oltre alla pratica su ghiaccio, quali altri sport ama Pietro Sighel?

Seguo il calcio, ma in quel caso è per lo più per interessi di fantacalcio (sorride). Mi piacciono molto i motori: F1 e MotoGP, anche se con il ritiro di Valentino Rossi non è più la stessa cosa secondo me. Certo, i risultati ottenuti da Bagnaia e dalla Ducati sono sotto gli occhi di tutti. Mi piace anche il tennis, anche se faccio fatica a seguirlo, perché le partite a volte durano tantissimo e non ci si sta dietro“.

Un po’ come Alcaraz-Sinner di New York dell’anno passato?

Esempio perfetto…ma comunque voglio essere informato sui risultati e osservo con attenzione anche le altre discipline invernali come lo sci alpino“.

Avrà saputo allora dell’oro di Federica Brignone nella combinata dei Mondiali di Courchevel  immagino?

“Certamente sì, è stata una prestazione eccezionale da parte sua”.

Chissà, potrebbe arrivare un qualcosa di simile anche nel suo prossimo futuro, pensando anche alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026?

Quello è l’obiettivo degli obiettivi, anche perché avere i Giochi in casa è qualcosa di molto speciale. L’impegno sarà massimo e speriamo di raccogliere i frutti di quanto seminato“.

Foto: LaPresse

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