Ciclismo

Riccardo Riccò: “Io angelo e demone. Non ho amici nel ciclismo, ma sono nel cuore dei tifosi”

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Il modenese Riccardo Riccò, modenese classe 1983 – professionista dal 2006 al 2011 – è passato dai successi a Giro e Tour all’essere radiato per doping. Da un po’ di anni Riccò ha una nuova vita: ha trovato l’amore e insieme a sua moglie Melissa ha aperto una gelateria a Vignola, in provincia di Modena: “L’attività della mia gelateria procede bene nonostante i grandi aumenti delle bollette, però teniamo duro e aspettiamo la primavera. Tra i nostri gusti consiglierei l’American Dream che non è altro che una mousse di cioccolato, con crema di arachidi e arachidi pralinati sopra“.

Il 2022 è stato l’anno di Evenepoel. Che idea ti sei fatto su Remco? 

“Remco è davvero forte, un fenomeno. Uno dei corridori più forti senza ombra di dubbio”. 

Ormai è il ciclismo dei ventenni: prevedi carriere più brevi? Esempi come Nibali o Valverde diventeranno una rarità?

“Da quello che sto vedendo sì. Quando correvo io si maturava verso i 26/27 anni, oggi invece a 22 anni i corridori sono già nel pieno della loro carriera, quindi carriere lunghe come quella di Nibali o Valverde tenderanno a scomparire”.

Cosa pensi di questo ciclismo in continua evoluzione? La Alpecin ha ingaggiato Vergallito dopo un concorso fatto gareggiando su Zwift… 

“Il ciclismo non si improvvisa. Parte dalle categorid giovanili e si cresce pian piano”.

Com’è messo il nostro ciclismo? Qual è la tua idea? 

“Per i corridori a livello economico girano molti più soldi rispetto a quando correvo io, a livello di regole però non vedo un grande miglioramento rispetto ad anni fa. Il ciclismo italiano non lo vedo bene, non abbiamo un fenomeno in grado di fare la differenza”. 

C’è qualche giovane italiano che potrebbe emergere il prossimo anno? 

“Qualcuno ci sarà sicuramente, ma per vincere un Grande Giro o una Grande Classica secondo me dobbiamo aspettare ancora qualche anno”.

A distanza di anni, secondo te come pensi che venga ricordato il Cobra di Formigine dalla gente?

“Dopo tanti anni da ex ci sono ancora molte persone che passano in gelateria a salutarmi e questo per me è motivo di orgoglio, perché vuol dire che sono entrato nel cuore dei tifosi. Vengo ricordato come l’angelo e il demone: ho sbagliato sicuramente, ma quello di anni fa era un ciclismo diverso rispetto ad oggi”. 

Nel tuo libro hai fatto tante rivelazioni scomode: questo ti ha portato ad essere emarginato da addetti ai lavori ed ex-colleghi?

“No, assolutamente. Ho descritto i miei errori senza accusare altre persone”.

Hai ancora degli amici veri nel mondo del ciclismo? 

“Amici veri non ne ho, ne ho solo uno ed è al di fuori del ciclismo. L’amicizia per me è una cosa grande, ho molte conoscenze questo sì”.

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