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Sci di fondo, Tour de Ski 2023. Le aspettative dell’Italia maschile sono elementari fra le solite certezze e speranze

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Sabato 31 dicembre scatterà la XVII edizione del Tour de Ski, destinata a concludersi l’8 gennaio con la Scalata del Cermis. Cosa aspettarsi dall’Italia maschile, il cui inizio di stagione è stato letteralmente a due facce? La risposta è di una semplicità disarmante. Ci si augura che chi ha fatto bene continui a far bene, mentre chi fino a oggi ha deluso abbia modo di riscattarsi. Elementare Watson.

Anzi, “alimentare Watson”, nel caso qualcuno abbia ancora fame di successi. Sotto questo aspetto l’ingordo Federico Pellegrino è reduce da un principio d’inverno pantagruelico. Essendo un pozzo senza fondo, la data da segnare con il circoletto rosso è proprio quella della tappa inaugurale, la sprint a skating della Val Monastero. Sarà però interessante verificare la competitività del valdostano anche nell’analoga prova in alternato del 6 gennaio, poiché la tecnica sarà la medesima nella quale saranno assegnate le medaglie iridate a Planica. Se Chicco manterrà la stessa condizione mostrata al Nord, occhio però anche alle gare di distanza con partenza in linea. Chissà non possa scapparci qualche bella sorpresa.

Storicamente Francesco De Fabiani ci ha abituati a fare fuoco e fiamme proprio durante il Tour de Ski. La riprova è data dal fatto di aver conquistato più della metà dei podi della sua carriera proprio nell’ambito di questa manifestazione (cinque su nove). Il programma delle tappe di Oberstdorf e Val di Fiemme può essere propizio per cercare uno/due ingressi nella top-three (3, 4 e 7 gennaio i giorni più “caldi”).

Sci di fondo, l’Italia maschile assume i connotati di “Due Facce”. Aitante da un lato, spaventosa dall’altro

Il resto del contingente azzurro avrà ambizioni più moderate, ma l’auspicio è di assistere a qualche prova d’orgoglio. Non tanto da parte di Simone Mocellini, attorno al quale il tema forte è rappresentato dalla curiosità relativa alle performance nelle sprint, bensì per quanto riguarda la compagine italiana sinora pervenuta a spizzichi e bocconi. Lo spazio per fare bene c’è e il terreno può essere fertile. A chi governa l’aratro il compito di lasciare il segno.

Foto: La Presse

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