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Tennis, Corrado Barazzutti: “Come si fa a lamentarsi di Sinner? Un po’ invidio Filippo Volandri”

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Idee e valutazioni. La stagione del tennis mondiale sta volgendo al termine, ma di eventi da seguire con un certo interesse ve ne sono ancora. Nel weekend assisteremo all’atto conclusivo del Masters1000 di Parigi-Bercy e delle WTA Finals, mentre nei prossimi giorni e settimane sono previste le ATP Finals di Torino e le Finali di Coppa Davis a Malaga (Spagna). Non ci si annoierà.

L’Italia del tennis va in cerca di soddisfazioni in un 2022 molto particolare: da un lato la chiara ascesa di Lorenzo Musetti; dall’altro i problemi fisici di Matteo Berrettini e di Jannik Sinner. Luci ed ombre di un’annata non facile da giudicare ed è per questo che ci siamo rivolti a una figura autorevole e storica di questo sport.

Il riferimento è a Corrado Barazzutti, ex tennista di alto livello ed ex capitano non giocatore di Coppa Davis, che ci ha fornito delle chiavi di lettura interessanti sui temi d’attualità.

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Barazzutti ci avviamo al termine del 2022 e il bilancio dell’Italia del tennis?

Direi buono. Negli Slam Jannik Sinner, soprattutto, è stato decisamente convincente ed è andato molto vicino ad andare oltre i quarti di finale dove si è fermato. Se consideriamo che ha perso poi a Wimbledon e agli US Open contro il vincitore del torneo, non si può che essere positivi“.

Tuttavia in Italia le aspettative, specie su Sinner, sono sempre molto alte e, anche per i tanti infortuni avuti, alcuni lo trovano involuto tecnicamente. È d’accordo?

Guardi in Italia non si ha molta pazienza, si vuole tutto e subito. Probabilmente ci si era illusi perché, vista la grande precocità di Jannik, alcune tappe sono state bruciate e si pensava che nel 2022 avrebbe già potuto vincere uno Slam. Onestamente, per quanto abbiamo detto, non c’è neanche andato così lontano se valutiamo contro chi ha perso a Londra e a New York. Tuttavia, parliamo di un ragazzo di 21 anni che ha già ottenuto dei risultati ragguardevoli per l’età, come ci si può lamentare? Per di più, ha anche cambiato coach e staff“.

Però gli infortuni sono stati molti e, come Berrettini, le preoccupazioni sono tante nella gestione della loro attività agonistica. Lei è di questo avviso?

No, perché io credo che questi contrattempi facciano parte del gioco quando devi affrontare sfide costanti ad alto livello. Sulla base della mia esperienza, non creerei un caso attorno ai guai fisici di Sinner e di Berrettini anche perché sono cose che possono accadere in un’annata. Certo, si dovessero ripetere, allora il discorso sarebbe diverso“.

Si riferisce a una gestione migliore dei loro staff?

Non solo, il mio pensiero va anche alla gestione personale del loro corpo e a come affrontare i vari tornei, sapendo dove giocare e quanto sia conveniente in termini di punti“.

Parlando invece di Musetti, c’è grande entusiasmo e quanto il toscano sta facendo a Parigi-Bercy ne è una dimostrazione. È sorpreso dai risultati del carrarino?

No, perché io ho sempre sostenuto che Musetti sarebbe venuto fuori. Contrariamente ad altri che hanno fatto cose straordinarie in maniera precoce, lui ha fatto i passi giusti nei tempi che ci si aspetta. Ha 20 anni e il suo talento sta emergendo. Le sue qualità, però, erano già chiare e io sono un suo grande estimatore“.

Che giocatore è Musetti?

Un tennista completo che sa fare tutto, capace di giocare a tutto campo. Con il suo tennis ha tanti modi per ottenere il punto e l’essersi creato una base solida, soprattutto con il servizio, lo aiuta. Tuttavia, come detto per Sinner, dobbiamo avere pazienza e comprendere che parliamo di un atleta giovane che si sta costruendo. Siamo fortunati ad avere questi tennisti anche in chiave Davis“.

E’ un po’ invidioso di Filippo Volandri che avrà tali giocatori a disposizione?

Un po’ sì perché davvero l’Italia è una squadra molto forte. Quando ero capitano, Sinner non l’ho mai avuto a disposizione, non volle far parte della squadra. Chissà, forse gli stavo antipatico (sorride, ndr)“.

Italia quindi che a Malaga è favorita per la vittoria?

Calma, essere forti non significa esserlo più degli altri. A Malaga sarà difficile perché le compagini rivali sono altamente qualificate. Tuttavia, se gli azzurri dovessero stare bene, io penso che si possa puntare al meglio possibile. Tanto dipenderà dalla condizione fisica“.

Foto: LaPresse