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Ciclismo, Davide Rebellin: “L’argento del 2008 lo sento mio. Ho un nuovo lavoro e sul gravel…”

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Davide Rebellin, dopo 30 stagioni da professionista, ha salutato il ciclismo al Giro del Veneto lo scorso 16 ottobre, sulle strade di casa, davanti ad amici e tifosi. Professionista dal 1992, Rebellin vanta un palmarès di prestigio: tra le altre il veneto ha vinto la Tirreno-Adriatico nel 2001, Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004, la Freccia Vallone tre volte (nel 2004, 2007 e 2009), l’Amstel Gold Race nel 2004 e la Parigi-Nizza nel 2008, per un totale complessivo di ben 61 vittorie in carriera: “La Liegi è la mia vittoria del cuore, la inseguivo sin da quando ero un bambino. È arrivata insieme alla vittoria dell’Amstel e della Freccia e quindi anche per questo ha un sapore speciale. Per me è stata una settimana storica, “santa” e le emozioni sono state tantissime“.

Quanto è stato difficile dire basta dopo una vita nel ciclismo?

“Le emozioni sono state tante, però non è stato così drastico. Negli ultimi anni ho corso molto meno e quindi mi sono adattato pian piano. Alla Veneto Classic sulle strade di casa, dove ho mosso i primi colpi di pedale, e davanti ai tifosi è stato il modo giusto per concludere la mia carriera”.

A 51 anni arrivavi ancora davanti a tanto corridori di 20-30 anni più giovani di te. Eri un corridore speciale o il livello del ciclismo italiano si è abbassato?

“Il ciclismo italiano è sempre ad un buon livello ma mancano quei nomi di riferimento, come un Paolo Bettini o Vincenzo Nibali e quindi qualcuno che riesce ad imporsi in un Grande Giro o Classica. Il livello del ciclismo si è alzato molto: per eccellere bisogna avere delle grandi doti, non è semplicissimo. Ci sono dei giovani italiani che possono crescere e magari emergere tra qualche anno”.

Pechino 2008 e quell’argento che ti è stato tolto. La giustizia ordinaria però ti ha dato ragione. Cosa ti rimane, a distanza di anni, di quella brutta esperienza?

“La giustizia ordinaria mi ha dato ragione, ma la medaglia non ce l’ho anche se la sento mia. Potrei riaverla ma al momento sono spese economiche che non mi sento di sostenere. Questa vicenda ha segnato un po’ la mia carriera, perché non sono stati solo due anni di squalifica, ma una volta rientrato ho fatto fatica a trovare squadra. Ho dovuto ricominciare da squadre più piccole, poi è arrivata la CCC che mi ha dato fiducia e mi ha portato ancora una volta in gruppo. La mia carriera è stata quindi compromessa. Io ho continuato a correre con la speranza di poter tornare in un grande team con il sogno di correre ancora una volta qualche Grande Classica, ma così non è stato. Sono felice però di aver chiuso con la Work Service alla Veneto Classic”.

Come venivi visto in gruppo dai più giovani negli ultimi anni della tua carriera?

“Mi è sembrato che i giovani avessero molta ammirazione nei miei confronti. Più volte mi hanno detto che era bello correre al mio fianco e che si sono appassionati al ciclismo anche grazie a quello che sono riuscito a fare.  Per me è stata una gran bella soddisfazione”. 

Quali corridori italiani pensi che siano adatti per le Classiche? E per le corse a tappe?

“Mi piace Filippo Zana per le Classiche, come atleta ha dimostrato delle belle cose e secondo me può ancora maturare.  un ragazzo abbastanza completo. Per le corse a tappe invece non saprei sinceramente, al momento non vedo un nome che possa competere per un podio in un Grande Giro”.

Come sono state queste prime settimane da ex-corridore?

“Sinceramente è cambiato poco. Vado in bici quasi tutti i giorni, uso un po’ di più la gravel che mi diverte di più e cambio un po’ di percorsi. Mi sembra di vivere la classica pausa invernale, per il momento non me ne sto accorgendo. Probabilmente me ne renderò conto quando comincerà la prossima stagione”.

Quali sono i tuoi progetti futuri? 

“Sto collaborando con Dynatek dove sono sia testimonial che socio di quest’azienda di biciclette. Quindi lavorerò al loro fianco, sperimentando anche il mondo gravel che è un modo diverso di concepire la bici e mi piace molto. Ho corso sia il Campionato Italiano gravel che il Mondiale e sono state delle belle esperienze. È un altro modo di pedalare, con dietro una vena turistica: pedalare in compagnia in mezzo alla natura. Il prossimo anno quindi mi piacerebbe creare un Team insieme a Dynatek per poter partecipare a questi eventi e fare anche la guida turistica per far scoprire agli appassionati vari percorsi in totale serenità”.

Foto: LivePhotoSport

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