Formula 1

F1, Ferrari e la grande paura che il trend di decrescita possa proseguire anche nel 2023

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Ferrari ha cominciato il 2022 in maniera scintillante, tanto da essere la potenza egemone nei primi 3 GP. La situazione è cambiata non appena Red Bull ha effettuato la “cura dimagrante primaverile” alla propria RB18, dopo la quale la F1-75 ha comunque saputo tenere testa alla controparte di Milton Keynes. È però innegabile come, se ci sia stato anche un leggero cambiamento dei valori in campo, abbia sempre detto male alla Scuderia di Maranello. Per esempio sul piano dell’affidabilità, tramutatasi da punto di forza agli albori dell’annata agonistica a tallone d’Achille nel cuore della stessa. Inoltre le gare in cui le Rosse hanno sofferto sul piano prestazionale sono concentrate soprattutto dopo il giro di boa della stagione.

Non a caso, da favorito per vincere il Mondiale, il Cavallino Rampante si è trovato prima in bagarre nel confronto con il Toro Energetico, vedendosi poi declassato a sfidante sino a diventare addirittura poco più di uno sparring partner. Al contempo, le Frecce d’Argento sono passate dall’essere assolutamente innocue a rappresentare delle avversarie concrete con cui fare i conti. Insomma, al di là di quello che può essere stato l’esito di Zandvoort, il quadro ad ampio raggio non è dei più incoraggianti. Si intravede una tendenza negativa, perché fatte salve fluttuazioni endemiche dovute alle caratteristiche dei tracciati, per Ferrari gli equilibri si sono progressivamente spostati in maniera sfavorevole sia rispetto a Red Bull che a Mercedes.

Nessuno ha la sfera di cristallo per scardinare i vincoli del tempo e sciogliere l’incognita relativa al futuro. Cionondimeno inizia a farsi strada un dubbio piuttosto sgradevole, soprattutto ora che la Scuderia di Maranello è in affanno nella corsa all’Iride 2022 e ripone ormai gran parte delle speranze sul 2023. Però chi garantisce di vedere le Rosse competitive per il titolo dell’anno prossimo? Nessuno. Anzi, non bisogna dimenticare una dinamica cruciale in merito alla progettazione delle monoposto attualmente in pista.

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Mercedes e Red Bull non hanno potuto concentrarsi quanto Ferrari sulla creazione della prima vettura a effetto suolo del XXI secolo. Nel 2021, Frecce d’Argento e Drink Team erano infatti ingaggiati in un furibondo corpo a corpo per la conquista del Mondiale, dovendo pertanto utilizzare parte delle proprie risorse (economiche e intellettuali) nel portare al limite dello sviluppo la W12 e la RB16B. Il Cavallino Rampante, invece, ha potuto trattare la SF21 come un modello di transizione, focalizzandosi maggiormente sul progetto successivo. Non a caso, la F1-75 è uscita dalla fabbrica molto meglio sia della RB18 che, soprattutto, della W13. Eppure sappiamo bene come sta evolvendo la stagione 2022. Se ci fosse un grafico prestazionale, vedremmo come i progressi ferraristi siano inferiori rispetto a quelli delle due avversarie dirette.

Proprio per questo si genera una paura in ottica 2023. Il Reparto Corse non avrà più il vantaggio organizzativo e progettuale avuto in vista del 2022. Dunque, se le premesse del 2021 hanno generato quanto stiamo vedendo, il rischio è che nel 2023 Ferrari possa vedersi relegata al ruolo di terza forza.

Solo una lettura pessimista della situazione, pronta a essere spazzata via nel momento in cui il prossimo progetto diventerà concretamente realtà, calcando per la prima volta l’asfalto? Oppure un’inquietante previsione destinata ad avverarsi? Vedremo. Nei prossimi mesi si capirà chi, tra Nostradamus e Cassandra, ha avuto questa visione.

Foto: La Presse

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