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Basket: la parabola di Gianmarco Pozzecco. Dal doppio tecnico alla sua Italia che reagisce ed elimina la Serbia

Federico Rossini

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4’43” alla fine del terzo quarto, situazione ancora piuttosto incerta sul 57-61 Serbia. L’Italia, nonostante il pronostico a sfavore, nonostante un’altra grande performance di Nikola Jokic, è lì, attaccata a una partita che sembrava girare molto male all’inizio. Improvvisamente, arriva un fallo tecnico. Ne sono già stati fischiati altri tre agli azzurri: uno a Gianmarco Pozzecco, uno alla panchina e uno ad Achille Polonara anche piuttosto rivedibile. Questo, però, diventa importante: è il secondo contro il coach azzurro, che vuol dire automaticamente espulsione.

Di lì, Pozzecco procede ad abbracciare chiunque si trovi sulla panchina, come a esprimere gratitudine. Lui si è agitato per tutto il tempo, non ha mollato mai un attimo, neanche quando si sono visti, oltre ai canestri serbi, dei fischi quantomeno rivedibili (ma il problema qui è più ampio e generale, come hanno già insegnato Turchia e Lituania). Ha cercato di infondere fiducia nell’Italia, fiducia nel fatto che quella serba fosse una missione possibile, nonostante la contemporanea presenza degli MVP di NBA (Jokic) e di Eurolega (Vasilije Micic).

Al suo posto, ad entrare è stato Edoardo Casalone. E qui occorre recuperare un dato di cui si è ricordato, nel dopopartita, uno che per la coppia Pozzecco-Casalone ha giocato ai tempi della Dinamo Sassari: Miro Bilan. Il centro croato, infatti, ha estratto dalla memoria un bilancio su Twitter: “Durante le mie due stagioni a Sassari, Poz è stato espulso per 8 volte ed Edo (Casalone) è diventato head coach durante la partita. Il suo record? 8-0“.

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Una situazione molto collaudata, in sostanza. E, in effetti, quella che ha trasmesso Casalone è stata la stessa energia, incanalata in modo diverso, già vista con il Poz per i primi 25 minuti. La squadra, come rafforzata da quegli abbracci del suo capo allenatore, è andata compattandosi e ha tirato fuori quella che, ad oggi, è la performance più spettacolare di tutta la rassegna, più ancora del momento della rimonta con la Grecia al Forum di Assago.

E alla fine cos’ha fatto quest’Italia così bella? Si è stretta tutta attorno al suo allenatore. Tutti con lui, Gianmarco Pozzecco. A testimonianza di molte cose. La prima: il fallo tecnico ha svolto la sua ulteriore funzione, quella di carica per la squadra. La seconda: c’è una totale unione d’intenti tra colui che siede sulla panchina e coloro che vanno in campo, perché l’uomo che fa da guida è anche colui che in campo c’è stato, lo ha fatto anche da stella delle squadre in cui è stato e conosce bene le dinamiche interne. La terza: quest’Italia è formata da uomini non solo di talento, ma anche di intelligenza cestistica. Circolazione, tiri aperti, difese attente. Il senso del basket, quello che a volte non si vede dalle statistiche.

Non siamo in un film, ma siamo nella realtà. Quella in cui l’Italia vola ai quarti di finale, in cui trascorrerà altri tre giorni a Berlino, in cui affronterà la Francia. Lo stesso confronto dei quarti alle Olimpiadi, che ha rischiato di non essere tale in virtù di una partita stranissima, quasi giocata a perdere tra le due squadre, con la Turchia. Moltissimi membri dell’una e dell’altra squadra a Tokyo già c’erano. Un teatro inatteso, ma bello, per la nuova rappresentazione di un’Italia che per la quarta volta di fila approda a questo punto degli Europei.

Foto: fiba.basketball

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