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Biathlon, ad Anterselva “Il ritorno della Regina” Dorothea Wierer. In crisi Lisa Vittozzi, da astro nascente a meteora?

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La tappa di Coppa del Mondo di Anterselva è andata in archivio e, con essa, il biathlon ha concluso il percorso di primo livello antecedente ai Giochi olimpici di Pechino. L’appuntamento disputatosi nel weekend è stato peraltro quello di casa per l’Italia, che ambiva a raccogliere risultati pesanti soprattutto in campo femminile, in quanto le gare altoatesine sono state disertate da tre delle prime quattro della classifica generale.

Ebbene, occasione sfruttata a meraviglia, perché Dorothea Wierer ha conquistato la prima vittoria stagionale, spezzando peraltro un digiuno che durava da ben 422 giorni, ovvero dal 28 novembre 2020, quando si impose nell’individuale di Kontiolahti. D’accordo, bisogna mettere tutto nel giusto contesto, perché senza Røiseland e le sorelle Öberg, ovvero le migliori del lotto sugli sci, cambiano tante dinamiche, soprattutto in una mass start. Però il successo rimane, ed è la conferma di come la trentunenne altoatesina sarà tra le candidate alle medaglie in ogni gara di Pechino 2022. Da settimane su queste pagine si invitava ad avere pazienza e fiducia, perché c’erano pochi dubbi in merito al fatto che la veterana di Rasun-Antholz sarebbe tornata dove le compete in tempo per la manifestazione a Cinque cerchi. L’appuntamento con la storia, del biathlon e dello sport italiano, è concentrato dal 5 al 19 febbraio. Dorothea risponderà presente, giocando la sua partita al meglio delle proprie possibilità.

Se le quotazioni di Wierer si impennano, quelle di Lisa Vittozzi colano a picco. La situazione è talmente inquietante da aver ormai trasceso i confini italiani, diventando di portata globale. Si è cominciato a parlarne anche in Norvegia e in Francia. Il dato spaventoso è rappresentato dal fatto che il tracollo è iniziato subito dopo l’inseguimento di Le Grand Bornand, dove la veneta di scuola friulana aveva concluso quinta, sfiorando il podio e dando l’impressione di essere sulla giusta strada per tornare al vertice. Invece, da quel “cinque” nel primo poligono della mass start transalpina, la sappadina è stata vittima di un collasso. Non si può definire altrimenti quanto accaduto a gennaio, durante il quale, nelle gare individuali, Vittozzi ha colpito 9 bersagli a terra su 30. In altre parole, tra Oberhof, Ruhpolding e Anterselva, la precisione a terra nelle gare individuali è stata pari al 30%.

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Bisognerebbe chiedersi come sia stato possibile che chi, non più tardi di tre anni fa, era un autentico astro nascente, arrivi alla vigilia dei Giochi olimpici di Pechino in queste condizioni. La tendenza era evidente da tempo, ma ora abbiamo raggiunto l’acme di una vera e propria crisi.

La domanda più immediata da porsi, però, è un’altra, ovvero come aiutare Lisa, perché non si può andare avanti così. Non si può tollerare il fatto che un astro nascente si sia tramutato in una meteora, senza neppure provare a porre rimedio a una situazione umanamente drammatica. La realtà dei fatti va detta per quella che è. Fare gli struzzi e indorare la pillola, oppure usare giri di parole, per comodità o piaggeria, sarebbe ipocrita. Qui siamo di fronte a una ragazza in crisi, che addirittura rinuncia a sparare l’ultimo colpo dopo aver mancato quattro bersagli e che, due giorni dopo, ancora una volta non riesce a mandare a segno neppure un proiettile. Le qualità non possono essere evaporate, ma per qualche ragione, quando Lisa si sdraia a sparare viene sbranata da mostri usciti da chissà dove. Non è una questione sportiva, qui andiamo oltre. È una questione umana. Se si vuole bene a Lisa Vittozzi, bisogna fare in modo di aiutarla a trovare l’antro di questi demoni per affrontarli e domarli. Qui, se non si reagisce, si rischia di perdere per sempre uno dei più grandi talenti espressi dall’Italia del biathlon.

Voltando pagina, viene il dubbio che la staffetta femminile abbia seguito un copione scritto da Quentin Tarantino, perché nella gara di sabato Federica Sanfilippo ha reinterpretato a modo suo la scena di Kill Bill in cui Uma Thurman si libera a mani nude dalla bara in cui altri l’hanno collocata, riemergendo dalla tomba dove era stata volontariamente seppellita viva. La trentunenne della Val Ridanna ha fornito l’ennesima riprova di essere ancora in grado di dire la propria anche quando più conta, soprattutto se ragioniamo nell’ottica delle prove a squadre. La più bella soddisfazione personale dell’inverno, che rappresenta anche una tonitruante pernacchia a chi l’aveva frettolosamente data per finita. Samuela Comola ha invece ribadito come la sua dimensione sia diventata quella di atleta di Coppa del Mondo. La ventitreenne valdostana è tornata a sfiorare la zona punti, confermando di essere tra le quattro azzurre più forti del momento e di poter avere ambizioni più elevate della semplice partecipazione nel massimo circuito. L’obiettivo dell’ingresso tra le prime quaranta non le è assolutamente precluso.

Nel settore maschile è complessivamente stato raccolto meno di quanto si sperasse, ma non per questo bisogna strapparsi i capelli. Lukas Hofer ha confermato il trend ascendente messo in mostra a Ruhpolding. Si tratta di un viatico incoraggiante in vista dei Giochi olimpici, dove potrà verosimilmente ricoprire il ruolo di outsider nella corsa alle medaglie in ognuna delle quattro gare individuali. Se davvero fosse così, il trentaduenne altoatesino riuscirebbe comunque a raggiungere il grande appuntamento stagionale nella posizione più consona al suo reale potenziale, nonostante l’infortunio alla spalla di cui è stato vittima durante l’autunno.

Thomas Bormolini è incappato in un mezzo passo falso, commettendo qualche errore di troppo al poligono rispetto agli standard dell’inverno corrente. Comunque sia, il trentenne lombardo non è certo sprofondato e una lieve flessione dopo un mese disputato ad alto livello non va considerata preoccupante, poiché può essere endemica. Ora ci sono un paio di settimane per rifiatare e presentarsi tirati a lucido in Cina. Al riguardo, la speranza è che anche Dominik Windisch possa raggiungere i campi di gara di Zhangjiakou al meglio delle sue potenzialità. Inguardabile nell’individuale di giovedì, l’enfant du pays si è prontamente riscattato nella staffetta, dove ha disputato una frazione molto solida. La tappa di Anterselva è la sintesi perfetta di tutta la sua carriera. Lui è una sorta di slot machine. Se tiri la leva, spesso e volentieri incappi in un nulla di fatto. Però, se tutto si allinea nel verso giusto, ecco arrivare il jackpot. In gare dove contano solo le medaglie e arrivare quarti o settantesimi è la stessa cosa, uno così te lo giochi sempre.

Sui classe 2000 c’è poco da dire. Le percentuali di Tommaso Giacomel sono da sempre queste. L’obiettivo a lungo termine può e deve essere quello di innalzare la precisione, ma non è un lavoro da svolgere durante l’inverno, bensì nella off-season, con calma e pazienza. Per ora si può solo sperare che il nero diventi bianco quante più volte possibile, riducendo al minimo le penalità. Dal canto suo Didier Bionaz a gennaio si è stabilizzato in un range di classifica che va dal 35° al 50° posto. Niente di esaltante, ma al contempo un indiscusso progresso rispetto all’inquietante mese di dicembre. Chissà non possa esseri un altro passo in avanti tra oggi e l’8 febbraio.

Foto: La Presse

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