Sci di fondo

Sci di fondo, Italia maschile impalpabile. I due big partono in sordina, il resto del movimento è narcotizzato

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La parte iniziale della Coppa del Mondo di sci di fondo è ormai passata agli archivi. Si sono disputate ben 8 gare individuali, pertanto è possibile tracciare un primo bilancio della squadra italiana maschile che, come ben noto, ha vissuto la singolare dinamica di vedere i propri atleti di punta, Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani, prepararsi in compagnia dei russi seguiti dal tecnico tedesco Marcus Cramer.

Ebbene, c’è poco da stare allegri. Vero che Pellegrino è salito sul podio a Dresda, ma alla luce del calendario il suo bilancio resta deficitario. Con quattro sprint già andate in archivio, di cui tre a skating, entrare in finale una volta sola, peraltro nel contesto meno qualificato in assoluto (sia per campo partenti che per caratteristiche del tracciato), non può certo essere considerato soddisfacente. Come se non bastasse, il trentunenne valdostano si è dovuto inchinare al norvegese Håvard Solås Taugbøl, che fino allo scorso inverno in passo pattinato prendeva la targa dell’azzurro.

Se dovessimo far parlare i risultati, dovremmo utilizzare il vocabolo “scoraggiante”. Cionondimeno, bisogna ricordarsi come l’età non sia più dalla parte di Pellegrino, ormai uno degli specialisti delle prove veloci più anziani in pista. Dunque per lui non è più possibile partecipare a tutti i balli, ma deve giocoforza selezionare i più esclusivi, anche perché può permetterselo. Se l’obiettivo è quello di carburare progressivamente verso i Giochi olimpici di Pechino, allora una partenza più lenta delle abitudini potrebbe far parte del gioco. L’8 febbraio sarà il “giorno della verità”, fino a quel momento si può fare Atto di Fede in merito alla sua competitività.

Riguardo De Fabiani, invece, non c’è granché da dire. Sinora il suo inverno è stato completamente anonimo e non si nota alcun cambiamento rispetto al passato. Se Cramer doveva servire a effettuare il proverbiale “salto di qualità”, tale balzo in avanti latita. Ormai è chiaro come il ventottenne della Val d’Aosta sia atleta dotato di estemporanee fiammate, di cui però non vi è stata traccia alcuna nel mese di dicembre. Tuttavia il grande cruccio di DeFast è sempre stato quello di non riuscire a innescarsi nel momento in cui sono state messe in palio le medaglie. Si vedrà se la collaborazione con il tecnico tedesco emigrato in Russia consentirà di calibrare al meglio la propria forma atletica, in maniera tale da poter sparare le tre/quattro cartucce stagionali proprio sulle nevi cinesi, dove un singolo piazzamento nelle prime tre posizioni potrà cambiare completamente i connotati di un’intera carriera.

Per il resto c’è poco da aggiungere, in quanto gli altri azzurri non hanno praticamente marcato punti. L’unico a esserci riuscito è Michael Hellweger nella sprint di Dresda, mentre il resto della compagine tricolore ha faticato a fare il proprio ingresso nelle prime quaranta posizioni, a testimonianza di come l’intero settore sia ormai in piena decadenza. Bisognerebbe analizzare le ragioni che hanno portato a tale desertificazione, partita evidentemente da lontano. Però se chi dovrebbe riflettere al riguardo è parte stessa di un sistema in default, allora non si andrà da nessuna parte. È comunque doveroso spezzare una lancia in favore di Simone Mocellini, uno dei pochi germogli avvistati nel brullo panorama del fondo italiano. Il ventitreenne trentino lotta per superare le qualificazioni delle sprint nella sua prima vera stagione di Coppa del Mondo. Pertanto è bene insistere, continuando a schierarlo con regolarità nel massimo circuito, in maniera tale da permettergli di prendere le misure con l’élite assoluta.

Foto: La Presse

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