Coppa Davis 2022: lo strano progetto del format che va dall’Europa ad Abu Dhabi

Federico Rossini

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Quello che si svolgerà domenica sarà un sorteggio attraversato da un diverso alone di curiosità. Non necessariamente positivo: sono diverse le voci che stanno esprimendo malcontento verso il nuovo corso che vorrebbe dare il gruppo Kosmos, con Gerard Piqué capo dell’operazione, a una Coppa Davis di cui, di fatto, l’ITF si è vista totalmente sfuggire di mano il controllo.

In poche parole, rimbalza da ieri la serie di dettagli, svelata ancora una volta dal Telegraph, circa l’edizione 2022 della competizione a squadre maschile. Detta molto in breve, si ridurrebbero le Finals da 18 a 16 squadre, e in più si andrebbe a creare una situazione del tutto anomala: gironi in Europa, indoor, e fasi finali ad Abu Dhabi, sul cemento outdoor.

In sostanza, da tre le città ospitanti diventerebbero cinque, con l’aggiunta di una variabile: il fatto che, tra fine novembre e inizio dicembre, si debbano cambiare le condizioni di gioco a distanza di pochissimi giorni. Si dirà: questo succedeva anche nei match di Davis pre-riforma. In quel caso, però, era un concetto del tutto diverso: confronti diluiti nel tempo, un tipo di condizione rimasta ormai solo parzialmente nei preliminari dove c’è il diritto di scelta di superficie e condizione.

Qui si tratta di cambiare del tutto sia luogo (già succede con queste Finals) che situazione: in Europa in quel periodo si può giocare praticamente solo indoor, negli Emirati Arabi se non sono temperature estive poco ci manca. Il tutto volendo dare a questo format della Davis la stessa valenza, per certa misura, di un qualsiasi torneo (che, invece, può completarsi o continuare in condizioni diverse solo per gravi condizionamenti meteorologici).

Come si diceva, le voci critiche si sono già levate in non piccola misura. E potrebbero non avere torto, considerando che questa Davis non ha più sostanzialmente quasi niente, se non la coppa, il nome e poco altro, di quel che fu. Come tipo di format, diventerebbe in maniera praticamente esatta un doppione dell’ATP Cup, che però nasce su premesse diverse e con ben differenti criteri, cercando di dotarsi di propri tratti distintivi (al momento, al di là del rappresentare il proprio Paese, funge da utile preparazione per gli Australian Open).

Foto: LaPresse

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