Editoriali

Olimpiadi, all’Italia nel medagliere mancano il 62,5% di ori che portavano scherma e tiro

Federico Militello

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Sono venute meno le roccaforti che avevano sorretto l’Italia nelle ultime edizioni delle Olimpiadi. Scherma e tiro non hanno conseguito alcun oro e non è un caso che il Bel Paese rischi concretamente di concludere i Giochi di Tokyo 2020 nella sua peggior posizione della storia nel medagliere, facendo peggio anche di Montreal 1976.

A Londra 2012 e Rio 2016 l’Italia aveva raccolto 8 ori, di cui 5 provenienti da scherma e tiro, dunque ben il 62,5% del totale! Sottraendo i titoli delle discipline in questione, sarebbero rimaste tre affermazioni alla compagine tricolore: i conti tornano se guardiamo alla situazione attuale…

MEDAGLIE D’ORO ITALIA SCHERMA/TIRO A LONDRA 2012

Elisa Di Francisca (fioretto individuale)
Fioretto femminile a squadre
Fioretto maschile a squadre
Jessica Rossi (trap)
Nicolò Campriani (carabina 3 posizioni)

MEDAGLIE D’ORO ITALIA SCHERMA/TIRO A RIO 2016

Daniele Garozzo (fioretto individuale)
Nicolò Campriani (carabina 10 metri)
Nicolò Campriani (carabina 3 posizioni)
Diana Bacosi (skeet)
Gabriele Rossetti (skeet)

La percentuale, comunque elevata, fu leggermente più bassa per Pechino 2008 (37,5%) ed Atene 2004 (40%). Si può notare, dunque, come nel corso degli ultimi tre lustri l’incidenza di scherma e tiro (inteso sia come tiro a volo sia come tiro a segno) fosse progressivamente aumentata sul totale complessivo di medaglie d’oro dell’Italia. Ora che le vene aurifere delle miniere si sono esaurite, emergono le grandi difficoltà, peraltro note da tempo, di andare a conquistare metalli preziosi in altri lidi. Taekwondo e canottaggio hanno risposto presente, l’auspicio è che possa toccare anche alla vela e a qualche altra disciplina. Già un bottino di 5 ori, allo stato attuale delle cose, sarebbe tutt’altro che disprezzabile. E’ palese come oggi l’Italia non possa fare a meno di scherma e tiro per issarsi nelle posizioni di rango del medagliere. Due roccaforti da ritrovare a tutti i costi in vista di Parigi 2024, magari lavorando al tempo stesso sulla creazione di nuove miniere in alcuni sport che stanno palesando una crescita evidente, ma non ancora vincente.

Foto: Lapresse

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