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Ciclismo, la ricetta per la rinascita. Il Presidente Cordiano Dagnoni: “Premiare le società che garantiscono la filiera”

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Nuovo appuntamento con Bike2U, il programma a cura di Sport2U, in collaborazione con OA Sport, dedicato al mondo delle due ruote. Ospite in trasmissione, il presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Cordiano Dagnoni.

“Mi son trovato su una bicicletta a pedalare senza accorgermene – ricorda Dagnoni – Vedevo mio papà correre in moto e sono stato sempre in mezzo alle gare. Il primo campionato del mondo che ho visto fu quello di Montréal, nel 1974. Mi infiltravo tra gli atleti, fino a quando non ho iniziato io stesso a correre per cui non avevo più tempo di seguire mio papà, ma facevo io l’atleta senza entrare di sfuggita nell’ambiente. Mi sentivo autorizzato a farlo perchè ero tra i protagonisti”.

Una passione, quella per il ciclismo, nata sin dalla tenera età e che col tempo gli ha regalato grandi soddisfazioni: “La passione è nata inconsapevolmente perchè era nel sangue. Da atleta ho vinto qualche gara e preso qualche soddisfazione ma come titoli ho vinto solo un campionato italiano indoor quando ero in juniores e correvo coi dilettanti ed è stata una grande soddisfazione perchè ero un ragazzino in mezzo ai grandi”.

Ma come nasce la sua passione per la politica sportiva? “Dopo essere entrato nel comitato regionale come tecnico della pista per un paio d’anni, poi ci sono state le elezioni del comitato e l’allora presidente del comitato provinciale, Giuseppe Ardigò, mi propose di candidarmi. Io mi candidai ma avevo un interesse molto basso, non mi sarei aspettato di venire eletto. Quindi, più per scherzo che per altro, iniziò così la mia avventura da dirigente; poi sono stato presidente regionale di una regione che cura gran parte del movimento ciclistico italiano. La pista – continua – ce l’ho nel cuore. E’ da lì che è partito tutto. Mi viene più facile parlare di pista e confermare l’impegno per portare avanti il grande lavoro fatto negli ultimi anni, soprattutto da parte di Marco Villa come tecnico, sia da parte dei suoi collaboratori, e anche dall’impegno degli atleti e delle società di poter lavorare sui propri corridori. Anche perchè, diciamolo, ci sono società che non gradiscono molto che gli venga portato via un atleta per portarlo in pista”.

In Italia, purtroppo, l’unico velodromo esistente è quello di Montichiari, oltretutto con gravi problemi. Mancano strutture, ma sono in programma progetti importanti. Ecco le parole del presidente in merito: “Abbiamo solo il velodromo di Montichiari e fortunatamente, pur essendo inagibile per alcuni lavori, il prefetto di Brescia ha autorizzato la Nazionale al suo utilizzo per la preparazione olimpica. I lavori saranno svolti da giugno a settembre. Treviso? Un progetto da riprendere e completare. C’è anche un progetto a Misano, dentro l’autodromo“.

Non è mancato un commento sulla compagine femminile delle due ruote veloci: “Quello delle donne è un gran lavoro, con un livello di competitività molto alto. Ci sono ragazze giovani e forti che in pista sono molto competitive, ma al di fuori della pista hanno un legame bellissimo e sono tutte molto unite. Sono amiche, e questa è una bella cosa. E’ un bene e fa gruppo: quello della Nazionale è un gran lavoro anche sotto l’aspetto umano”.

Il Presidente, analizzando la crisi del ciclismo su strada che parte sin dal settore giovanile, ha poi indicato un possibile rimedio: “C’è un progetto di dare una premialità alle società che garantiscono una filiera. In passato purtroppo abbiamo visto società che magari si concentravano completamente sulla categoria juniores, prendendo tutti i migliori e facendo terra bruciata intorno. Si verificava quindi una emorragia nel passaggio da allievi a juniores. Purtroppo oggi questo fenomeno lo ritroviamo anche nel passaggio dagli esordienti agli allievi. Per cui abbiamo ragazzini che, pur essendo disposti a continuare, non trovano società che li ingaggino perché non hanno ottenuto i risultati necessari. Vogliamo dare incentivi e facilitazioni alle società che faranno le categorie esordienti, allievi e juniores. Stiamo pensando ad un sistema di punteggio particolare. Faccio un esempio: in squadra puoi avere al massimo un numero di corridori che, nella stagione precedente, hanno sommato insieme 200 punti. Però se tu hai creato un atleta e continui a farlo correre, vale ‘zero punti’. Per cui non va a quantificare quel monte punti. E’ un incentivo per far crescere i propri talenti alle società“.

Sul futuro degli attuali tecnici delle nazionali: “Tutti i contratti sono stati rinnovati sino a settembre, ovvero al termine delle Olimpiadi. Da nuovo Presidente non mi sarei mai preso la briga di cambiare un tecnico prima dei Giochi. Possiamo valutare con calma qualche nuovo inserimento o sostituzione. Da settembre Roberto Amadio sarà team-manager delle Nazionali, è una figura un po’ nuova, che consentirà ai tecnici di lavorare in modo più sereno“.

LA VIDEO INTERVISTA AL PRESIDENTE  CORDIANO DOGNONI

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