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Formula 1

F1, il Covid causa un buco da 386 milioni di dollari: necessario tagliare costi e attirare l’attenzione dei tifosi

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E’ un momento difficile per tutti: il Covid non ha un impatto solo sulla salute per tutti, ma anche sul benessere economico collettivo. Il Circus della F1 non fa eccezione in questo e il 2020 è costato caro in termini di perdite. Stando a quanto è emerso dal report pubblicato, Liberty Media ha evidenziato un buco di 386 milioni di dollari nel 2020.

Un dato che non stupisce dal momento che l’emergenza sanitaria ha costretto i gestori del Circus a non poter compensare le spese con la vendita dei biglietti per l’assenza del pubblico e con gli eventi promozionali legati ai weekend andati in scena l’anno passato. Pertanto il fatturato, in crescita costante negli ultimi anni, si è quasi dimezzato segnando un -43%: dai due miliardi di dollari record del 2019 ai 1145 milioni del 2020, che ha visto disputarsi solo 17 GP (contro i 21 dell’anno precedente e i 23 pianificati per il 2021), la maggior parte dei quali senza spettatori (presenze ridotte solo in tre fine settimana), senza contare le cancellazioni di appuntamenti eccellenti e remunerativi come Montecarlo. Ovviamente sono diminuiti anche i costi, ma per il semplice fatto che di corse ve ne sono state meno rispetto agli anni precedenti.

E dunque le soluzioni che vengono in mente sono le seguenti: tagliare i costi e attirare l’attenzione del pubblico a casa. Sono queste le linee guida dettate dal nuovo CEO della F1 Stefano Domenicali. Non è un mistero, infatti, che le spese richieste dal punto di vista tecnologico siano estremamente importanti nell’era dei motori ibridi e non è un caso che con il Budget Cap e il congelamento di parti essenziali delle monoposto si stia cercando di risolvere.

Tuttavia, è lo spettacolo a latitare. Per questo, si portano avanti idee come la Sprint Race per animare la scena e rendere meno scontato “lo spartito”. E’ chiaro che i nuovi motori pensati dal 2025 dovranno tener conto di questi molteplici aspetti, ma è il presente a preoccupare non poco.

Foto: LaPresse

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