Biathlon

“L’Italia c’è. Wierer e Vittozzi possono fare il botto nell’individuale” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz

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I Mondiali di biathlon di Pokljuka sono entrati nel vivo e sulle nevi slovene sono già stati assegnati cinque dei dodici titoli iridati messi in palio. La staffetta mista ha visto il trionfo della Norvegia, davanti ad Austria e Svezia. Dopodiché, fra gli uomini lo svedese Martin Ponsiluoma ha fatto saltare il banco nella sprint, mentre nell’inseguimento Emilien Jacquelin si è confermato campione. Fra le donne, invece, una Tiril Eckhoff perfetta ha conquistato un doppio oro. In casa Italia non sono arrivate medaglie, anche se gli azzurri hanno lottato per il podio sempre e comunque. Andiamo, dunque, ad analizzare quanto accaduto nella prima metà di Pokljuka 2021 nella prima delle due puntate iridate della rubrica di approfondimento e analisi “Bersaglio Mobile”.

René, partiamo dalla staffetta mista di mercoledì scorso. Qual è la tua analisi su di essa?
“È stata una gara in cui i materiali si sono rivelati determinanti. Spesso e volentieri la Norvegia, in quelle condizioni, ha un vantaggio legato alla preparazione degli sci. Se a questo fatto aggiungiamo che erano già i favoriti, non è una sorpresa che abbiano dominato. Certo, se Anais Chevalier non fosse incappata in quella inaspettata debacle sull’ultimo bersaglio, non riuscendo a chiuderlo con nessuna ricarica, forse ci sarebbe stata più lotta per l’oro. Però questo è il biathlon! Bravi gli austriaci, perché stanno sparando divinamente da inizio inverno e hanno costruito il quartetto proprio per non sbagliare. Se in una staffetta usi solo due ricariche, sul podio ci sali, come effettivamente è successo. Riguardo l’Italia, i ragazzi hanno vissuto una giornata difficile a causa dei materiali e questo ha indubbiamente condizionato in negativo la prestazione del quartetto. Fa parte del gioco. Comunque sia, ogni frazionista ha fatto il proprio dovere e non siamo arrivati poi così lontani dalla zona medaglia”.

Partiamo, come sempre, dalle donne. Cominciamo dall’Italia. Nessuna medaglia tra sprint e inseguimento, anche se va detto che Dorothea Wierer ha sfiorato una rimonta epica. Peccato per il calo sugli sci nel quarto e quinto giro.
“Il quarto posto dell’inseguimento è figlio di quanto successo nella sprint, altrimenti sarebbe stata medaglia sicura! Purtroppo, è andata male sabato e questo ha condizionato anche la domenica. È vero che Dorothea è calata nel corso degli ultimi due giri, ma ci sta, perché avrà disputato sicuramente una gara tutta all’attacco sin dal primo metro. Per quanto si è visto, può anche essere da medaglia d’oro nell’individuale”.

Capitolo Lisa Vittozzi? Resta la Dottoressa Jekill e Miss Hyde.
“Continua il trend delle ultime due stagioni. O va molto bene o va malissimo. Nell’inseguimento il quattro iniziale le ha tagliato le gambe e da lì è uscita di gara. Però, per quanto visto nella staffetta mista e nella sprint, sono convinto che stia bene e sia in forma.  Secondo me, il suo vero livello è quello delle prime due gare. Vediamo cosa viene fuori nell’individuale, perché se riuscirà a sparare bene può essere da medaglia”.

Va sottolineata la buona performance delle due giovani azzurre, soprattutto nella sprint.
“Bravissime entrambe. Poi forse hanno un po’ pagato la tensione il giorno dopo nell’inseguimento, ma la loro performance resta indubbiamente positiva. Michela, in particolare, ha dimostrato di avere un ottimo passo sugli sci. Un applauso a tutte e due, hanno disputato davvero una grande sprint iridata”.

Ampliamo lo sguardo al resto del mondo. Tiril Eckhoff ha ribadito di essere la numero uno del mondo quest’anno. Ha cominciato l’inverno in sordina, ma da Kontiolahti II ha concesso pochissimo alle avversarie, trovando una solidità al poligono a lei sconosciuta in passato. Qual è il suo segreto?
“Ti dico la mia, secondo me l’andamento dello scorso anno le ha permesso di svoltare sul piano mentale. Da un lato si è resa conto di poter lottare per vincere la Coppa del Mondo, dall’altro è rimasta scottata dal fatto di aver buttato via la possibilità di conquistare la Sfera di cristallo. Quindi, è come se avesse avuto una doppia spinta psicologica. Ha acquisito nuova consapevolezza dei propri mezzi e, al tempo stesso, non ha digerito l’esito della stagione 2019-20. Credo che quest’estate abbia lavorato durissimo per migliorare ulteriormente. Si vede, perché tra sprint e inseguimento ha disputato due gare molto solide, dimostrando di essere sempre all’attacco e di dominare la situazione. Se non stai bene e non sei sicuro di te, è impossibile impostare le competizioni in quel modo”.

Altro da aggiungere? Anais Chevalier l’hai menzionata per il pasticcio in staffetta mista, però direi che si è riscattata alla grande tra sprint e inseguimento.
“Assolutamente, perché dopo aver sbagliato quattro colpi sullo stesso bersaglio, facendo perdere una possibile medaglia d’oro alla Francia, è stata in grado di resettare al volo la sua testa e di portarsi a casa due medaglie. Ti assicuro che non è da tutti riuscire a mettersi alle spalle una debacle del genere nel giro di ventiquattro ore! Aggiungerei che nelle sprint iridate ci stiamo abituando alle sorprese. Tandrevold argento a Östersund quando non era affatto attesa, Dunklee e Charvatova argento e bronzo ad Anterselva, mentre quest’anno è arrivata Hanna Sola a fare il botto”.

Hai citato la sorpresa, ma ci sono anche le delusioni. Allora ti chiedo chi sono i principali delusi della prima parte del Mondiale?
“Fra le donne sicuramente le svedesi. Soprattutto Hanna Öberg è lontana dal suo miglior livello. D’accordo, nella staffetta mista ha mostrato un gran cuore difendendo il bronzo, però tra sprint e inseguimento quasi non è esistita. È già il secondo Mondiale di fila al quale arriva tra le favorite, ma in gara si trova in difficoltà. Bisognerebbe capire se sia un problema di preparazione, oppure una questione psicologica. Fra i maschi, invece, sono colpito dalle difficoltà dei tedeschi. Credo che si farà qualche scelta forte, magari anche prima delle Olimpiadi 2022, perché la loro situazione sta diventando davvero preoccupante”.

Hai introdotto l’argomento settore maschile. Partiamo dalla sprint, dove i grandi sconfitti sono indubbiamente i norvegesi. Nel corso dell’inverno avevano vinto tutte le gare disputate in questo format, invece in quella più importante sono rimasti giù dal podio. Qual è il tuo commento in merito?
“Che il biathlon è meraviglioso anche per questo! I norvegesi hanno concesso troppo in un poligono che non perdona gli errori e hanno pagato pesantemente dazio. Comunque nella sprint ne hanno piazzati quattro tra i primi dieci! Johannes Bø si è espresso sulla falsariga dell’intera stagione. È sempre lì, tra i primi cinque, ma non ha più quel margine enorme mostrato negli ultimi due anni. Quindi, non si può più permettere gli errori. Fa strano vederlo così, ma senza dubbio è meglio per lo spettacolo. Forse tra i norvegesi ha fatto un po’ più fatica Lægreid, ma ci può stare. È alla sua prima vera annata in Coppa del Mondo e fino a questo momento tutto quello che faceva andava bene. Al Mondiale, invece, è arrivato con addosso una certa pressione e forse l’ha subita, non essendo abituato a gestirla”.

Al maschile le grandi protagoniste della prima parte del Mondiale sono state Svezia e Francia, che hanno mandato sul podio due atleti diversi spartendosi gli ori. Entrambi non proprio attesissimi, soprattutto il primo, vinto da un autentico outsider.
“Ponsiluoma è riuscito a chiudere il cerchio. A inizio stagione aveva disputato delle belle gare sugli sci e qui si è ripetuto, approfittando del poligono un po’ più facile per trovare lo zero. Però, come dico sempre, i bersagli li devi chiudere e lui è stato bravissimo a sfruttare l’allineamento dei pianeti che gli si è presentato davanti. Sulla sprint aggiungo che sono felicissimo per Simon Desthieux. Dopo l’oro olimpico in staffetta mista pensavo potesse svoltare, ma sul piano individuale in realtà non è mai riuscito a trovare il centesimo per completare l’euro. Invece sabato ha racimolato tutti i nichelini necessari, disputando una gara pressoché perfetta, prendendosi uno splendido argento con un grandissimo ultimo giro”.

Di Emilien Jacquelin cosa mi dici? Si esprimesse sempre così, sarebbe l’anti Johannes Bø!
“Sinceramente? Chi se ne frega se non vincerà mai la Coppa del Mondo! Dico così, perché quando riesce a fare qualcosa di eclatante, come ha fatto domenica, te la godi ancora di più. Ha disputato un inseguimento pazzesco e penso che per adesso la Sfera di cristallo gli interessi relativamente. Ora come ora, sembra mirare ‘semplicemente’ a quello che sta facendo. Due vittorie in carriera, ma due volte ai Mondiali! Magari un domani guarderà anche alla classifica generale, che per adesso però non mi pare nei suoi pensieri”.

Capitolo Italia, qual è il tuo commento sulle prestazioni degli azzurri?
“Hofer si è espresso sulla falsariga dell’intera stagione, È sempre lì a giocarsi il podio, ma non riesce mai a salirci. Nella sprint, senza l’errore sull’ultimo bersaglio (dove forse gli è mancata un pizzico di esigenza), avrebbe potuto dire la sua per il bronzo e magari il suo Mondiale sarebbe cambiato totalmente. Poi nell’inseguimento è partito con un 3 a terra e questo non è certo il massimo. Bormolini ha disputato due gare fantastiche, sparando con il 90% e andando forte sugli sci. Speriamo riesca a qualificarsi per la mass start, perché per lui sarebbe un risultato eccelso. Bionaz ha dimostrato di avere gli attributi nella sprint, mentre nell’inseguimento è incappato nel più classico dei passaggi a vuoto. Succede, ma l’età è dalla sua. Riguardo Windisch, sicuramente ha fatto vedere qualcosa in più sugli sci rispetto alla parte iniziale dell’inverno, però sta davvero sbagliando troppo al poligono per poter essere competitivo”.

Ti voglio fare una domanda. Tu, come ti muoveresti per l’individuale? Giacomel sinora è rimasto in panchina, ma sarebbe un peccato non dargli l’opportunità di gareggiare. Al tempo stesso, sarebbe forse il caso di testarlo in vista della staffetta, format dove in stagione si è ben distinto. Quindi, che fare? I posti per la 20 km sono solo quattro e l’Italia ha cinque atleti che possono legittimamente ambire a parteciparvi…
“Non sarà una scelta facile, perché qualunque cosa succeda qualcuno resterà scontento. Hofer non lo puoi lasciare fuori, è il tuo uomo di punta. A questo punto non credo si possa mettere in discussione Bormolini, in quanto si sta giocando la qualificazione alla mass start di domenica. Di conseguenza, cosa si fa? Si esclude Bionaz, che nella 20 km di Anterselva si è giocato il podio? Oppure si lascia fuori Windisch, che è pur sempre Windisch? Al tempo stesso, non è scontato che si decida di far correre Giacomel. Sinceramente, non vorrei essere nei panni di chi dovrà prendere la decisione. Sarà una scelta difficile da accettare per chiunque verrà escluso. Se si hanno problemi di abbondanza, nei grandi appuntamenti va così per tutti. Non dimentichiamoci come l’anno scorso, ad Anterselva, nell’individuale la Francia abbia rinunciato ad Emilien Jacquelin, nonostante fosse campione del mondo dell’inseguimento!”

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Foto: La Presse

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