Biathlon

“Wierer non è ancora spacciata, Vittozzi è in crisi e bisogna capire perchè, per Hofer il podio può arrivare presto” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon è ripresa dopo le tradizionali settimane di pausa natalizia. Come d’abitudine, si è ripartiti da Oberhof, dove però quest’anno si rimarrà per due weekend consecutivi. Nel primo dei due appuntamenti tedeschi, che nel 2021 andranno in scena entrambi nell’ostico contesto della Turingia, la Norvegia ha sbaragliato il campo, raccogliendo vittorie a raffica e monopolizzando interi podi. Guardando all’Italia, in campo femminile Dorothea Wierer ha perso ulteriormente terreno dalle scandinave che comandano la classifica generale, mentre tra gli uomini Lukas Hofer ha disputato una tappa superlativa, rappresentando l’unica concreta alternativa ai devastanti norge. Andiamo dunque ad analizzare quanto accaduto e quanto potrà accadere nei prossimi giorni in compagnia dell’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz, nella quinta puntata della rubrica Bersaglio Mobile.

René, partiamo da una domanda a bruciapelo. Dorothea Wierer è ancora in corsa per vincere la Coppa del Mondo? Il ritardo adesso è di 159 punti da Røiseland-Olsbu e di 116 sia da Eckhoff che da Öberg. Troppi?
“Secondo me la risposta la avremo tra pochi giorni. Io non la do ancora per spacciata, ma deve cominciare a recuperare terreno nella tappa di questa settimana. Se si piazza davanti, e magari le altre sbagliano qualcosa più del solito, allora la terrei ancora nel novero delle pretendenti alla Sfera di cristallo. Altrimenti, se non dovesse rosicchiare punti alle scandinave, probabilmente dovrà dire addio al sogno di vincere la terza Coppa di fila. Riuscirci sarebbe eccezionale e fantastico, però sinceramente non so quanto questo obiettivo sia presente nella sua testa. Comunque, negli ultimi anni Dorothea ha sempre tirato fuori il coniglio dal cilindro quando ne aveva bisogno. Chissà che non possa stupirci ancora una volta”.

Ti riferisci a un eventuale rimonta in classifica generale, oppure ai Mondiali di Pokljuka? Secondo te potrebbe avere senso abdicare nella lotta per la Sfera di cristallo e concentrarsi esclusivamente sulla manifestazione iridata?
“Non mi riferisco a qualcosa in particolare. Dico solo che Wierer ha saputo realizzare prestazioni superlative anche in momenti difficili. Però permettimi di esprimere un pensiero sulla seconda domanda. Io, in un anno come questo, non mi focalizzerei su un singolo obiettivo, perché il Covid purtroppo è sempre dietro l’angolo. Magari punti al Mondiale, ma non ci puoi andare perché ti becchi il virus. Sai che fregatura? Per la verità è un discorso che nel biathlon vale sempre, in quanto d’inverno i malanni sono continuamente in agguato. Però in questo momento storico il problema è elevato al cubo. L’ideale sarebbe vivere alla giornata ed essere sempre sul pezzo in ogni settimana di Coppa, in maniera da raccogliere il massimo quando si può”.

Capitolo Lisa Vittozzi. Risulta difficile persino proporti una domanda in merito, perché, se te la ponessi, dovrei apertamente parlare di crisi. Però ormai l’ho fatto, quindi ti chiedo cosa le sta succedendo.
“Guarda, per me vedere Lisa Vittozzi fare 5 a terra è come vedere l’Aosta Calcio vincere il Campionato di Serie A. Una cosa impossibile. Io posso solo dire che a questo punto è doveroso analizzare con calma cosa le sta succedendo e capire quali sono le cause dell’involuzione di cui è stata vittima. La mia impressione è che il problema principale, da cui ne nascono tanti altri, sia l’assenza di serenità. Quindi, bisogna trovare la maniera di ridare tranquillità a Lisa. In questo modo, sono certo che potrebbe tornare a far leva sulle solide basi di cui è dotata e ottenere i risultati che le competono. Lei è la principale speranza italiana per il dopo-Wierer, senza dimenticare che potrebbe essere una valida alternativa anche nel presente, in quanto nel 2019 è arrivata a giocarsi la Coppa al del Mondo. Ha il potenziale per dettare legge  per anni, ma in questo momento va aiutata. Se non si è in grado di farlo, allora abbiamo un grosso problema. Personalmente, da allenatore ed ex atleta, vederla ridotta così mi fa male al cuore”.

Passiamo agli uomini e ti chiedo subito di commentare un dato. Nella stagione 2019-20 Johannes Bø ha affrontato complessivamente 280 bersagli e ne mancati 22, tenendo una precisione del 92,1%. Invece, nell’inverno in corso, lo stesso soggetto ha sparato 170 colpi, commettendo 25 errori, pari a una precisione dell’85,3%. Infatti, sinora ha vinto “solo” due gare su undici. Cosa può essere successo in questi mesi?
“La butto lì, secondo me quest’estate ha svolto un lavoro per provare qualcosa di nuovo al tiro, conscio del fatto che senza Martin Fourcade avrebbe avuto più margine rispetto agli avversari. Sapeva che se la novità non avesse funzionato, avrebbe potuto comunque restare davanti a tutti. Probabilmente quel lavoro estivo non sta funzionando e non sta dando i frutti sperati. Attenzione, può essere solo una questione di piccoli dettagli, i quali però stanno facendo fatica a essere metabolizzati. Nonostante tutto, è comunque pettorale giallo e resta il favorito per vincere la Coppa del Mondo. Se il trend dovesse proseguire anche all’inizio dell’anno olimpico, allora la situazione diventerebbe preoccupante, ma per il momento direi che sta semplicemente sbagliando più del solito”.

Johannes Bø a parte, la Norvegia sta dominando in lungo e in largo. Ormai il monopolio del podio sta diventando l’abitudine e i primi quattro della classifica generale sono tutti norge. Ti voglio fare una domanda provocatoria. La dittatura norvegese non rischia di minare la popolarità del biathlon? Di solito se vince sempre la stessa nazione, non è un bene per lo sport in questione.
“Secondo me no, perché il biathlon è uno sport bellissimo, dotato di grande appeal mediatico e non solo. Quindi il fatto di avere un Paese che spadroneggia non creerà grossi problemi, anche perché ci sono tanti aspetti che attirano l’attenzione nella nostra disciplina, non solo la performance pura. Si guarda al modo di sparare, all’approccio al tiro, alla tecnica sugli sci e così via. Tra l’altro non vince sempre lo stesso, ma si alternano diversi atleti. I norvegesi in questo momento hanno qualcosa in più degli altri in tema di forma e di materiali, ma non è una situazione poi così anomala. Anzi, secondo me l’anomalia era vedere Martin e Johannes due spanne sopra gli altri, costretti a giocarsi ‘solo’ il terzo posto”.

Veniamo all’Italia, direi che nel settore maschile gli azzurri escono molto bene da Oberhof, soprattutto Lukas Hofer.
“Assolutamente sì, la tappa è stata ottima. Gli manca sempre quel benedetto centesimo per fare l’euro, però sono 12 anni che corre ad altissimi livelli, quindi tanto di cappello. Raccogliere due top-five come a Oberhof in questi giorni è un grandissimo risultato. L’importante è essere sempre al vertice e, quando galleggi costantemente a ridosso dei migliori, prima o poi il botto lo fai. Il podio non deve essere un’ossessione. Arriverà quando sarà il momento e sono sicuro che ormai sia prossimo”.

Hofer a parte ci sono altri italiani che si sono messi in luce, a cominciare da Thomas Bormolini e Tommaso Giacomel.
“Bormolini sta dimostrando il suo valore, perché i risultati di questo weekend possono dargli molta fiducia e, a al tempo stesso, devono far riflettere: ricordo che Thomas era fuori squadra! Osservato, certo, ma comunque fuori squadra. Allora, com’è possibile che nell’estate 2019 si sia allenato con la squadra elite e non abbia cavato un ragno dal buco, mentre nel 2020 si sia preparato con il gruppo degli osservati e stia disputando la sua stagione migliore? Sta sparando con percentuali ottime e non era mai andato così forte a gennaio. Da parte mia, non aggiungo altro. Riguardo Giacomel, posso solo applaudirlo. È stato bravissimo perché ha subito arpionato la zona punti nell’inseguimento, a dimostrazione di come la classe non sia acqua. Bionaz invece ha fatto più fatica, ma è la sua prima vera stagione in Coppa del Mondo e ripartire dopo la pausa non sempre è facile. L’esperienza si costruisce anche così”.

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Foto: La Presse

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