Formula 1

F1, GP Toscana 2020: il circuito del Mugello ai raggi X e come si adatterà alle 4 ruote

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Domenica 13 settembre sarà una data storica per la Formula Uno, indipendentemente dall’esito del GP di Toscana. Infatti la Ferrari festeggerà il 1000° Gran Premio della sua storia, mentre al tempo stesso il Mugello si aggiungerà alla lista dei circuiti che hanno ospitato una prova iridata della massima categoria automobilistica. Andiamo, dunque, a scoprire le caratteristiche del tracciato, ampiamente utilizzato per il motomondiale, e come potrà adattarsi alle quattro ruote.

Innanzitutto va sottolineato come il layout della pista sia estremamente eterogeneo e completo, poiché comprende curve veloci, in alcuni casi cieche, continui cambi di direzione e soprattutto un’altimetria molto varia, in quanto asseconda al meglio le colline su cui l’autodromo è edificato. Per certi versi, se volessimo fare un paragone con piste già viste in stagione, il Mugello può essere considerato un mix tra Montmelò e Silverstone. Al tempo stesso, però, è un tracciato molto più variegato rispetto a quello catalano e a quello inglese. Non a caso, quando nel 2012 vennero effettuati per l’ultima volta dei test collettivi di Formula Uno, Sebastian Vettel, all’epoca alla guida della Red Bull, si disse “entusiasta” della pista, affermando che mette a dura prova l’aerodinamica della vettura.

Come detto, il rettifilo principale è lunghissimo (1.141 metri) durante il quale si scollina su un dosso, che fa arrivare i piloti alla prima curva, la San Donato, in leggera discesa. Violenta frenata per affrontare questo largo tornante a destra, sul quale torneremo più avanti. La piega va subito in salita e porta alla prima “esse”, un sinistra-destra denominato Luco-Poggio Secco. Si continua a salire durante la breve accelerazione che porta alla seconda “esse”, anche questa sinistra-destra, chiamata Materassi-Borgo San Lorenzo. Quindi ci si butta giù in discesa per la terza “esse”, la Casanova-Savelli, profondamente diversa dai precedenti uno-due. Innanzitutto è un destra-sinistra, ma soprattutto si percorre in discesa ed è ben più ampio, il che consente di tenere il gas ben aperto. L’uscita dalla Savelli è cruciale per preparare la famigerata sequenza dell’Arrabbiata 1 e dell’Arrabbiata 2, dove si ricomincia a salire. Per la Formula Uno questo tratto dovrebbe essere concettualmente simile allo “Snake” di Suzuka, seppur con due pieghe a destra, la seconda delle quali “cieca”. Segue un breve dritto verso la quarta “esse”, la Scarperia-Palagio, un destra-sinistra più lento e in discesa. Nuovo allungo che porta al Correntaio, un ampio tornante in discesa che lancia verso la spettacolare quinta “esse” formata dalle curve Biondetti, un violento cambio di direzione sinistra-destra che le Formula Uno potrebbero addirittura affrontare in pieno. Segue un dritto, il secondo più lungo del circuito, che porta all’ultima curva, la Bucine, un ampio tornate in discesa verso sinistra che “lancia” letteralmente sull’eterno rettilineo principale.

Uscire bene dalla Bucine sarà fondamentale, perché è verosimile che, a differenza del Motomondiale, dove le occasioni per sopravanzare gli avversari non mancano, la Formula Uno possa avere un unico concreto punto di sorpasso. Parliamo proprio della curva San Donato, al termine del lunghissimo rettilineo dei box. Infatti quella è la sola violenta staccata dell’intero autodromo. Dunque, se si vorrà effettuare un sorpasso, sarà importantissimo affrontare in maniera perfetta proprio la Bucine, allo scopo di prendere la scia di chi è davanti. Sul giro secco, invece, il tratto cruciale dovrebbe essere quello che va dalla Casanova all’Arrabbiata 2, dove si potrà davvero fare la differenza. In tal senso vengono in seconda battuta, anche le Biondetti, dove probabilmente sarà possibile guadagnare qualche centesimo che potrebbe risultare determinante nell’ottica della pole position.

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Foto: La Presse

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