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Brian Sacchetti, basket: “Ringiovanimento in Nazionale, ma ci credo ancora. Top16 di EuroCup: grande traguardo per Brescia”

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Brian Sacchetti, professione conoscitore della pallacanestro. Una carriera, la sua, vissuta sempre in crescendo, ma a passi regolari, senza mai forzare la mano, cominciando anche a muovere i primi passi sui principali parquet italiani sotto l’ala di suo padre Meo, che l’ha allenato tanto a Castelletto Ticino quanto a Sassari, per poi chiamarlo anche in Nazionale e dimostrarne le qualità di uomo spogliatoio e, quando chiamato in causa, anche di giocatore decisivo (per informazioni, chiedere alla Lituania di novembre 2018). Persona con idee molto chiare e precise sul mondo del quale fa parte, ha parlato di diversi temi nell’intervista che trovate qui sotto e della quale vi riportiamo alcuni passaggi.

VIDEO: L’INTERVISTA COMPLETA A BRIAN SACCHETTI

Sullo stop da coronavirus: “Penso che sia stata una decisione giusta, presa anche coi tempi giusti. Era difficile preventivare una cosa così, anche chi doveva prendere queste decisioni si è trovato in una situazione molto difficile, perché è la prima volta che capitava, quindi ci son stati tantissimi problemi. Non solo l’Italia, ma tutto il mondo sta passando un momento così difficile: sarebbe stato irrispettoso continuare quando ci sono persone che si fanno un mazzo incredibile per evitare che tante persone si ammalino e muoiono. Il basket quindi passa in secondo piano in questo momento. E’ ovvio che in altri Paesi si può parlare di situazioni un po’ diverse, ma di sicuro, dato che l’Italia è stato uno dei primi Paesi colpiti e tra i più colpiti, è stata presa una decisione giusta“.

Sull’ultima stagione: “Quest’anno c’è stato, rispetto allo scorso, uno step in avanti, sia in campionato che in Coppa. Abbiamo raggiunto le Top 16 in EuroCup, che per Brescia è un traguardo nel breve termine molto importante. La società vuole puntare in alto. E’ importante che società e città facciano i passi non più lunghi della gamba; questo è stato uno step in più. Abbiamo trovato degli equilibri sin dal primo momento, questo ci ha permesso di raggiungere un’intesa che poi, durante le partite, è stata la nostra arma in più“.

Sulla Nazionale e sull’obiettivo Preolimpico: “Sono stati soprattutto gli ultimi due anni quelli molto intensi di soddisfazioni anche da quel punto di vista, anche se poi non sono riuscito a partecipare ai Mondiali. Per me è stato emozionare vestire o rivestire un po’ la maglia azzurra. Adesso il Preolimpico rimane ancora abbastanza lontano, però penso che per ogni giocatore dev’essere un obiettivo arrivare più in alto possibile. Dopo il Mondiale c’è stato un ringiovanimento dei ragazzi, quindi sono un po’ fuori. Però mio padre da questo punto di vista ha sempre dimostrato di dare possibilità a tutti, di far giocare chi se lo meritava. Se riesco veramente a dare tutto me steso e a vedere di far valere la maglia azzurra, nulla è perduto, non solo per me, ma anche per gli altri ragazzi“.

Sui tempi delle giovanili: “Sono stati anni dove il livello era sicuramente alto. Giocavamo contro giocatori fortissimi. La Russia di Shved, la Spagna di Rodriguez, la Turchia di Asik, Ilyasova. Giocatori che poi hanno giocato in NBA. La Serbia era anche quella veramente forte. In quegli anni le nazionali erano molto forti. Anche noi non eravamo male, ma ci è mancato qualcosina. Sono state delle esperienze bellissime. C’erano Belinelli, Gigi Datome che poi è diventato capitano della Nazionale“.

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Credit: Ciamillo

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