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Nuoto, Cesare Casella: “Scozzoli ha ancora margine, Poggio è pronto. Non si abbandonino a se stesse le società”

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In un periodo di così grande incertezza per il mondo dello sport, una delle categorie che più sta soffrendo lo stop forzato alla propria attività è sicuramente quella dei tecnici. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare uno degli allenatori più conosciuti del nuoto italiano, Cesare Casella, che ha la particolare caratteristica di trovarsi a lavorare in una realtà più riservata come quella del suo centro di Imola, ma comunque con un gruppo di assoluto valore.

Tecnico di campioni quali Fabio Scozzoli, Martina Carraro, Alessia Polieri e i rampanti giovani prospetti Simone Cerasuolo e Federico Poggio, l’head coach dell’Imolanuoto ci ha raccontato di come ha vissuto con il suo gruppo questa complicata situazione, degli obiettivi dei suoi atleti di punta e della crescita dei giovani.

Come hanno vissuto i suoi ragazzi lo stop forzato causato dall’emergenza sanitaria e come lei è riuscito a riprogrammare una stagione che in estate avrebbe dovuto avere ben altri eventi in serbo?

“Devo dire che è stata una situazione davvero complicata da gestire poichè la pandemia ha colpito veramente un po’ tutto e tutti. Dopo aver preso coscienza di ciò che stava accadendo ho subito cercato di pensare al futuro. Fortunatamente lavoro con ragazzi molto motivati che hanno investito ed investono tanto su ciò che fanno e questo mi ha aiutato parecchio. Per quanto riguarda la riprogrammazione cerco di guardare sempre alle cose più semplici e di capire quali siano le idee più utili per permettere ai miei atleti di riprendersi al meglio dopo due mesi di stop, senza necessariamente mirare troppo al futuro”.

Lei, che viene da una realtà sportiva abbastanza riservata e da una città come Imola che non è di certo una metropoli, come vede e cosa si sente di dire a tutti gli allenatori e i gestori delle piccole società sportive italiane che stanno vivendo un periodo così complicato?

“Devo dire che noi stiamo comunque cercando di mantenere in generale un basso profilo. Mi dispiace veramente tanto per molti colleghi perchè capisco bene quanto lavoro e quanta fatica rischia di andare persa e mi rendo conto di quanto io sia fortunato. Purtroppo ci sono problemi burocratici e soprattutto economici e, come ha ribadito più volte saggiamente il nostro presidente FIN, per risolvere i secondi ritengo che sia fondamentale che le società non vengano lasciate sole ma siano supportate dalle amministrazioni locali e comunali, come fortunatamente è accaduto qui da noi ad Imola. Questo tipo di investimenti non sono soldi buttati, si parla di giovani, di futuro…”.

Cambiamo argomento e concentriamoci sulla fresca notizia della separazione tra Stefano Morini e Gregorio Paltrinieri. Senza entrare nello specifico, da tecnico, come valuta la scelta di un atleta che a quattordici mesi dalle Olimpiadi decide di abbandonare un progetto sportivo con cui convive da nove anni?

“Innanzitutto la ringrazio per la splendida domanda che mi permette di trattare la cosa da un punto di vista diverso dal solito. Credo infatti che tutto sia da analizzare in funzione della co-costruzione che ci deve essere tra tecnico ed atleta. Se questa scelta è vista in funzione di questa reciproca collaborazione la vedo come molto naturale e non necessariamente dannosa, altrimenti rischierebbe di risultare sterile perchè comunque cambiare metodologie e programmi di allenamento a dodici mesi da un evento del genere è di certo un qualcosa di molto complicato”.

Parlando invece dei suoi atleti avrei piacere di avere una sua opinione sui suoi due giovani ranisti emergenti Simone Cerasuolo e Federico Poggio e su quali potrebbero essere i loro obiettivi futuri.

“Sono sicuramente su due mondi ancora molto distanti. Cerasuolo è un giovane e come tale va trattato: ha bisogno di crescere mantenendo basso il livello di aspettativa, senza troppe pressioni che potrebbero distoglierlo dal fondamentale lavoro quotidiano che deve compiere per migliorarsi tecnicamente. Poggio invece, per quanto anche lui giovane, è probabilmente più maturo e già pronto ad effettuare un eventuale salto di qualità. Deve essere però bravo a limare gli ultimi aspetti particolari che gli permetterebbero di rendersi veramente competitivo a livello internazionale”.

Parlando della crescita di Poggio viene naturale collegarsi al futuro di Fabio Scozzoli. Come lo vede nella quotidianità e in vista della preparazione dell’anno olimpico?

“Devo dire che vedo Fabio ancora motivato a mantenersi ad alto livello per parecchi anni. Lui è un ragazzo molto determinato ed è un vero traino anche in allenamento per i più giovani. Oltre che esserlo per la Nazionale è anche il capitano della nostra squadra e lo dimostra quotidianamente: è un esempio continuo di dedizione, costanza, applicazione e rispetto dei ruoli. Penso abbia ulteriori margini di miglioramento. La competizione quotidiana con Poggio li porta a migliorarsi a vicenda senza vivere alcun tipo di rivalità, tanto che Fabio spesso dispensa consigli di tutti i tipi a Federico, che lo vede come un vero e proprio punto di riferimento”.

Per quanto riguarda invece Martina Carraro, firmerebbe per un suo bronzo olimpico?

“Devo dire che come principio personale mi impongo di non pensare mai alla medaglia in sé, perchè questo spesso mi allontana dal concentrarmi sui veri aspetti che più le risulterebbero utili per migliorarsi ulteriormente e per potersi esprimere al massimo. Il nostro psicologo dello sport Mirko Mazzoli utilizza spesso una metafora che credo descriva al meglio questa situazione: ‘Ogni atleta ha dell’oro dentro di sè, tutto sta nel trovare la chiave per tirarlo fuori’. Proprio su questo dobbiamo cercare infatti di concentrare le nostre energie, perchè credo che possiamo veramente ottenere tanto”.

Vorrei chiudere chiedendole di farmi il nome di un atleta che avrebbe piacere di allenare in futuro e di uno con cui invece si è trovato a lavorare che secondo lei avrebbe potuto ottenere di più di ciò che ha raccolto.

“Per quanto, in realtà, la mia prima convocazione in Nazionale risalga solo al 2017, devo dire che ho visto parecchi atleti che purtroppo non sono riusciti ad esprimersi al 100% per mille ragioni. Prima ho lavorato infatti per molto tempo come vice di Tamas Gyertyanffy (storico tecnico di Imola. ndr) e colgo l’occasione per ringraziare tutto lo staff tecnico che lavora con me. Ritornando alle promesse che avrebbero meritato di più faccio il nome di Mattia Dall’Aglio, un atleta speciale ed unico che aveva deciso di intraprendere un percorso tecnico con noi ma che purtroppo è scomparso tragicamente nel 2018 a causa di un problema cardiaco. Non posso che nominarlo perchè era davvero un ragazzo buono, allegro, solare ed eccezionale. Faccio invece più fatica ad individuare un atleta con cui mi piacerebbe collaborare perchè, per come sono fatto, prima dovrei conoscerlo personalmente. In generale comunque vorrei qualcuno con tanta voglia di allenarsi di migliorarsi”.

michele.giovagnoli@oasport.it

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Foto: Ilnuovodiario.com

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