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L’Italia è grande: Alberto Tomba, gli ori olimpici e i trionfi di un eroe popolare

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Tra gli atleti più amati e popolari dell Italia sportiva un ruolo di primissimo piano se lo è ritagliato Alberto Tomba, l’uomo che arrivò dalla città, Bologna, dalla pianura padana per dominare il mondo dello sci alpino. Alzi la mano, tra gli ultraquarantenni appassionati di sport, chi non ha volontariamente perso una lezione a scuola, all’Università o qualche ora di lavoro per vedere all’opera l’Albertone nazionale, “Tomba la Bomba” capace di regalare emozioni a raffica quando scendeva tra i pali stretti o fra quelli più distanti del gigante, in grado di fare impazzire una nazione intera.

Salito agli onori della cronaca prima con la ormai leggendaria vittoria sul colle di San Siro nel “Parallelo di Natale” e poi con il sesto posto nel gigante di Are nel 1986 che gli vale i primi punti in Coppa del Mondo. L’anno successivo, grazie anche all’uscita all’ultima porta dell’ormai sicuro vincitore, lo svizzero Joel Gaspoz, conquista un incredibile bronzo nel gigante ai Mondiali di Crans Montana che videro sul podio Pirmin Zurbriggem, Marc Girardelli, Alberto Tomba: tre campioni destinati a sbaragliare il campo e a ingaggiare battaglie epiche nelle stagioni successive.

Il 1987, in apertura della stagione che sarebbe culminata con i Giochi olimpici di Calgary, si chiude in modo trionfale per il campione di Castel de’ Britti: il 27 novembre ottiene la sua prima vittoria, nello slalom speciale di Sestriere, partendo con il numero 25 e annunciando che avrebbe concesso il bis due giorni dopo, sempre al Sestriere, in gigante riesce a mantenere la promessa vincendo davanti al sui idolo Ingemar Stenmark: l’unica occasione in cui i due salgono insieme sul podio. Tomba celebra la vittoria salutando il pubblico con il braccio alzato ancor prima di aver tagliato il traguardo, un atteggiamento che gli permette di spadroneggiare dal punto di vista mediatico in un mondo refrattario agli show: basti pensare al campione azzurro Gustavo Thoeni per comprendere le differenze.

In quella stagione Tomba vince ben nove gare (sei slalom speciali e tre slalom giganti) di Coppa del Mondo ma, a causa di due cadute nelle ultime due gare, dopo essere stato in testa alla classifica generale per quasi tutta la stagione, conclude la Coppa al secondo posto, preceduto dal campione elvetico Zurbriggen. Vince tuttavia due Coppe del Mondo di specialità, quella di slalom gigante e quella di slalom speciale.

Alle Olimpiadi di Calgary Tomba si presenta da grande favorito, con un seguito mediatico per l’Italia pari solo ad un Mondiale di calcio. Le vittorie a raffica, il suo fare guascone, ne avevano fatto una star in pochi mesi e quella a Cinque Cerchi era la prova del nove sulla capacità di tenuta psicologica dello sciatore bolognese. La tensione non lo sfiora nemmeno quando si presenta al cancelletto di partenza del gigante olimpico in Canada. E’ il più forte e lo sa, ha lo “stellone” dalla sua parte e pennella una prima manche da sogno rifilando un secondo di distacco ai più immediati inseguitori. Alberto Tomba sembra non accusare alcuna pressione e mantiene il secondo di vantaggio su Hubert Strolz, l’eterno secondo, e oltre due secondi su Pirmin Zurbriggen.

E’ delirio assoluto. L’Italia degli appassionati di sci torna a rivivere le emozioni della Valanga Azzurra ma stavolta è diverso. A vincere è un bolognese, un cittadino, a cui piace scherzare, che spesso litiga con l’italiano ma che sprizza simpatia ed entra da subito nel cuore della gente. Non contento, Alberto Tomba risponde presente anche in uno speciale complicatissimo. Al termine della prima manche è terzo, potrebbe accontentarsi di un posto sul podio ma lui non si accontenta mai: vuole diventare leggenda e ci riesce perchè nella seconda manche si prende un sacco di rischi ma chiude al primo posto mettendo pressione sul tedesco Worndl che scia bene e si deve accontentare dell’argento per soli sei centesimi. La seconda manche si disputa quando in Italia è sera, anzi prima serata, quella che ospita il tradizionale appuntamento canoro del Festival di Sanremo che, per non perdere ascolti, decide di fermarsi per far seguire ai telespettatori la seconda manche di Alberto Tomba e sciogliendosi al rientro della linea all’Ariston, in un applaus che viene riservato solo per i grandi della musica. Il “reuccio” dello sci italiano si chiama Alberto Tomba: due ori olimpici nella stessa edizione, impresa straordinaria e forse irripetibile.

La ruota gira e Alberto Tomba, l’anno successivo paga dazio. La FISI concede a Tomba una squadra personale, guidata da Gustav Thöni. Dopo un inizio promettente, quarto posto nel supergigante di Schladming, miglior risultato in carriera nella specialità, e vittoria in slalom speciale a Madonna di Campiglio, non trova più la brillantezza dell’anno precedente e ai Mondiali di Vail non va oltre al sesto posto in supergigante e al settimo in slalom gigante. L’anno successivo va ancora peggio. Quando sembra aver ritrovato una grande condizione, si frattura la clavicola sinistra gareggiando in SuperG (specialità che non affronterà più come la discesa, per volere, dice lui, della mamma). Tomba si deve fermare ma torna sugli sci prima della fine della stagione e torna al successo in speciale.

Nel 1990/91 ottiene ben cinque vittorie tra gigante e speciale ma ancora una volta esce dai Mondiali con le ossa rotte in tutti i sensi: in gigante cade e si rompe due costole e chiude al quarto posto lo speciale. Smaltito l’infortunio, Alberto Tomba sente odore di Olimpiadi e torna grande protagonista nel 1991/92 ottenendo ancora una volta, come quattro anni prima, ben nove successi in Coppa del Mondo, ancora una volta stregata per “colpa” di uno svizzero che stavolta si chiama Pauli Accola.

I Giochi Olimpici si disputano ad Albertville, la città di Alberto e il campione bolognese risponde presente. Nello slalom gigante concede un fantastico bis rispetto a Calgary e la modalità più o meno è la stessa. L’avversario più tenuto si chiama Kjetil Andre Aamodt, uno che quando conta, sbaglia quasi mai. Stavolta però Tomba pennella nelle curve della pista della Val d’Isere e rifila ancora una volta un secondo alla medaglia d’argento Marc Girardelli e al bronzo, che finisce al collo del temuto Aamodt. La leggenda è già scritta. Mai nessuno in Italia era riuscito nello sci alpino a vincere due ori consecutivi nella stessa specialità alle Olimpiadi. I festeggiamenti, un pizzico di rilassatezza, costano care a Tomba nella prima manche dello speciale, che il bolognese chiude al sesto posto, a quasi due secondi dal norvegese che meno ti aspetti, Fin Christian Jagge.

Finito il sogno? Niente affatto perchè Alberto Tomba scende in pista con la determinazione dei giorni migliori e sfodera una seconda manche da sogno, forse la migliore della carriera. Rischi ponderati, precisione e potenza: una sorta di robot sugli sci ma bellissimo dal vedere. Si capisce subito che sarà dura per tutti e in effetti lo è perchè tutti finiscono alle spalle di Tomba, tranne uno: proprio il norvegese Jagge che mantiene 28 centesimi di vantaggio sull’azzurro che è comunque d’argento davanti all’austriaco Tritscher. Una meraviglia d’argento.

Alberto Tomba sembra aver dato il meglio di sè e l’anno successivo ancora una volta non riesce ad essere protagonista come vorrebbe: arriva ai Mondiali di Morioka in preocarie condizioni fisiche (influenza) rinunciando al gigante e inforcando dopo poche porte in slalom: Stagione da dimenticare e subito si guarda avanti perchè nel 1994 ci sono di nuovo le Olimpiadi a Lillehammer. L’Italia diventa una potenza degli Sport Invernali e fino al penultimo giorno all’appello nella festa azzurra di ori e di podi manca solo lui, la “Bomba” nazionale che fallisce l’appuntamento con il gigante, abdicando dopo sei anni.

La medaglia nella terza Olimpiade consecutiva sembra impresa impossibile per Tomba quando alla fine della prima manche dello speciale, con qualche errore di troppo, l’azzurro è dodicesimo. Serve l’ennesimo miracolo per il podio ma Tomba è l’uomo dei miracoli e, ancora una volta, sfodera una seconda manche da favola. Gli avversari, uno ad uno, si sfaldano nonostante vantaggi solo apparentemente abissali. Ancora una volta, però, è il primo della prima manche a negare all’italiano la medaglia d’oro in slalom: è l’austriaco Thomas Stangassinger che fa tesoro del vantaggio di quasi due secondi accumulato nella prima manche, riesce a limitare i danni su una pista rovinata e mantiene 15 preziosi centesimi di vantaggio per conquistare l’oro olimpico davanti ad Alberto Tomba, il cui nome non può mancare nel palmares dei Giochi invernali più prolifici di sempre per l’Italia.

Stavolta la crisi post-Olimpiade non c’è, anzi arrivano le stagioni forse migliori dell’Albertone nazionale che nel 1\994/95 si aggiudica la Coppa del Mondo, riportandola in Italia a vent’anni dal trionfo di Thoeni nel 1975: undici successi per Tomba che non disputa discesa, SuperG e combinata ma riesce comunque a lasciarsi tutti alle spalle. L’obiettivo di Tomba è tornare a fare bene ai Mondiali, che fino a quel momento gli avevano riservato quasi solo delusioni, se si esclude il bronzo che lo ha lanciato nel mondo del grande sci alpino. Nel 1996 si disputano i Mondiali in Sierra Nevada che erano stati rimandati l’anno precedente per assenza di neve.

E’ un film già visto: Tomba conquista il suo primo titolo mondiale dominando il gigante davanti agli specialisti elvetici Kaelin e Von Grunigen. Potrebbe già essere soddisfatto ma non fa parte del suo carattere e allora sotto con l’ennesima rimonta in speciale. La prima manche guardinga lo spinge al sesto posto a 81 centesimi dal solito Jagge. Nella seconda manche rischi e linee perfette per l’azzurro che inizia la sua inesorabile rimonta. Solo Mario Reiter, austriaco, riesce a stargli quantomeno vicino, mentre Von Grunigen, in grande forma, è terzo quando Jagge scende in pista con l’obiettivo di giocare l’ennesimo scherzetto a Tomba. Stavolta, però, il norvegese inforca, regalando così il secondo titolo iridato a un Tomba raggiante che, adesso sì, può dire di aver vinto davvero tutto in carriera.

Le rimonte di Alberto Tomba, però, non sono finite qui e gli permettono di partecipare ad un’altra festa, quella azzurra dei Mondiali in casa al Sestriere. In gigante le cose non vanno bene, e anche in speciale sembra tutto o quasi perduto, con Tomba che fatica a respirare per una bronchite. Il bolognese getta il cuore oltre l’ostacolo nella seconda manche e si piazza in testa. Gli avversari, uno ad uno, sbagliano. Tom Stiansen riesce a stargli davanti e il francese Amiez, con il primo tempo alla fine della prima manche, si mangia tutto il vantaggio sul norvegese nel finale ma è secondo. Per Tomba un terzo posto che, in quelle condizioni, vale la vittoria davanti al suo pubblico festante.

Nel 1998 disputa la sua quarta e ultima Olimpiade ma stavolta non arrivano le medaglie sperate: si infortuna in gigante e non riesce a rendere al meglio in speciale. chiude la carriera a fine stagione vincendo l’ultimo slalom speciale disputato a Crans Montana, chiudendo un cerchio iniziato undici anni prima con l’incredibile bronzo mondiale.

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