Biathlon

Karin Oberhofer: “Mi chiedevano cosa fosse il biathlon… Vi racconto un gesto di Fourcade che non dimenticherò mai”

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A due settimane dal termine della Coppa del Mondo di biathlon 2019-2020, abbiamo il piacere di intervistare Karin Oberhofer. Abbiamo incontrato l’ex-atleta di Velturno, che vive nella Val Ridanna, ai recenti Mondiali di Anterselva, dove era impegnata al commento con la RAI per il dialetto locale. Ricordiamo che Karin ha chiuso la propria carriera nell’estate del 2018 e ora si concentra sul ruolo di tecnico per il Comitato Alto Adige ma soprattutto su quello di mamma.

Sei passata da dover gestire i poligoni a terra e in piedi ai tuoi due figli Paul ed Emma…quale delle due attività è più complicata?

“Per ora sto benissimo, anche se è un periodo un po’ particolare, non mi annoio con due bambini piccoli a casa, mi sto comunque godendo questo momento. Rispetto ai tempi in cui gareggiavo nel biathlon, ora sono molto più tranquilla, perchè da atleta ero molto attiva e una professionista a tutti gli effetti, volendo sempre migliorare. Sono molto più calma, essendo mamma ho molta più pazienza, soprattutto con i bambini”.

Riesci ad allenarti ancora dopo il tuo ritiro, come ti stai attrezzando in questi giorni a casa?

“Un atleta senza l’allenamento non sta bene con se stesso, per cui cerco di prendermi il mio spazio. In cantina ho attrezzato una piccola palestra e con Alex (Inderst, tecnico nazionale A di biathlon, ndr) ci diamo i cambi per poterci allenare. Non è facile, ma mi ritaglio sempre un’ora e mi accorgo poi di essere più carica quando riesco a muovere tutti i muscoli del mio corpo”.

Durante i Mondiali di Anterselva hai vissuto l’esperienza da commentatrice tecnica per RAI Südtirol. Come ti sei trovata in questo nuovo ruolo?

“Per me è stata una bellissima esperienza, perchè potevo partecipare nell’ambiente dei media e ho visto che essere giornalista, commentatore o reporter non è facile, anzi non pensavo fosse così tosto ma sono davvero felice di aver fatto questa esperienza”.

Sei stata premiata dalla Fisi nell’occasione con un riconoscimento per la tua carriera, quanto ti ha fatto piacere?

“Fa sempre piacere ricevere questo tipo di premi, soprattutto nella cena legata all’anniversario dei 100 anni della FISI. E’ stata una bella festa, mi ha sorpreso la frase principale dell’evento “100 anni anche grazie a te”, per me è stato un messaggio molto importante a livello personale ed è stato un onore essere premiata al fianco di grandi atleti come Johann Passler e Andreas Zingerle, tra gli altri. Pensiamo sempre di essere piccoli come atleti e di non aver vinto molto, ma in quei momenti di ricordi che qualche bel risultato l’hai realizzato durante la tua carriera”.

Tv Austria è venuta a trovarti a casa per realizzare un documentario sulla Val Ridanna, puoi raccontarci qualcosa di più?

“A novembre 2020 uscirà un documentario sull’Alto Adige e in ogni valle hanno scelto un personaggio sportivo, sono stata selezionata per rappresentare la Val Ridanna. Ho mostrato loro la valle, abbiamo fatto delle riprese sugli sci e al poligono, ma anche la vita post biathlon, con Paul che ha provato a sciare. Ho provato a mettere un mix di tutte queste esperienze”.

Nel gruppo Facebook Biathlon Italia in questi giorni stanno postando tutte le gare più belle del passato, tra queste la mass iridata di Kontiolahti dove hai conquistato il bronzo nel 2015. Fu la gara più bella della tua carriera?

“Sì, anche se non posso dimenticare il quarto posto nella sprint olimpica di Sochi, la mass di Kontiolahti è stata la gara più bella. E’ la metafora della mia vita, non avevo un grandissimo talento né c’erano grandi aspettative nei miei confronti, ho dovuto sempre stringere i denti tra alti e bassi. In questa gara ho mostrato il mio carattere non mollando mai e dando sempre il 100%, se credi in te stesso il risultato poi arriva. Mi ricordo benissimo ogni momento di quella gara, battere Darya Domracheva, vincitrice in quella stagione della classifica generale, non era per nulla facile ma ci sono riuscita. Una medaglia è per sempre, anche ad Anterselva si è visto quanto conta gestire una gara dall’inizio alla fine. Per cui mando un messaggio ai giovani, bisogna credere in se stessi fino alla fine”.

A proposito di giovani, stai seguendo i ragazzi del comitato Alto Adige, come riesci a conciliare questo ruolo con quello di mamma?

“Sono due stagioni che seguo i ragazzi, nel primo anno ero incinta e l’anno scorso potevo portare Emma con me, fortunatamente si addormenta prima degli allenamenti ma devo dire che è molto brava. Se riesco a gestire bene la situazione mi piacerebbe continuare con questi ragazzi perchè mi piace molto il gruppo che ho seguito, ci vuole ancora tanto lavoro ma spero che possano migliorare e qualcuno arrivare in alto”.

Quanto è cresciuto in Italia il movimento del biathlon in questi anni?

“Sì me ne sono accorta in prima persona. Dalla medaglia nella staffetta femminile di Nove Mesto del 2013 la popolarità è andata in crescendo, anche grazie ai risultati ottenuti e alle vittorie. Dorothea e Lisa hanno alzato di molto l’asticella, in particolare attirando l’interesse dei media e soprattutto degli sponsor. Quando gareggiavo e cercavamo degli sponsor che che ci supportassero, in molti ci chiedevano cosa fosse il biathlon, ora questo non succede più perchè lo conoscono tutti, quindi sono contenta di aver contribuito. E’ uno sport duro, con tanti alti e bassi, ma davvero bellissimo”.

Fossi nei panni del Direttore Curtaz, come imposteresti le squadre nazionali della prossima stagione?

“Sono molto contenta di non essere nei suoi panni. C’è qualche discussione in merito, ci sono sempre state, ma si è sempre riusciti a trovare la soluzione più giusta, penso che in questi giorni sta meditando a una soluzione per continuare con questa bellissima squadra”.

Ci vuoi ricordare un aneddoto particolare della tua carriera?

“Visto che recentemente ha smesso, voglio ricordare un gesto di Martin Fourcade. Dalla televisione sembrava una persona molto egoista e snob, ma mi sono ricreduta quando ho ricevuto le sue condoglianze quando mio padre venne a mancare ed ero molto spaventata, lì ho visto un altro suo aspetto. A fine stagione venne persino a chiedermi come stessi, proprio lui che ha sempre mille impegni venne a cercarmi ed è una cosa che mi ha dato tanto. In queste due ultime stagioni ha avuto degli alti e bassi ma è riuscito a dimostrare di essere tornato ad alto livello, una persona stupenda che faccio fatica a descrivere, non tutti gli sportivi così famosi nel circuito hanno questo tipo di carattere e si vede che è generoso e pensa anche agli altri. Ora sono convinta che troverà un ruolo a lui consono e si godrà la vita dopo lo sport come ho fatto io, non pensavo che la vita alla fine della mia carriera fosse così bella”.

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nicolo.persico@oasport.it

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Foto: FISI (Serge Schwan)

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