Ciclismo

Giro d’Italia 1975, l’apoteosi di Fausto Bertoglio dopo gli anni del Cannibale

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Nel 1975 Eddy Merckx, reduce da tre successi consecutivi, non si presenta al via del Giro d’Italia. Il Cannibale, a causa di diversi problemi fisici, sta iniziando quel rapido declino che lo porterà a ritirarsi a soli 32 anni. Per la Corsa Rosa si chiude così un’epoca. Il belga, infatti, aveva conquistato cinque delle ultime sette edizioni disputate (e in una fu costretto a ritirarsi, per una positività alquanto dubbia, mentre era in maglia rosa). A raccogliere il testimone dal fuoriclasse fiammingo sarà un nome che in pochi avrebbero pronosticato: Fausto Bertoglio.

Bertoglio, bresciano con nomea di specialista delle corse a tappe già nelle categorie inferiori, nel 1975 ha 26 anni e vive la miglior annata della carriera. Va forte sia in salita che a cronometro e, oltre al Giro, in quella stagione farà sua la Volta a Catalunya, all’epoca manifestazione più prestigiosa rispetto ai nostri tempi. In quegli anni, infatti, la corsa catalana si svolgeva a settembre ed era la gara a tappe di maggior grido tra quelle che si tenevano dopo il Tour de France.

Fausto, nella 58esima edizione della Corsa Rosa, darà vita a uno spettacolare duello con il basco Francisco Galdos. Egli è uno dei tanti scalatori della KAS. Una formazione spagnola che raccoglieva gran parte dei migliori talenti locali di quegli anni. Tra gli altri citiamo: Francisco Gabica, Vicente Lopez Carrill, Domingo “Txomin” Perurena, Miguel Maria Lasa e, soprattutto, il grande José Manuel Fuente. E’ un atleta più esperto di Bertoglio, che ha all’attivo già un podio nella Corsa Rosa. Fu terzo, infatti, nel 1972, battuto solo da Merckx e dal capitano Fuente.

Al primo arrivo in salita della gara, in programma al terzo giorno, sulla salita di Prati di Tivo, il grande protagonista è Giovanni Battaglin, compagno di Bertoglio alla Jollj Ceramica. Il veneto, che farà la doppietta Giro-Vuelta nel 1981, stacca tutti in salita e conquista successo parziale e maglia rosa. Galdos è secondo a 21″. Fausto, invece, giunge decimo a 2’16”. Il basco, ad ogni modo, strappa l’effige del primato a Battaglin, trafitto da un’infingarda foratura, il giorno seguente, in una frazione appenninica con arrivo a Campobasso.

Il basco tiene la maglia per 10 giorni, successivamente, però, Battaglin se la riprende al termine della cronometro di Forte dei Marmi da lui vinta. Bertoglio giunge sesto a 41″ dal veneto e sale al secondo posto in classifica a 1’42” da leader. Galdos, da tipico scalatore puro, perde tantissimo. A fine giornata sarà sul terzo gradino della graduatoria generale a 2’40” dalla prima piazza.

Dopo un giorno di riposo, la Corsa Rosa riparte con la cronoscalata del Ciocco. Battaglin, tra lo stupore generale, crolla malamente. Bertoglio, invece, vola tra i tornanti della salita toscana. Fausto domina la prova, rifila 43″ a Giuseppe Perletto secondo, 59″ a Baronchelli terzo e 1’02” a Galdos quarto. Per appena 6″, inoltre, strappa la maglia rosa al compagno. Il veneto crollerà definitivamente il giorno seguente, in una frazione apparentemente poco pericolosa con arrivo ad Arenzano, dopo che i suoi rivali lo vedono in difficoltà sulla salita di Carpinelli e lo attaccano. Il primo a muoversi è Gimondi, Bertoglio lo segue e Giovanni, ben presto, affonda. Anche Galdos, in un primo momento, perde contatto dagli altri uomini di classifica, sorpreso da quell’azione, ma riesce a tornare sotto grazie al grande lavoro di Miguel Maria Lasa.

A un giorno dalla fine della corsa, Galdos si trova a oltre due minuti da Bertoglio. Nel tappone dolomitico che da Pordenone va ad Alleghe, però, Galdos attacca sul Pordoi con De Vlaeminck e stacca il bresciano. Bertoglio sarà costretto a giocare sulla difensiva e troverà, per strada, la preziosa collaborazione di Felice Gimondi. Alla fine salva la maglia per appena 41″. Ma non può tirare alcun sospiro di sollievo, dato che quell’anno, in via del tutto eccezionale, la Corsa Rosa finisce in cima allo Stelvio.

Sulle rampe della mitica salita simbolo del Giro, Galdos scatta a ripetizione. I suoi attacchi sono letali per tutti, tranne che per Bertoglio, il quale, stoicamente, tiene la ruota del rivale fino alla fine. Sul traguardo Fausto lascia il successo parziale a Francisco. Il trionfo più importante, però, è suo. Sul podio finale, infatti, sarà lui a vestire la maglia rosa.

Nel 1976 Bertoglio arriva terzo al Giro d’Italia, preceduto da Gimondi e dal grande belga Johan De Muynck, e nono al Tour de France. Vince, inoltre, quella Coppa Placci che si apprestava a vivere il periodo di maggior splendore della sua storia (la classica romagnola, negli anni ’80, era classificata dall’UCI come prova hors categorie, stesso rango della Milano-Sanremo e del Giro di Lombardia). Da quel momento in, poi, però, la sua carriera riceverà un brusco rallentamento. Qualche problema fisico di troppo e una particolare difficoltà ad alimentarsi durante le gare lo limiteranno fortemente. Nel 1979 coglie un settimo posto nella Corsa Rosa che rappresenta l’ultimo grande risultato della sua carriera. Appena una stagione più tardi deciderà di appendere la bici al chiodo.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Wikipedia

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