Biathlon

‘Ambesi Winter Corner’: “Dorothea Wierer è la sportiva italiana del 2019, estate o inverno non fa differenza”

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La settimana andata in archivio ha regalato grandi soddisfazioni all’Italia degli sport invernali, soprattutto grazie allo sci alpino. Tuttavia, non si è chiusa solo una settimana, ma anche un anno solare.

Con il 2019 che ha ormai lasciato spazio al 2020, andiamo a discutere di quanto avvenuto negli ultimi giorni e nei mesi passati. La dodicesima puntata di Ambesi Winter Corner, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista delle discipline invernali su Eurosport, viaggia quindi su due binari temporali.

Massimiliano, partiamo dall’attualità. Chi è l’AZZURRO DELLA SETTIMANA?
“La risposta non può che essere Dominik Paris, che si è confermato per l’ennesima volta padrone dell’ostica pista Stelvio. Le due affermazioni ottenute a Bormio gli hanno consentito di diventare il primo atleta nella storia a vincere quattro discese libere consecutive nella stessa località nonché il secondo dopo l’elvetico Cuche a imporsi per cinque volte sul medesimo pendio.
L’obiettivo principale della stagione resta chiaramente quello di conquistare la Coppa di specialità come è avvenuto almeno due volte in carriera per i sette atleti che prima di lui hanno vinto 14 o più discese libere. Tuttavia, non sarà semplice avere la meglio sul principale rivale Beat Feuz, autentico mostro di continuità in caccia della terza affermazione consecutiva. L’elvetico nelle ultime 21 uscite in Coppa del Mondo ha, infatti, mancato il podio in sole quattro occasioni e vanta come peggiore risultato un ottavo posto.
Per il resto, considerando l’età attuale di Parsi e la longevità agonistica che ha sempre contraddistinto la specialità, non è proibitivo l’inseguimento al record di venticinque vittorie stabilito dalla leggenda austriaca Franz Klammer, ma prima bisognerà raggiungere Hermann Maier e Franz Heinzer, arrivati a 15, per poi andare a prendere Peter Müller e Stephan Eberharter, vincitori in 18 occasioni. Con il ruolino di marcia degli ultimi dodici mesi nessun traguardo sembra precluso”.

Devo farti questa domanda, anche se penso di sapere già la risposta. Sul web si discute delle possibilità di Paris di vincere la Coppa del Mondo assoluta. Realisticamente parlando, quante chance gli dai?
“Per quanto mi riguarda, non ci sono possibilità. Forse non basterebbe nemmeno tenere una media di 70 punti per gara sui ventuno appuntamenti a disposizione contando discese libere, supergiganti e combinate. Per la cronaca, la media attuale di Paris ammonta a poco meno di 57 punti senza tenere in considerazione le apparizioni in gigante.
Il calendario penalizza senza se e senza ma gli specialisti delle discipline veloci perché prevede 23 gare tra slalom, giganti e paralleli.
Inoltre, la combinata alpina, così come è congeniata, non avvantaggia come dovrebbe gli uomini jet visto che, anziché la discesa libera, prevede come prova d’apertura il meno selettivo supergigante.
Comunque vada a finire la stagione, mi aspetto che la federazione italiana si faccia sentire nelle sedi opportune in quanto il calendario deve essere maggiormente equilibrato. Mi rendo conto che sia più semplice organizzare uno slalom, ma non è possibile mortificare sistematicamente le ambizioni dei velocisti. Una soluzione va trovata al più presto, a maggior ragione in un momento in cui la potente Austria non ha alcun motivo plausibile per mettersi di traverso.
Il calendario ottimale dovrebbe prevedere 36 eventi equamente divisi tra slalom, gigante, discesa e supergigante, 3 paralleli e 3 combinate aperte però dalla discesa libera e non dal supergigante.
Parlando nello specifico della combinata, la federazione internazionale va comunque lodata per avere eliminato l’inversione dei trenta dando nuova linfa alla specialità. In tal senso, buona la prima.
Tornando a Paris, per poter vincere in futuro la classifica generale, dovrà necessariamente rivedere qualcosa nell’approccio agli slalom della combinata. A Bormio ha buttato via un sicuro quarto posto attaccando senza un domani fin dalla prima porta. Questo atteggiamento gli è costato 45 punti e l’ha privato del pettorale giallo di leader della generale a vantaggio del norvegese Aleksander Aamodt Kilde, qualcosa di più di un outsider per la sfera di cristallo alla luce della possibilità di raccogliere punti in cinque delle sei specialità”.

Passiamo all’IMPRESA DELLA SETTIMANA. A chi diamo la palma?
“Starei con Ryoyu Kobayashi che, vincendo la gara di Oberstdorf, si è messo nelle condizioni di provare a diventare il primo saltatore in grado di imporsi in sei tappe consecutive della Tournèe dei Quattro Trampolini. L’impresa, se realizzata, sarebbe oltremodo significativa in quanto nelle quattro strisce di cinque vittorie finora realizzate la vittoria a Garmisch, teatro della seconda tappa della Tournèe, non è mai stata bissata.
Il fuoriclasse nipponico gara dopo gara è salito di colpi, come testimoniato dalla tre vittorie nelle ultime quattro uscite e, pur non essendo ancora dominante come nella passata stagione, sta iniziando a mettere realmente sotto pressione la concorrenza. L’impressione è che Kobayashi abbia ancora margini di crescita e in tal senso il trampolino di Garmisch Partenkirchen, contesto di gara senza dubbio più complesso rispetto a Oberstdorf, rappresenterà un interessante banco di prova.
In ogni caso, la Tournèe appare decisamente aperta e, almeno sulla carta, più incerta rispetto a dodici mesi or sono.
Riflettendo con largo anticipo su quanto potrebbe accadere nel mese di Marzo, c’è una suggestione decisamente intrigante generata dall’attuale gesto tecnico del “Concorde di Hachimantai”, a differenza del recente passato più focalizzato sulla direzione anziché sulla verticalità.
Il riferimento riguarda chiaramente la possibilità di migliorare il primato mondiale. Va da sé come per evitare la caduta tra i 254 e i 260 metri occorra un mezzo miracolo, ma in presenze delle condizioni meteo perfette e con un salto tecnicamente impeccabile il sogno potrebbe anche diventare realtà. Non va, peraltro, dimenticato che Kobayashi è già il detentore del primato ufficiale del trampolino di Planica con 252 metri”.

A questo punto ti chiedo chi è stato L’ATLETA DELLA SETTIMANA.
“Chi se non Mikaela Shiffrin, assoluta mattatrice delle gare di Lienz? A tal proposito, mi domando quante volte sia capitato che un’atleta, donna o uomo non fa differenza, abbia ottenuto nel giro di ventiquattro ore il miglior tempo in entrambe le manche di slalom e gigante.
La maturità con cui è in grado di cambiare marcia quando sia più opportuno e laddove sia realisticamente possibile rappresenta in questo momento la principale stimmate della fuoriclasse, ora come ora più forte per tecnica, testa, pianificazione, fortuna e logistica, vedi quanto avvenuto negli ultimi dieci giorni.
I numeri sono come di consueto inequivocabili. La statunitense ha terminato l’anno solare 2019 con 15 affermazioni, Mondiali compresi. Per dare una corretta dimensione a questa cifra, è sufficiente rimarcare come il migliore in campo maschile si sia fermato a otto, mentre la seconda donna non sia andata oltre sei. A Lienz, ha stabilito il primato di podi consecutivi in slalom di Coppa del Mondo, portandosi a quota 14 e staccando di una lunghezze l’elvetica Erika Hess (21-12-1980/20-01-1982). Inoltre, con le due vittorie ottenute nel fine settimana, ha infranto la barriera dei 100 podi in carriera conteggiando tutte le gare di primo livello (Coppa del Mondo, Mondiali, Olimpiadi). Il tassametro indica ora un eloquente 101 a venticinque anni non ancora compiuti.
Se andiamo ad analizzare il percorso dei quattro fuoriclasse che hanno conquistato almeno 64 vittorie nel circuito di Coppa del Mondo, Shiffrin si distingue per avere raggiunto il traguardo con maggiore precocità. Nello specifico, viaggia con un anno abbondante di vantaggio su Ingemar Stenmark, che ha però avuto bisogno di 119 gare per conquistare il medesimo numero di successi contro le 168 di Shiffrin. Marcel Hirscher e Lindsey Vonn hanno, invece, archiviato il 64esimo successo a cavallo delle trenta primavere.
Salvo infortuni, la quarta affermazione consecutiva nella classifica generale è ormai in ghiaccio considerando che l’attuale margine di quasi 300 punti è destinato ad ampliarsi nelle prossime settimane. Almeno in questo caso, non si tratterebbe ancora di un record in quanto l’austriaca Annemarie Pröll realizzò una cinquina, ma sul fatto che ci saranno tempi e modi per spingersi oltre nessuno nutre dubbi”.

Abbandoniamo per un attimo il contesto delle Coppe del Mondo, perché credo meriti un approfondimento quanto avvenuto a Krasnoyarsk, in Siberia, dove sono andati in scena gli attesi campionati nazionali russi di pattinaggio di figura. Hai qualcosa da dire in merito?
“L’unica gara meritevole di un approfondimento è quella femminile, che ha effettivamente fornito qualche spunto interessante. Sorvolando sulle motivazioni del ritiro di Medvedeva, che in ogni caso mai e poi mai sarebbe potuta essere un fattore, è andata in scena la consueta sfida tra le allieve di Eteri Tutberidze, che ha visto trionfare per il secondo anno di fila Anna Shcherbakova.
La detentrice del titolo ha vinto una sfida ad alta quota riuscendo a completare nel programma libero due quadrupli lutz e un quadruplo flip, fatto senza precedenti nella storia.
Shcherbakova ha avuto ragione per un paio di punti della vincitrice della finale del Grand Prix Alena Kostornaia, in testa al termine del primo segmento di gara con una decina di lunghezze di margine.
In base a quanto emerso, Shcherbakova, a parità di programmi puliti, sembrerebbe in possesso di un leggero margine su Kostornaia, che, però, al di là di qualche sbavatura commessa nel libero di Krasnoyarsk, dispone di layout di gara più consolidati in grado di garantirle in ambito internazionale 250 punti. La morale della favola è che Shcherbakova appare attualmente padrona del suo destino, ma al contempo, alla luce della consistenza della compagna di allenamento, non può permettersi errori gravi come sottorotazioni di salti quadrupli o cadute.
I nazionali non hanno, invece, sorriso ad Alexandra Trusova, che nel programma libero ha bucato tre dei quattro quadrupli pianificati riuscendo comunque a terminare la gara sul gradino più basso del podio.
Al di là dell’imprevisto di giornata toccato alla campionessa nazionale juniores, il confronto quotidiano sta consentendo alle tre teenager russe di alzare l’asticella sempre più.
In vista dei Campionati europei, Trusova e Shcherbakova lavoreranno alacremente per aggiungere il triplo axel al layout del programma corto, mentre l’obiettivo non banale per Kostornaia diventa quella di realizzare il quadruplo salchow nella prossima stagione.
Ovviamente, la concorrenza non starà a guardare, ma l’unica con i mezzi tecnici per provare a inserirsi nella contesa è la giapponese Rika Kihira.
Concludendo, la scuola diretta da Eteri Tutberidze ha archiviato il quinto titolo nazionale consecutivo e per il secondo anno di fila ha monopolizzato il podio. La risposta a qualche focolaio di polemica alimentato dai soliti noti è arrivata direttamente dal ghiaccio come era giusto che fosse e con buona pace per tutti”.

Massimiliano, dato che il 2019 si è appena concluso, vorrei assegnare anche degli “Awards” legati all’anno solare appena andato in archivio. Sei pronto?
“Proviamo. Si tratta sempre di valutazioni non semplici e che il più delle volte lasciano il tempo che trovano perché è sempre complicato mettere a confronti sport differenti”.

Chi è stato secondo te l’UOMO DELL’ANNO 2019?
“Scegliere è proibitivo perché il pilota di bob tedesco Francesco Freidrich, il fuoriclasse canadese delle gobbe Mikael Kingsbury, e i norvegesi Johannes Bø, Jarl Magnus Riiber e Johannes Høstfolt Klaebo sono tutti in possesso delle carte in regola per ambire al riconoscimento.
Stiamo parlando di cinque soggetti che stanno riscrivendo la storia delle rispettive discipline e che nell’ultimo anno hanno conquistato quasi tutto quello che c’era a disposizione su piazza.
In questo caso, è proprio quel “quasi” a fare la differenza e a imporre la scelta che ricade su Friedrich e Kingsbury, capaci di vincere nelle discipline di pertinenza entrambi i titoli mondiali e tutte le sfere di cristallo a disposizione.
Il terzetto norvegese, forte di 46 vittorie nell’anno solare 2019, merita in ogni caso il massimo rispetto. Klaebo, in particolare, ha chiuso il 2019 con il numero massimo di successi in eventi individuali di primo livello (16), battendo di una lunghezza Shiffrin, Johaug, Lundby, Bø e Riiber”.

Allora riusciamo a eleggere indiscutibilmente la DONNA DELL’ANNO 2019?
“No, perché in campo femminile è tutto ancora più complicato!
Il ballottaggio è ugualmente a cinque e coinvolge la slittinista tedesca Natalie Geisenberger, la saltatrice norvegese Maren Lundby, l’asso francese delle gobbe Perrine Laffont, la fondista norvegese Therese Johaug e chiaramente Mikaela Shiffrin, di cui abbiamo già parlato con dovizia di particolari.
Logica e palmares indicherebbero Geisenberger, in questo momento però ferma per maternità e quindi lontana dalle gare nel primo scorcio della nuova stagione. Di conseguenza, la preferenza va accordata a Shiffrin e Lundby, accomunate dal fatto di avere vinto 15 eventi individuali di primo livello, Mondiali compresi, e l’ennesima Coppa del Mondo.
Riguardo Perrine Laffont, nome poco conosciuto al pubblico italiano, vanno rimarcati i 15 podi consecutivi in Coppa del Mondo con tanto di tre successi in altrettante uscite nella nuova stagione”.

Spostiamoci sull’orticello italico. Il premio DONNA ITALIANA 2019 a chi va?
“Qui non ci può essere il minimo dubbio. Il riconoscimento spetta per acclamazione a Dorothea Wierer, qualcosa in più dell’atleta azzurra dell’anno negli sport invernali. Allargherei, infatti, il discorso all’intero sport italiano con buona pace per nuotatrici, pallavoliste e calciatrici varie.
La ventinovenne altoatesina ha cambiato il corso della storia del biathlon azzurro diventando la prima atleta a conquistare un titolo mondiale e la vittoria della sfera di cristallo. Inoltre, non paga, ha terminato l’anno solare 2019 in testa alla classifica generale di Coppa del Mondo, situazione che la accomuna a tanti dei fuoriclasse in precedenza citati.
Tra format individuali e prove a squadre è già scollinata oltre i 50 podi in eventi di primo livello (Coppa del Mondo, Mondiali e Olimpiadi), cifra in Italia per poche elette nelle discipline olimpiche invernali e insegue ora l’obiettivo della doppia cifra di successi individuali, ormai distante una sola lunghezza.
Al di là dei numeri, è stata capace di conquistare il pubblico per la sua semplicità, che in qualche modo la rende ancora più vicina a tifosi e spettatori. Non è una vincitrice seriale, termine assai in voga in questo momento storico, ma è un’atleta che si distingue per la spontaneità e la caparbietà generando interesse sia per i suoi punti di forza che per le sue debolezze.
Per risultati e impatto mediatico, Dorothea Wierer è a tutti gli effetti, anche l’atleta dell’anno nell’intero settore del biathlon femminile”.

Infine, a chi va il titolo di UOMO ITALIANO 2019?
“Dominik Paris per come è stato capace di assumere i panni di quel serial winner che da tempo mancava all’appello sul fronte italiano delle discipline olimpiche invernali. Nell’anno solare 2019, è l’atleta che ha vinto più gare in assoluto nello sci alpino facendo meglio degli affermati Pinturault, Kristoffersen e Hirscher, che però ha appeso gli sci al chiodo prima dell’inizio della nuova stagione.
Dopo avere conquistato per primo in Italia la Coppa di specialità del supergigante accoppiandola al titolo mondiale, sembra ormai proiettato verso nuovi traguardi sempre più ambiziosi con il sogno, in particolare, di riscrivere la storia della discesa libera.
Già ora, è l’atleta italiano con più successi in Coppa del Mondo sia in discesa libera che in supergigante e nel complesso, vittorie e podi non fa differenza, si pone alle spalle solamente dell’inarrivabile Alberto Tomba e di Gustav Thoeni, che nel computo dei successi potrebbe anche essere raggiunto e scavalcato in tempi celeri.
La vera scommessa è però quella di provare a emulare i fuoriclasse azzurri di ieri su un altro fronte. La missione di Paris, coadiuvato dall’agguerrita pattuglia femminile, deve essere quella di ricreare a suon di vittorie quel seguito nazional popolare che ha accompagnato e supportato passo passo le gesta dei tanti nomi di peso del passato”.

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Foto: Massimiliano Ambesi

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