Sci di fondo

‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa: “Davos, che disastro per gli azzurri! Valiamo più di così!”

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La terza tappa della Coppa del Mondo di sci di fondo è andata in scena a Davos. La sorprendente Linn Svahn e l’annunciatissima Therese Johaug hanno trionfato tra le donne, mentre fra gli uomini hanno festeggiato Johannes Høsflot Klæbo e Simen Hegstad Krüger.

Inoltre, le prestazioni di casa Italia – complessivamente deludenti – hanno fatto molto discutere. Nella nuova puntata de “L’ululato del Bubo” andiamo dunque a sentire l’analisi di Fulvio Valbusa, campione olimpico di Torino 2006 e voce tecnica per Eurosport, in merito a quanto accaduto.

Bubo, per una volta ‘Ladies first’. Cominciamo dal settore femminile, perché la notizia del weekend è stato il trionfo della giovanissima svedese Linn Svahn nella sprint femminile, nonostante la ventenne fosse alle prime armi in Coppa del Mondo. Dicci tutti i tuoi pensieri su quanto accaduto sabato.   
“Con Linn Svahn è amore a prima vista! La sua prestazione mi ha colpito profondamente, perché ha fatto davvero una grandissima gara. Battere mostri sacri della sprint come Falla e Nilsson, nonché un’americana d’esperienza quale Caldwell, è tutt’altro che banale. Eppure, Linn ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e si è presa una vittoria tanto sorprendente quanto netta. Merito del piglio giusto che deve avere una giovane, ovvero ‘rispetto di tutte, ma timore di nessuna’. In più, oltre ad aver un fisico molto potente che le consente di essere velocissima e reattiva in ogni situazione, mi ha impressionato per la sua intelligenza tattica. Era solamente la sua seconda gara in Coppa del Mondo, ma mi è sembrata una veterana! Una ragazza così completa a soli 20 anni, capace di superare avversarie che hanno stravinto Olimpiadi, Mondiali e Coppe del Mondo, merita di essere premiata con il massimo dei voti. Certo, Nilsson deve ancora smaltire gli acciacchi autunnali e Falla non è al 100%, ma la prestazione di Svahn resta impressionante. Detto questo, vorrei dare un bel dieci anche a Falla, perché nonostante le sue difficoltà è riuscita a racimolare un secondo posto preziosissimo nella corsa alla Sfera di cristallo di specialità. È stata oscurata dall’exploit di Svahn, ma si merita a sua volta una menzione perché ha saputo spremere il sangue dalle rape, vista la sua condizione attuale”.

Per quanto riguarda l’altra gara, invece, parafraserei Remarque. ‘Niente di nuovo sul fronte distance’.
“Inutile dilungarsi troppo, le indiscrezioni di inizio stagione si sono rivelate veritiere. Theresina è praticamente imbattibile. Credo che Heidi Weng e Jessica Diggins abbiano fatto una gran gara, ma non hanno potuto nulla contro una Johaug stellare. Loro due sono quelle meno lontane, ma contro lo scricciolo atomico non ce n’è per nessuno. Certo, Charlotte Kalla è piantata e Natalia Nepryaeva ingolfata, ma cambierebbe poco anche se fossero entrambe al top”. 

Passiamo a casa Italia. Partiamo dalla sprint. Quali sono le tue opinioni su quanto accaduto sabato?
“Ho visto dei segnali incoraggianti. Francesca Franchi è stata una nota positiva. Ha superato la qualificazione, e non era certo banale, dopodiché in batteria ha fatto quello che poteva contro dei calibri esagerati per il suo livello attuale. Va bene così, sicuramente promossa. Riguardo Greta Laurent, ammetto di essere stato sorpreso nel non vederla arrivare in semifinale. Mi ha fatto un’ottima impressione nel primo giro, durante il quale ha sciato molto bene, però si è inceppata al secondo passaggio sulla salita, finendo per arenarsi nuovamente in batteria. Ecco, lei e Lucia Scardoni faticano a ripetere nei quarti di finale quanto di buono fanno in qualificazione. Non credo che la grande prestazione di Ruka sia stata un caso, perché gli sci saranno anche stati ottimi, ma per sfruttarli a dovere bisogna averne. Per questa ragione sono convinto che entrambe possano crescere di livello. Non appena riusciranno a esprimersi in batteria come in qualificazione, allora il passaggio alle semifinali sarà alla portata di entrambe”.

Allora dipingiamo la sprint di ‘verde’, il colore della speranza. Non credo si possa dire altrettanto della prova distance. Oppure sei di diversa opinione?
“No, la prestazione nella 10 km è stata proprio nera. Non ci si può nascondere dietro un filo d’erba, non vedo proprio attenuanti. Resto dell’idea che non andare a Lillehammer sia stato un errore. Ho spiegato il perché settimana scorsa e lo ribadisco anche oggi. Tuttavia, sarebbe inutile sparare ad alzo zero, limitandosi a critiche distruttive. Quindi, penso si debba effettuare un esame di coscienza e guardare avanti, perché ritengo che la squadra femminile non valga questo risultato e le ragazze siano in grado di dare molto di più. Elisa Brocard e Ilaria Debertolis possono solo crescere, mentre Francesca Franchi e Sara Pellegrini hanno avuto un buon finale, che domenica sarà anche servito a poco, ma rappresenta quantomeno un segnale di vita. Non sarà molto, ma da qualche parte bisogna pur ripartire in vista dei prossimi appuntamenti”.

Passiamo al settore maschile. Abbiamo visto una sprint molto spettacolare. Il vincitore sarà anche il solito, ma ha sofferto più del previsto e, per quanto riguarda l’Italia, c’è stata la delusione di vedere Pellegrino eliminato in semifinale. Qual è la tua analisi?
“Klæbo ha ribadito di essere il numero uno nella sprint, pur trovando un Chanavat da paura. Sappiamo benissimo che il francese a Davos ha sempre tirato fuori conigli dal cilindro e anche questo 2019 non ha fatto eccezione. È stato un grandissimo duello, favorito da una leggera flessione del norvegese unita a una superprestazione del transalpino. Io credo che la miscela di questi due fattori abbia contribuito notevolmente a eliminare Pellegrino già in semifinale. Al riguardo vorrei approfondire l’argomento”.

Prego, la rubrica è tua!
“Allora, Chicco ha dichiarato di aver commesso un errore tattico. Io, al contrario, ritengo che dal punto di vista strategico non abbia corso così male, perché in semifinale era secondo in cima all’ultima salita. A mio avviso è stato troppo duro con sé stesso nelle dichiarazioni post-gara. Invece, la mia lettura è un’altra. Quella che gli è mancata è stata la brillantezza. Parlo per impressioni, perché non è riuscito a scollinare prepotentemente come sa fare lui di solito, con pattinate veementi, buttandosi poi giù in discesa per affrontare le curve con cattiveria e mangiarsi gli ultimi cento metri. Insomma, non ho visto il solito Pellegrino. Sarà stata solo una sensazione? Non saprei. Bisogna aggiungere che non è stato fortunatissimo, perché ha mancato il ripescaggio per soli due decimi. Non dimentichiamoci che in passato, Chicco è più volte stato in grado di salire sul podio da ripescato, come peraltro successo a Falla proprio sabato. Magari, se fosse riuscito a salvarsi in semifinale, oggi staremmo commentando un terzo posto anziché un ottavo. Credo, però, che in ogni caso avrebbe avuto vita dura contro Klæbo e Chanavat. Dico questo perché Pellegrino non mi sembra ancora al top. Non l’ho visto brillantissimo, perché non saltava come suo solito sulle salite e non l’ho visto reattivo in spinta e velocità di esecuzione nella parte finale. Ribadisco, può essere solo una mia sensazione, ma io racconto ciò che ho visto. Comunque occhio, credo sia stata solo una parentesi negativa e già settimana prossima a Planica Chicco possa tirarsi su e tornare a lottare per il successo”.

Scopriremo presto se hai ragione o meno. Di sicuro, la performance di Pellegrino si è incastonata in un weekend complessivamente deludente per la squadra azzurra. Oppure sei di diversa opinione?
“C’è una nota positiva e si chiama Davide Graz. Mi è davvero piaciuto, perché si è qualificato e in batteria ci ha provato lungo il rettilineo di passaggio. Si è buttato fuori, cattivo, senza timore di nessuno. Poi è andata come andata, ma non ha niente da recriminare. Quindi Graz lo promuovo, punto. Il resto della squadra nella gara distance non è proprio pervenuto. Sinceramente, faccio fatica a ricordare una prestazione così negativa in tecnica libera. Il primo quarantaseiesimo? Che batosta! Soprattutto perché bisogna guardare chi è arrivato nei trenta. Ho difficoltà a commentare una cosa simile. Però da pattinatore, sapendo cosa si è fatto nella storia a Davos a tecnica libera, mi viene male a vedere in zona punti gente come Pukhalo, Pepene e Rojo, mentre i nostri sono addirittura fuori dai quaranta! Massimo rispetto per i tre citati, ma immagino si sia capito cosa voglio dire. È stata proprio una controprestazione assoluta e non è facile commentare un risultato del genere”.

D’accordo, ma proprio per la sua clamorosità, avrai un’opinione del come si sia giunti a questa ‘Caporetto’.
“Sinceramente mi sembra che manchi ritmo. Il ritmo però si costruisce facendo gare. Settimana scorsa avevo espresso le mie perplessità in merito alla decisione di non presentarsi a Lillehammer e purtroppo è successo ciò che temevo. Un’Italia così in difficoltà non l’ho mai vista. Addirittura De Fabiani è arrivato a fermarsi su una neve così dura, dove poteva fare molto bene. Ammetto di essere preoccupato, ma almeno c’è un dato di fatto. Non si può che migliorare e in questo momento più si gareggia, meglio è, perché solo così si potranno trovare i ritmi che si cercano”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Davide Glatz

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