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Volley, Coppa del Mondo 2019. Italia: due sconfitte ampiamente previste ma l’obiettivo non è il risultato

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Bastano le prime due partite a confermare quello che un po’ tutti pensavano e temevano: l’Italia non sarà protagonista nella lotta per la vittoria e forse neanche per il podio della Coppa del Mondo che ha vissuto le prime due giornate in Giappone. Gli azzurri non sono andati là per vincere anche se il risultato dell’Europeo, con l’uscita di scena mesta nei quarti contro una Francia all’ultima recita prima di due sconfitte brucianti, qualche piccola pressione sul gruppo di Blengini e forse anche su Blengini stesso, l’ha messa.

Partiamo da qui: il tecnico azzurro è veramente in bilico come si legge da più parti? Non averlo cambiato dopo il flop, quello sì, fragoroso, del Mondiale in Italia dell’anno scorso ed esonerarlo oggi, a dieci mesi dall’Olimpiade, due mesi dopo aver conquistato brillantemente la qualificazione ai Giochi e dopo aver lanciato in Nations League un gruppo di giovani che si è fatto onore in giro per il mondo, sarebbe una scelta quantomeno discutibile. In Giappone a Blengini si chiede solo di far fare esperienza ad un gruppo in cui ci sono atleti di sicuro interesse per il futuro e che devono acquisire la giusta esperienza e continuità a livello internazionale che, per forza, passa anche da qualche scoppola come quella subita contro il Giappone o come il finale del terzo set della sfida contro gli Stati Uniti ma, chi prima, chi dopo, tutte le Nazionali hanno attraversato qualche fase “down” nella lunga estate zeppa di appuntamenti. Blengini merita di andarsi a giocare le Olimpiadi con il “suo” gruppo, quello dell’argento di Rio e delle tante battaglie delle ultime stagioni, dopodiché si tirerà una riga e si faranno le giuste valutazioni: se c’è un problema che l’Italia non ha in questa fase storica è quella della bravura e preparazione degli allenatori, basti pensare a quello che ha appena fatto Alberto Giuliani in Slovenia.

La squadra, nelle prime due uscite in Giappone contro gli scatenati padroni di casa e i solidi statunitensi, ha mostrato i soliti limiti, ma anche qualche aspetto positivo, auspicabile alla vigilia. La ricezione e il servizio sono gli aspetti su cui lavorare maggiormente. Troppo facile per gli avversari mandare in difficoltà il sistema di ricezione della squadra azzurra: è fondamentale crescere, alzare percentuali e precisione, perché in questo momento l’Italia non ha un vero e proprio specialista della ricezione, liberi compresi e dunque serve l’aiuto di tutti. Troppo facile per gli avversari anche ottenere il cambio palla per un livello di servizio non sempre efficace. I picchi non mancano, ma va trovata la continuità e un giusto bilanciamento fra efficacia ed errori, ancora troppi per l’efficienza del servizio.

I fari erano puntati sull’ex olandese Kooy, che ha fatto il suo debutto e tutto sommato non se l’è cavata male, confermando le qualità messe in mostra nel suo periodo “italiano” della carriera. Buona manualità e anche discreta potenza in attacco, discreta battuta, da rivedere in difesa e ricezione, ma i primi passi sono promettenti. Da rivedere anche i giovani azzurri che, Sbertoli a parte, si erano già ampiamente visti in Nations League: Lavia, Cavuto e Russo di spazio ne hanno avuto e ne avranno: finora non hanno strabiliato, ma possono sicuramente crescere nella manifestazione, in attesa di una stagione nei club che potrebbe farli decollare definitivamente ad altissimi livelli.

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Foto: FIVB

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