Ciclismo

Ciclismo, Fabio Aru corteggiatissimo! Piace a Movistar e Ineos, Bardiani e Androni ci pensano

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Fabio Aru non sale sul podio di un grande giro dalla vittoria della Vuelta 2015. L’ultima top5 risale invece al Tour de France 2017. Da allora, complici infortuni, operazioni e note vicissitudini, è rimasto solo il ricordo del corridore che aveva infiammato l’Italia.

Nonostante i risultati latitino ormai da tempo, il Cavaliere dei Quattro Mori resta un pezzo corteggiatissimo del ciclomercato. Il triennale con la UAE Emirates scadrà il 31 dicembre 2020 e non è un mistero che difficilmente si arriverà ad un rinnovo. I dirigenti arabi, che si attendevano ben altre prestazioni da parte del sardo, non sono disposti a continuare a sborsare i 3,2 milioni di euro l’anno che attualmente percepisce; inoltre la prorompente ascesa di Tadej Pogacar, che ha firmato un sontuoso adeguamento contrattuale fino al 2023, lascia intendere che sarà proprio lo sloveno la stella polare della squadra nel futuro a breve e medio termine.

Aru avrà un anno di tempo per riscattarsi e, soprattutto, tornare quel corridore capace di salire per due anni di fila sul podio del Giro d’Italia nel 2014 e 2015. Non sarà semplice ricucire i rapporti con la dirigenza (di recente Giuseppe Saronni aveva pubblicamente preso le distanze dal corridore azzurro: “Ha voluto partecipare al Tour, ora alla Vuelta si vedono i risultati…“) e, ad oggi, le percentuali che il rapporto prosegua appaiono risicate.

Alla porta del nativo di San Gavino Monreale stanno tuttavia bussando delle vere e proprie corazzate, a partire dalla numero uno in assoluto: il Team Ineos di Egan Bernal, Geraint Thomas e Chris Froome. La compagine britannica punta a modellare una rosa sempre più attrezzata attorno a Bernal, consapevole che la recente campagna di rafforzamento della Jumbo-Visma potrebbe impensierire il dominio degli ultimi due lustri. Per questo Aru è stato individuato come un possibile gregario di lusso: viene da chiedersi se l’isolano sia disposto ad accettare un ruolo da comprimario, sebbene lautamente retribuito.

Chi segue da tempo i possibili sviluppi della vicenda è la Movistar. La compagine spagnola, nel 2020, perderà Richard Carapaz (andrà alla Ineos) e Nairo Quintana (nuova esperienza alla Arkea-Samsic), mentre Alejandro Valverde, per quanto infinito, compirà 40 anni. Le punte di diamante saranno dunque gli iberici Mikel Landa (confermato) ed Enric Mas (in arrivo dalla Deceuninck-Quick Step, ha firmato un triennale), ma è chiaro che per Aru, a differenza della Ineos, le prospettive di riuscire a ritagliarsi qualche spazio da capitano sarebbero maggiori.

Alla finestra osservano anche Bardiani ed Androni (come ci ha confessato Gianni Savio): si tratta di due team Professional con budget chiaramente neppure paragonabili a quelli di Ineos e Movistar. Aru dovrebbe ridimensionare, e non di poco, le proprie pretese economiche, accettando con umiltà di ripartire con ambizioni più modeste, per poi intraprendere la complessa strada verso la rinascita.

federico.militello@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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