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Volley femminile, Europei 2019: i punti di forza da sfruttare ed i punti deboli su cui lavorare. Lo screening dell’Italia di Mazzanti

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Cosa c’è e cosa manca all’Italia alla vigilia di un Europeo che arriva al termine di una stagione già lunghissima e intensa per il clan azzurro non è facile da individuare ma le caratteristiche di questa squadra sono piuttosto chiare e non potranno variare nel giro di poche settimane dalla qualificazione olimpica alla rassegna continentale che scatterà venerdì.

L’Italia di Mazzanti è una squadra con chiare caratteristiche molto simili a quelle della maggior parte dei top team mondiali. Due attaccanti di palla alta con spiccatissime doti offensive, in questo caso Egonu e Sylla, una giocatrice di equilibrio come Lucia Bosetti, due, ma in questo caso sarebbe meglio dire tre, centrali complete, forti in attacco e a muro, magari con peculiarità leggermente diverse una dall’altra nel modo di attaccare il primo tempo o la fast e di approcciare il muro, alzatrice e libero (Malinov e De Gennaro) di grande qualità, che spesso nei particolari risultano decisive.

Il clichè della pallavolo moderna è questo, volenti o nolenti e uscirne risulta complicato, per cui Mazzanti si è adeguato senza troppe difficoltà avendo materiale di qualità su cui lavorare. Per l’Europeo, però, viene a mancare un fattore importante che si chiama Elena Pietrini, giocatrice che avrebbe anche potuto ricoprire il ruolo di banda titolare come è accaduto per gran parte del cammino in Nations League ma che ha preferito fermarsi perchè ha capito che non aveva più energie mentali e fisiche da offrire alla causa azzurra. Un’assenza che toglie a Mazzanti una carta importante perchè, come Sylla, Pietrini riesce ad essere molto efficace in attacco, a volte addirittura devastante e si barcamena in ricezione, tenendo livelli tutto sommato accettabili nella maggior parte delle situazioni. Nwakalor ed Enweonwu, chen diventano automaticamente terza e quarta banda, sono tutte da verificare a questi livelli ma, vista la qualità di alcune avversarie, non è escluso che Mazzanti possa anche gettarle nella mischia nella fase iniziale per verificarne caratteristiche e qualità che potrebbero tornare utili nella seconda fase del torneo, quella decisiva.

Il tutto senza tenere conto del fattore Sorokaite che, in realtà, può essere considerata come la vera terza banda di questa squadra. Ha già ricoperto il ruolo di schiacciatrice ricevitrice anche recentemente in azzurro e, con a fianco ricevitrici come Bosetti e De Gennaro, la sua scarsa propensione alla ricezione potrebbe anche non risultare fatale alla squadra. Tutto, comunque, parte da lì: dalla ricezione che è un po’ il fondamentale chiave su cui Mazzanti dovrà lavorare tanto per fare in modo che le azzurre possano essere competitive fino in fondo. Ancora una volta De Gennaro dovrà mettere a disposizione della squadra tutta la sua classe e il suo spirito di sacrificio che la porta a prendere zone dal campo sempre più ampie sulle battute avversarie.

L’altra incognita riguarda il gioco veloce della squadra italiana. Quella che sembrava in certi frangenti la giocata più efficace della prima parte della Nations League, il primo tempo di Danesi, spesso decisivo nelle prime partite, è completamente venuto meno sia nelle finali di Nanjing, sia nelle qualificazioni olimpiche di Catania e l’ingresso di Folie, che sembra avere un feeling particolare con Malinov, alla fine è risultato decisivo. Folie ha garantito anche a muro un ottimo apporto e il lungo stop per infortunio, le convocazioni a singhiozzo nella prima parte della stagione azzurra, hanno fatto sì che la centrale bolzanina di Conegliano sia arrivata con energia da vendere al torneo di Catania, condizione che potrebbe portarsi dietro fino all’intero Europeo. L’impressione è che ci sarà molto turn over anche al centro nella prima parte del torneo, fino ad arrivare alla quadratura del cerchio che dovrebbe comprendere la presenza di Chirichella nel ruolo di titolare fissa.

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Foto Fivb

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