Ciclismo

Tour de France 2019: Egan Bernal, un trionfo storico che segna una nuova era

Alessandro Farina

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Un trionfo storico, che segna una nuova era del ciclismo. Egan Bernal vince il Tour de France 2019 e diventa il primo corridore sudamericano a conquistare la maglia gialla, oltre che il più giovane dell’ultimo secolo. Un’impresa davvero memorabile, perché sale sul gradino più alto del podio di Parigi a soli 22 anni e 196 giorni, ed a riuscirci prima di lui furono solo Henry Cornet, che nel 1904 trionfò a 19 anni e 355 giorni, e François Faber, nel 1909 a 22 anni e 187 giorni. Statistiche, record, che non sono fini a se stessi, ma che dimostrano da un lato il cambio epocale in atto e dall’altro che Bernal ha davanti a sé una carriera in cui potrebbe davvero raggiungere i grandi miti.

Il primo colombiano in giallo è la dimostrazione definitiva della globalizzazione del ciclismo moderno e della grande ascesa del movimento sudamericano negli ultimi anni. Basti pensare che due mesi fa ha vinto il Giro d’Italia un ecuadoriano, Richard Carapaz, e che con Nairo Quintana e Rigoberto Urán, la Colombia è salita sul podio cinque volte negli ultimi sette anni. I tempi in cui Belgio, Francia e Italia si spartivano le vittorie sembrano ormai lontani. La concorrenza è diventata sempre più alta e per vincere serve quel cuore e quella grinta che i corridori sudamericani hanno nel DNA e che anche in questo Tour ha fatto la differenza. In tal senso si è passati anche dalla freddezza di Chris Froome e Geraint Thomas alle lacrime di Bernal, che alla prima intervista in giallo ha faticato a parlare per la commozione. Un corridore umile e sincero, che sa emozionarsi ed emozionare.

Arriviamo al secondo punto perché Bernal non è solo il presente, ma anche il futuro dei Grandi Giri. Lo ha detto anche oggi in un’intervista Vincenzo Nibali, perché questo corridore è un predestinato, che in questo Tour si è definitivamente consacrato e possiede tutte le qualità per iniziare a riempire il suo palmares con grandi successi. Il colombiano è infatti uno dei più forti, se non il più forte, scalatore in attività. In questa Grande Boucle ha tenuto un passo superiore a tutti in salita, riuscendo a staccare i rivali con estrema facilità prima nella tappa di Valloire e poi sul Col de l’Iseran. Va poi bene anche a cronometro, visto che nella prova contro il tempo di Pau ha saputo limitare i danni dai rivali diretti. Ultima caratteristica, ma non per importanza, possiede un’intelligenza tattica degna dei grandi campioni. In corsa Bernal ha infatti mostrato una padronanza e una capacità di gestione non comuni alla sua età. I suoi attacchi sono stati mirati e calibrati alla perfezione perché di fatto ha vinto il Tour con una sola grande azione sul Col de l’Iseran. Ciò non è negativo, tutt’altro, perché per dominare avrà tempo e invece si è mosso in modo impeccabile per le sue capacità attuali. Oggi Bernal ha scritto quindi la storia e la sensazione è che possa farlo molte altre volte nei prossimi anni.

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alessandro.farina@oasport.it

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Foto: LaPresse

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