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MotoGP, le pagelle del Mondiale 2018: Marc Marquez ingiocabile, Dovizioso paga gli errori. Valentino Rossi ancora competitivo

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Si è chiusa una ennesima, splendida, stagione di MotoGP, ed è quindi tempo di vacanza per tutti. Come ogni classe che si rispetti, però, prima dell’arrivederci a dopo le ferie, i piloti devono prendere visione delle rispettive pagelle. Le 19 gare di questa annata rappresentano un campione davvero ampio per valutare chi si è comportato bene, chi ha chiuso le fatiche con il massimo dei voti, chi si è dimostrato rivedibile e dovrà ripresentarsi a settembre, o meglio a marzo viste le tempistiche della classe regina, e chi, invece, è stato bocciato. Andiamo, quindi, ad analizzare nel dettaglio le pagelle ufficiali del Mondiale MotoGP 2018. Chi sarà il migliore e chi il peggiore?

 

LE PAGELLE DEL MONDIALE MOTOGP 2018

 

MARC MARQUEZ (HONDA) 10: Il campione del mondo venerdì in conferenza stampa si era attribuito un 9.5 in pagella, ma secondo noi il suo voto è un 10 pieno. Lo spagnolo centra il suo quinto titolo iridato nella classe regina (il settimo in assoluto) e conclude una stagione (l’ennesima) nella quale è lui a decidere tutto. Se ne ha, vince. Ci sono poche chiacchiere. Siamo nel bel mezzo dell’Era Marquez e il numero 93 ci tiene a ribadirlo in ogni occasione. Dalla sua ha a disposizione una Honda cucitagli addosso che, ovviamente, gli dà una generosa mano, ma alzi la mano chi può mettere in discussione il suo talento. A volte esagera, come si è visto in Argentina o Mugello (ieri lo ha tradito la moto sotto il diluvio), altrimenti schiodarlo giù dal podio è una vera impresa. Dominatore, ancora una volta. Chi riuscirà a fermarlo nei prossimi anni? 

DANI PEDROSA (HONDA) 5: Una ultima stagione di carriera nel Motomondiale non certo all’altezza del campione di Sabadell che, con il senno di poi, forse avrebbe potuto anticipare tale decisione ad un anno fa, dato che in questo campionato non si è quasi mai visto, nè ai suoi livelli, nè nelle posizioni che contano. Il suo migliore risultato è un quinto posto, ripetuto quattro volte, davvero un addio deludente per lo spagnolo. Gracias y adios Dani!


VALENTINO ROSSI (YAMAHA) 6.5: Sia ben chiaro, per un nove volte campione del mondo non si tratta certo di una stagione da mettere in cornice, anzi, ma il “Dottore” ha notevoli attenuanti, in primis una moto in enorme difficoltà lungo quasi tutto il corso dei 19 GP. Nei rari casi nei quali la M1 si è dimostrata accettabile è stato in grado di salire sul podio in cinque occasioni ma, sostanzialmente, questo 2018 andrà messo alle spalle in fretta. Per il pilota di Tavullia nemmeno un successo, non accadeva dai tempi in Ducati.

MAVERICK VINALES (YAMAHA) 6: Arriva alla sufficienza solamente grazie al successo di Phillip Island. Senza quel trionfo per lo spagnolo si sarebbe chiusa una stagione da 5.5, con le stesse attenuanti di Rossi, ma con l’aggravante di essere sempre arrivato alle spalle del numero 46 quando la modo arrancava. 

ANDREA DOVIZIOSO (DUCATI) 7.5: Forse siamo stati di manica larga, ma “Desmo Dovi” non ha disputato certo una brutta annata, anzi. Sperava di poter combattere fino alla fine per il titolo con Marc Marquez, ma gli “zero” di Jerez (non certo per colpa sua), Le Mans e Barcellona hanno fatto mangiare le mani al pilota romagnolo. Nonostante un avvio complicato, il suo bottino parla di 4 vittorie, 3 secondi posti e due terzi, in poche parole, un andamento positivo. L’amaro in bocca rimane, e sarà uno stimolo per il 2019. Ad maiora Andrea!

JORGE LORENZO (DUCATI) 6: Una media tra le gare nelle quali è sembrato tornare quello dei tempi belli, e le prove nelle quali ha faticato. Dopo un 2017 da incubo, l’avvio di 2018 sembrava addirittura puntare verso orizzonti peggiori. Poi, al Mugello, la rinascita. Tre vittorie ed un secondo posto nel breve volgere di sei gare, avevano addirittura ipotizzato una rincorsa verso il titolo per il maiorchino che, dopo poco, ha dovuto pensare maggiormente al trasferimento in Honda ed ai cerotti dopo le cadute di Buriram ed Aragon. Chiude l’annata con tre gare saltate che costano care a livello di punti e classifica, ma tutto sommato, arriva una sufficienza per lo spagnolo. Il prossimo anno avrà Marc Marquez come compagno di team. Auguri Jorge!

ANDREA IANNONE (SUZUKI) 6.5: Forse la piena sufficienza sorprenderà, ma The Maniac non ha certo fatto male in questo 2018. Quattro podi totali sono un bottino decoroso, ma il pilota di Vasto ha saputo centrare anche diverse sessioni nel corso della stagione, dando la sensazione di aver preso per mano una Suzuki lacunosa, fino a portarla a buoni livelli. Il prossimo anno inizierà la sfida in Aprilia, e non sarà certo semplice!

ALEX RINS (SUZUKI) 7.5: Era reduce da un’annata decisamente complicata, da rookie e condizionata da un lungo infortunio. Lo spagnolo inizia con qualche difficoltà di troppo (tre ritiri nelle prime quattro uscite) poi cambia marcia, centra due piazze d’onore e chiude in crescendo con la splendida prova di Valencia nella quale, sotto il nubifragio, battaglia ad armi pari con Rossi e Dovizioso, fino a chiudere ancora una volta secondo. In classifica è quinto assoluto. In rampa di lancio!

JOHANN ZARCO (YAMAHA TECH3) 5: Ma ve lo ricordate come aveva iniziato la sua annata? il francese veniva messo in ogni discorso concernente vittorie, pole position e, anche, titolo iridato. Dopo poche uscite, tuttavia, si è subito capito che il suo 2018 sarebbe stato di ben altro tenore, soprattutto per l’addio annunciato alla Yamaha. Zarco sparisce in fretta, salvo rivedersi, in rari casi, nel finale di stagione. Ad ogni modo porta a casa tre podi, ma da lui ci si attendeva ben altro. Andrà meglio l’anno prossimo Johann!

HAFIZH SYAHRIN (YAMAHA TECH3) 5: Dal malese ci si attendeva, francamente, ben poco. Chiamato a sostituire Jonas Folger (torna presto!) viene catapultato nella classe regina e, sostanzialmente, non fa disastri. Di punti ne arrivano pochi, ma sei piazzamenti nella top15 non sono certo un risultato da buttare. 

DANILO PETRUCCI (DUCATI PRAMAC) 6: Una stagione alla quale è mancato un vero e proprio guizzo. Il secondo posto di Le Mans non è poco, ma è l’unico podio in una annata nella quale il pilota umbro voleva conquistare il primo successo nella massima categoria. Rispetto ad altre volte spreca meno occasioni (non arriva al traguardo in un solo GP) ma da Petrux era lecito attenderci qualcosa di più. Il passaggio alla Ducati ufficiale, forse, lo ha tranquillizzato dopo mesi conditi da tanti pensieri ma, da un lato, lo ha visto meno “cattivo” in pista. Su una cosa non c’è alcun dubbio: nel 2019 Petrucci si giocherà la carriera. 

JACK MILLER (DUCATI PRAMAC) 5.5: In questa stagione ha avuto il merito di dimostrare che non va forte solamente quando si aprono gli ombrelli, ma è l’unica soddisfazione di un’annata nella quale ha centrato la pole in Argentina e, al massimo, ha chiuso due volte in quarta posizione. Prende una notevole “paga” dal compagno sotto forma di una cinquantina di punti, per cui non si può certo parlare di una stagione perfetta, anzi, ma qualcosa qua e là l’ha fatta vedere. Anche per lui, senza tanti giri di parole, il 2019 sarà assolutamente decisivo in ottica futura. 

CAL CRUTCHLOW (LCR HONDA) 7: Se sapesse tenersi lontano da cadute e guai avrebbe ampiamente dimostrato che potrebbe giocarsela per il podio (quasi) in ogni gara. Il britannico impreziosisce la sua stagione vincendo la roulette di Termas de Rio Hondo per gentile concessione di Marc Marquez, ma è uno che quando può piazzare la zampata, la piazza. Tre podi in totale e tre volte immediatamente ai piedi, possono valere una sufficienza piena, contando che tre volte non è arrivato al traguardo e in tre occasione non ha potuto correre per acciacchi assortiti. Go on Cal!

TAKAAKI NAKAGAMI (LCR IDEMITSU HONDA) 4: Sballottato dalla Moto2 alla MotoGP senza passare dal via (grazie a munifici sponsor asiatici) e con poca esperienza. Il bottino è davvero magro dato che sono arrivati appena 23 punti, con un 12esimo posto come migliore piazzamento. Al giapponesino, con il senno di poi, avrebbe fatto bene rimanere ancora un anno nella classe mediana. 

FRANCO MORBIDELLI (HONDA EG 0,0 VDS) 6: Una sufficienza stiracchiata e di stima per il pilota romano. Morbidelli se la merita, soprattutto, per la situazione nella quale ha dovuto guidare. La moto (sarebbe una Honda dopotutto) non è mai stata competitiva e non ha visto il minimo miglioramento dato che il campione del mondo della Moto2 del 2017 ha annunciato lo sbarco in Yamaha nella stagione ventura. In totale Morbido colleziona 50 punti, con un ottavo posto come miglior prestazione, mentre si mangia le mani per la caduta di Valencia, quando era al quinto posto sotto il diluvio. Le stagioni negative sono ben altre. Animo Frank! 

THOMAS LUTHI (HONDA EG 0,0 VDS) 3.5: Solamente 12 mesi fa aveva conteso il titolo iridato nella Moto2 proprio al suo nuovo compagno Franco Morbidelli. In questo 2018, invece, lo svizzero è sparito, e ha visto con il binocolo la coda della moto del nostro alfiere. Non arriva al traguardo in tre sole occasioni, ma gli zero punti in classifica sono un’onta non da poco, soprattutto se confrontati con la cinquantina del suo vicino di box. 

ALEIX ESPARGARO’ (APRILIA) 5: Il catalano sperava in una stagione diversa ma, per sua sfortuna, ha assomigliato molto alla 2017, con alti (pochi) e bassi (troppi). In alcune gare si fa largo e chiude nei piani alti della classifica, come il sesto posto di Aragon, ma il suo obiettivo in questa annata era ben più importante. Missione fallita. A questo punto allo spagnolo non rimarrà che incrociare le dita in vista del prossimo campionato, confidando in una Aprilia decisamente migliore. 

SCOTT REDDING (APRILIA) 3: L’Aprilia non è certo la Ducati, ma il britannico disputa un’annata letteralmente disastrosa. Quattro collezioni 15 punti totali è un misero score e, tendenzialmente, lo si nota solo quando sopraggiunge la pioggia. Chiude l’anno dando l’addio alla MotoGP e insultando la moto, per chiudere non certo in bellezza un 2018 orribile. Bye bye Scott!

ALVARO BAUTISTA (DUCATI ANGEL NIETO) 7: Saluta la MotoGP nel migliore dei modi, correndo nella giusta maniera e mettendosi in luce appena ne ha l’occasione. Sfiora il podio in tre occasioni e ha anche l’onore di salire sulla Ducati ufficiale in Australia. Umilia il vicino di box ed è pronto a sbarcare in Superbike per essere protagonista. Hasta luego Alvaro!

KAREL ABRAHAM (DUCATI ANGEL NIETO) 2: Ci si ricorda a stento che corresse in MotoGP quest’anno. Stagione assolutamente da buttare, senza mai uno spunto degno di nota, nè sull’asciutto nè sul bagnato. Chiude ad un centinaio di punti dal compagno di scuderia, se non è una disfatta questa…

XAVIER SIMEON (DUCATI REALE AVINTIA) 2: Quando un anno fa il team annunciò il suo arrivo nella MotoGP (dopo una militanza, con ben pochi guizzi, in Moto2) molti si erano sorpresi. Il suo andamento di questo 2018 ha ampiamente confermato i dubbi, anzi, forse li ha addirittura ampliati. Il belga in questa categoria è ancora un pesce fuor d’acqua e chiude con un solo punto, tante cadute, e appena cinque piazzamenti nei primi 17.

POL ESPARGARO’ (RED BULL KTM) 5: La moto è quella che è, ovvero deboluccia, ma lo spagnolo non disputa una stagione orrenda, anzi. Si ferma a lungo per un infortunio, non arriva al traguardo in ben cinque occasioni, ma arriva comunque a 51 punti in classifica con una buona regolarità. Chiude davanti al compagno di scuderia nonostante quattro GP in meno, e non è poco e salva “capra e cavoli” con il podio di Valencia, primo in MotoGP. 

BRADLEY SMITH (RED BULL KTM) 3.5: Lascerà spazio a Johann Zarco e, nell’ottica del team, anche ben pochi rimpianti. Ennesima stagione complicata per il britannico che è mai stato in grado di emergere dalla mediocrità della KTM. 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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