Basket
‘Italia, come stai?’: perché non vinciamo più negli sport di squadra? Le cause di un declino. Il futuro è donna
C’era una volta l’Italia che dominava negli sport di squadra e veniva invidiata in tutto il mondo. L’apice alle Olimpiadi di Atene 2008, con ben otto selezioni qualificate: basket, calcio, pallavolo maschile e femminile, pallanuoto maschile e femminile, baseball e softball.
Oggi il Bel Paese non solo non sa più vincere, ma fatica addirittura a mantenersi a galla su livelli dignitosi. Se consideriamo basket, calcio, pallavolo e pallanuoto, ci accorgeremo che i difetti e le problematiche sono sostanzialmente gli stessi.
LE CAUSE DEL DECLINO
- Assenza di ricambi. Non si lavora bene sui giovani, sulla loro formazione di base. Non esiste un percorso di crescita serio e che consenta alle nuove leve di sviluppare non solo la tecnica, ma anche la personalità per farsi largo nel mondo dei professionisti. Se i ragazzi italiani non giocano è perché le squadre di club sanno che con loro non sarebbero competitive per determinati obiettivi. Senza girarci attorno, non sono all’altezza.
- Le regole a tutela degli italiani vengono aggirate. In sport come basket, pallanuoto e volley vige l’obbligo di schierare una quota minima di azzurri. Una regola che viene aggirata in diversi modi. Può accadere che l’acquisizione della cittadinanza consenta ad uno straniero di competere da italiano o, più semplicemente, si schierano i ragazzi nostrani solo nei ruoli meno importanti e non decisivi nell’ottica del risultato. Qualche esempio? Pensiamo alla pallavolo: in quasi tutti i club di Superlega i centrali italiani abbondano, ma quasi tutti gli schiacciatori fanno panchina. Non è una sorpresa il ritrovarsi poi senza una valida alternativa dopo il ritiro di Osmany Juantorena dalla Nazionale. E che dire poi del basket, dove la regola del 5+5, sovente, sarà così riassumibile: 5 stranieri in campo e 5 azzurri in panchina…Ci agganciamo al punto n.1: le regole non servono a nulla se non crescerà il livello di base degli atleti italiani.
- Ricorso alle naturalizzazioni. Preso atto che tutti i Campionati sono invasi da stranieri, i commissari tecnici devono fare i salti mortali per trovare dei giocatori ‘convocabili’, a volte lavorando di pura fantasia (pensiamo alla chiamata di Zaniolo nel calcio, più come provocazione che per meriti tecnici) o attingendo addirittura dalle serie inferiori. La soluzione più pratica e veloce diventa così quella delle naturalizzazioni. Juantorena nel volley, Echenique, Figlioli, Bodegas e Molina nella pallanuoto, Jorginho ed Emerson Palmieri nel calcio, Burns e Brooks nel basket. Salvo qualche eccezione, si tratta di tratta di scarti delle altre Nazionali, dunque è inverosimile che siano questi giocatori a rendere una Nazionale improvvisamente competitiva. E infatti ciò non accade…
- Mancanza della volontà di cambiare. La situazione sopra descritta non solo difficilmente sarà mutabile, ma appare destinata a peggiorare ulteriormente. Sovente Federazioni e club viaggiano su posizioni agli antipodi e non riescono a trovare una soluzione unitaria e condivisa per lo sviluppo del movimento. Perché, diciamolo chiaramente, alle società interessa il mero profitto, possibilmente nell’immediato, e non di certo il bene o il futuro della Nazionale. Formare un vivaio italiano costa e richiede tempo. Troppo tempo. Nessuno è disposto ad aspettare.
CONCLUSIONI E PROSPETTIVE
Non dobbiamo stupirci se stiamo toccando il fondo ovunque. Il calcio, dopo la mancata qualificazione ai Mondiali 2018, ha iniziato in maniera anche peggiore la Nations League, dove ora il rischio retrocessione appare concreto. Il volley ha sprecato un’occasione forse irripetibile nella rassegna iridata casalinga e difficilmente potrà ambire a trofei importanti nel futuro prossimo. Enormi i limiti della Nazionale di basket nei confronti delle big europee (pensiamo a Lituania, Slovenia, Francia e Spagna, solo per citarne alcune), per la quale la probabile qualificazione ai Mondiali 2019 rappresenterà un risultato da non disprezzare, visti i presupposti. La pallanuoto, infine, sembra quella messa meglio, anche se il Settebello ha denotato una carenza di killer instinct nella recente semifinale degli Europei contro la Spagna. In poche parole: difficilmente nel breve periodo potremo pensare di vincere negli sport di squadra in questione. Non illudiamoci.
PUNTIAMO SULLE DONNE
Nel futuro prossimo le soddisfazioni maggiori negli sport di squadra potrebbero regalarcele le donne. La selezione tricolore del calcio femminile ha conquistato una storica qualificazione ai Mondiali, così come le ragazze dell’hockey prato. Le azzurre della pallavolo rappresentano una mina vagante ai Mondiali giapponesi e, per talento e giovane età, in futuro potrebbero comporre una compagine di livello eccelso. Anche nel basket, attorno alla stella Cecilia Zandalasini, sta nascendo un gruppo giovane e talentuoso che potrebbe riportare il Bel Paese ai fasti degli anni ’90. Lasciano ben sperare verso Tokyo 2020 anche le ragazze del softball, reduci dal buon settimo posto ai Mondiali. Preoccupa di più il Setterosa nella pallanuoto, in costante regresso tecnico e motivazionale dopo l’argento di Rio 2016.
NON E’ TUTTO NERO
Per tirarci su il morale, non dobbiamo dimenticarci di alcuni successi significativi maturati nell’anno in corso. Pensiamo allo storico oro mondiale delle azzurre nel basket 3×3, specialità che farà il suo debutto olimpico a Tokyo 2020. Nel beach soccer l’Italia è tornata a vincere un Europeo dopo 13 anni, lo stesso lasso di tempo che è servito alla Nazionale maschile di polo per tornare sul trono continentale (lo scorso anno a trionfare furono invece le azzurre). Per OA Sport tutte le discipline possiedono la stessa dignità. E l’Italia, in fondo, in qualche sport di squadra sa ancora vincere.
federico.militello@oasport.it
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