Atletica, Europei 2018 Berlino: le possibili carte da medaglia dell’Italia
Berlino 2018 è dietro l’angolo e l’Italia scalda i motori per una edizione degli Europei che potrebbe segnare il rilancio dell’atletica italiana dopo anni di delusioni e medaglie con il contagocce anche a livello europeo. Il livello medio si è alzato, i risultati molto positivi ottenuti dagli azzurri nei campionati giovanili delle ultime stagioni si stanno piano piano trasformando in realtà interessanti anche a livello assoluto, i Mondiali di Londra, con tante, troppe delusioni azzurre, sembrano essere stati una svolta e la stagione in corso ha visto tanti azzurri protagonisti su alti livelli, in attesa del ritorno al meglio di un campione come Gianmarco Tamberi, martoriato dagli infortuni, che proverà a conquistare il terzo titolo continentale consecutivo nell’alto ma dal quale al momento non ci si può aspettare granchè.
L’obiettivo più o meno dichiarato dell’Italia dell’atletica a Berlino è fare meglio delle edizioni degli ultimi 20 anni di rassegne continentali quando le spedizioni azzurre non hanno conquistato mai più di sette medaglie. Risale infatti a 20 anni fa, Budapest 1998, l’ultimo bottino veramente consistente della nazionale italiana con nove podi ma quelli erano i tempi di Baldini, Sidoti e May. In seguito due volte (Barcellona 2010 e due anni fa ad Amsterdam) gli azzurri sono arrivati a quota 7 podi ma quest’anno si può fare meglio.
VELOCITA’. Inutile girarci attorno: Filippo Tortu è il volto del nuovo corso della atletica italiana. Quest’anno il velocista azzurro è letteralmente esploso, togliendo al mito Pietro Mennea il record italiano dei 100 con 9″99 e a Berlino va per salire sul podio della gara più attesa. la concorrenza non manca: britannici e francesi su tutti (Hughes e Vicaut). Tra gli outsider di lusso c’è anche Mark Jacobs, capace di arrivare a quota 10″08 in stagione e stabilmente sotto i 10″20. Dovesse indovinare la gara perfetta potrebbe anche giocarsela per un posto sul podio anche se la finale è l’obiettivo più plausibile per lui.
400. Qui potrebbero arrivare grandi soddisfazioni per gli azzurri. In campo femminile Libania Grenot è campionessa in carica da un quadriennio e per due edizioni consecutive. Proverà a fare tris anche se stavolta appare meno semplice rispetto alle altre. L’azzurra sta lavorando per arrivare in condizione al momento giusto e ha le armi per tornare sul gradino più alto del podio o comunque per salirci sul podio. La concorrenza non manca: dalla svizzera Sprunger, che arriva dagli ostacoli e ha il miglior tempo stagionale in Europa, fino alla francese Guei che finora non ha convinto ma che potrebbe esplodere al momento giusto, passando per l’olandese De Witte e la polacca Swiety-Ersetic. Anche in campo maschile l’Italia ha una carta da giocare che è quella di Davide Re, dominatore ai Giochi del Mediterraneo e capace di avvicinare i migliori della specialità con 45″26. Il crono dell’azzurro, al momento, non è da medaglia ma Re ha dimostrato di saper dare il meglio di sè nei momenti che contano e di sapersi migliorare ogni volta che scende in pista e in palio c’è qualcosa di importante. La caccia ad un posto sul podio, per lui, è difficile ma non impossibile.
MEZZOFONDO. Due sono le carte da medaglia per l’Italia in quella che una volta era la cassaforte azzurra ma che non lo è più da quasi trent’anni. Yemaneberhan Crippa ha il secondo tempo in stagione in Europa sui 5000 metri e si concentrerà solo su questa gara per cercare di riportare l’Italia sul podio del mezzofondo otto anni dopo il bronzo di Meucci sui 10000 a Barcellona. Gli avversari non mancano ma Crippa ha lo spunto e il cambio di passo giusti nel finale per potersi inserire nella lotta per il podio, soprattutto se la gara non si correrà su ritmi impossibili come pare probabile. Nei 3000 siepi maschili può provare a dire la sua Yohanes Chiappinelli. A livello giovanile ha vinto tanto, sta crescendo e forse non è ancora pronto per un grande risultato ma da lui il guizzo vincente si può sempre aspettare perchè la classe non manca.
OSTACOLI. Anche qui l’Italia nutre speranze di podio al femminile. Yadisleidi Pedroso e Ayomide Folorunso hanno rispettivamente il terzo e il quarto tempo continentale stagionale, al di là della svizzera Sprunger non sembra ci siano avversarie impossibili da battere per la coppia azzurra che potrebbe davvero puntare ad un doppio podio storico, già ottenuto ai Giochi del Mediterraneo su tempi più alti rispetto ai record stagionali.
MARATONA. Il nome è sempre lo stesso: Daniele Meucci. Sul podio per due edizioni consecutive, primo a Zurigo 2014, terzo ad Amsterdam 2016, l’azzurro proverà a centrare il tris continentale partendo dal quarto crono stagionale in Europa e da una concorrenza che annovera tra i nomi di punta un certo Mo Farah. Anche Stefano La Rosa può dire la sua, magari non in chiave podio ma per un buon risultato di squadra (la gara a squadre assegna la medaglia europea) assieme a Rachik e Faniel che avranno il compito di ottenere piazzamenti di rilievo per spingere più in alto possibile la compagine azzurra. Da possibile medaglia è anche la squadra italiana femminile con Sara Dossena, ex triathleta, che potrebbe stupire dopo l’ottima Maratona di New York nel 2017. L’atleta di punta è però Giovanna Epis, capace di far segnare a febbraio il sesto crono stagionale in Europa, poi da valutare lo stato di condizione delle altre azzurre Catherine Bertone, Fatna Maraoui e Laura Gotti.
MARCIA. Antonella Palmisano, unico podio azzurro ai Mondiali di Londra 2017 con un bronzo preziosissimo sui 20 km, punta dritto al podio, così come l’altra azzurra pronta ad esplodere in una grande manifestazione internazionale, Eleonora Giorgi. Senza le cinesi per ovvi motivi e senza le russe al via per le note questioni legate al doping, può davvero succedere di tutto nella gara che assegna il titolo continentale e le due italiane balzano al comando nelle previsioni della vigilia. Attenzione anche a Massimo Stano, bronzo la scorsa primavera nella 20 km ai Mondiali a squadre.
STAFFETTE. In queste gare l’Italia si gioca moltissimo. Tre staffette su quattro sono da medaglia. In campo maschile la 4×100 potrà contare su due “motori” come Tortu e Jacobs e c’è qualche altro pretendente esperto come i vari Galvan e Howe ad un posto nella squadra che potrebbe rinverdire i fasti dei tempi dei vari Mennea, Simionato, Tilli e Pavoni, tanto per citare quattro che con la staffetta si sono presi enormi soddisfazioni. La 4×400 avrà in Davide Re un punto di riferimento importante e poi ci sono i giovani reduci dalle vittorie mondiali Under 20, c’è Bencosme, c’è Corsa, c’è lo stesso Galvan. Insomma, ci sarà l’imbarazzo della scelta per una gara che potrebbe riservare grandi soddisfazioni. In campo femminile la 4×400, inutile negarlo, parte favorita per l’oro. Grenot, Chigbolu, Folorunso e Pedroso, le quattro di cui si è parlato tantissimo anche al di fuori del mondo dell’atletica, hanno la possibilità di scrivere una pagina di storia sulla pista azzurra di Berlino, tornando a far parlare di loro per i risultati ottenuti e non per il colore della pelle. Più complicato, invece, il percorso della 4×100 femminile anche se Siragusa e Bongiorni possono spingerla in alto ma servono controprestazioni delle nazionali leader del movimento per permettere alle azzurre di inserirsi nella corsa per il podio
SALTI. Gianmarco Tamberi è stato, fino alla vigilia di Rio 2016, l’immagine dell’atletica italiana per due stagioni. Tormentato da problemi fisici di serissima entità, il saltatore in alto azzurro prova a tornare sui suoi livelli ma il percorso di rientro è stato più tortuoso del previsto. Al momento è difficile prevedere per lui e anche per il compagno di squadra Davide Fassinotti, argento a Tarragona in una gara di livello non eccelso, un ruolo da protagonisti a Berlino ma qui il talento c’è e, in particolare per Tamberi, c’è il particolare feeling con la gara continentale che lo ha visto trionfare nelle ultime due edizioni. Di sicuro per una medaglia serve superare quantomeno 2.30, misura lontana 4 centimetri dal personale stagionale di Tamberi che deve remare controcorrente in questa fase: difficile ma non impossibile. In campo femminile, sempre nell’alto, qualche speranza la nutre Elena Vallortigara, tornata su ottimi livelli (1.96) dopo qualche stagione di oblio. Bisogna però che almeno una delle tre superstar della specialità anche a livello mondiale, Lasitskene, Demireva e Levtchenko sbaglino la gara perchè nelle gambe hanno misure nettamente migliori rispetto all’azzurra.
