Ciclismo

Giro d’Italia 2018: quando si torna in montagna dopo l’Etna? Mercogliano e Campo Imperatore, arbitri della lotta per la maglia rosa: bisogna attaccare!

Stefano Villa

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Il primo arrivo in salita ha naturalmente rivoluzionato la classifica del Giro d’Italia. L’Etna non ha deluso le aspettative e ci ha regalato grandi emozioni, i 15 chilometri conclusivi della sesta tappa hanno espresso le prime gerarchie della Corsa Rosa e non sono mancate le sorprese: Simon Yates è scattato nell’ultimo tratto dell’ascesa e ha staccato tutti gli altri big conquistando meritatamente la maglia rosa.

Il britannico ha fatto saltare il banco e ora vanta già un interessante margine nei confronti di Thibaut Pinot, Fabio Aru e Chris Froome mentre Tom Dumoulin concede soltanto 10”. Dopo la cronometro inaugurale di Gerusalemme e le frazioni insidiose con gli arrivi ostici di Caltagirone e Santa Ninfa, finalmente si è fatto sul serio e l’ascesa all’Osservatorio Astrofisico ha entusiasmato ma quando si tornerà in montagna?

Il Giro d’Italia ora concederà un po’ di respiro con un frazione per velocisti (Pizzo-Praia a Mare, tutti pronti per il volatone di Elia Viviani) prima di un weekend al cardiopalma. Sabato ci sarà da divertirsi con la Praia a Mare-Montevergine di Mercogliano, ben 209 chilometri e la classica ascesa al Santuario, teatro di una delle grandi imprese di Marco Pantani. La salita misura in tutto 17 chilometri con una media del 6% e punte che toccano la doppia cifra nel tratto iniziata. Si tratta dunque di un’ascesa pedalabile ma costante, chi ha coraggio può provare a fare la differenza.

L’attesa è però tutta per la Pesco Sannita-Campo Imperatore di domenica 13 maggio, ben 225 chilometri che porteranno il gruppo nel cuore del Gran Sasso. Prima i GPM di seconda categoria a Roccaraso e Santo Stefano di Sessanio, poi lo spettacolo lungo i 26,5 chilometri conclusivi. Il terzo arrivo in salita di questo Giro d’Italia farà davvero la differenza, gli ultimi cinque chilometri hanno una pendenza media dell’8% e picchi del 13% che davvero possono fare la differenza. Si andrà anche ben oltre i 2000 metri di altitudine (2135) e l’ossigeno potrebbe diventare un fattore determinante. Qui i vari Chris Froome, Fabio Aru, Miguel Angel Lopez devono provare ad attaccare Tom Dumoulin anche se il Simon Yates visto oggi fa davvero paura.

 





Foto Gian Mattia D’Alberto – LaPresse – Comunicato Stampa Rcs

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