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Sci di fondo

Sci di fondo. L’Italia è ancora quasi solo Federico Pellegrino ma qualcosa si muove tra i giovani

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Si chiude la stagione olimpica dello sci di fondo con una sola grande certezza in casa Italia: Federico Pellegrino è un campione di classe cristallina e si inserisce fra i grandissimi all time dello sci nordico azzurro.

L’argento olimpico nella sprint a tecnica classica vale tantissimo, quasi un oro alle spalle di un fuoriclasse assoluto come Klaebo e suggella una carriera fantastica come quella del valdostano (che aveva già in bacheca un oro e un argento mondiale e una coppa del Mondo di specialità) che ha impressionato anche per continuità di rendimento, salendo sul podio in buona parte delle sprint e salendo a quota 10 nelle vittorie di Coppa del Mondo con due sigilli splendidi a Dresda (dove è arrivato anche l’illusorio successo nella team sprint, unico vero neo della stagione per il deludente quinto posto di PyeongChang) e Lahti.

Alle spalle di Pellegrino la squadra azzurra ha dato segnali di crescita, anche se non sempre i risultati sono stati all’altezza delle aspettative. Ci si aspettava di più, inutile negarlo, da Noeckler che ha incontrato una stagione tutt’altro che positiva, trascorsa alla ricerca di una condizione che, di fatto, non è arrivata mai e lo ha costretto a tante, troppo gare nelle retrovie e da Salvadori che ha mostrato a sprazzi buone cose (non ultimo il 20mo posto in rimonta delle finali di Falun) ma che chiude con il rammarico di non essere riuscito a tenere il ritmo dei migliori nella terza frazione delle staffetta a PyeongChang dopo un lancio di altissimo spessore targato De Fabiani e Rastelli.

Proprio i due specialisti della tecnica classica permettono di aprire una finestra sui giovani azzurri che si stanno mettendo in luce nelle ultime stagioni. I due atleti non sono più giovanissimi ma, in un mondo che vede spesso protagonisti ultra-trentenni (leggasi Cologna e Sundby, tanto per fare due nomi) si possono ancora annoverare nella categoria giovani.

Stagione importante per entrambi, quella che si sta per chiudere. De Fabiani ha lanciato segnali importanti dopo le grandi illusioni di due anni fa e le delusioni della stagione passata. Due podi, entrambi nello stesso format (15 km mass start) e nelle due tecniche, ne fanno l’uomo di punta in prospettiva del movimento italiano sulle gare distance ma serve maggiore continuità per entrare tra i grandi del fondo mondiale e all’azzurro quest’anno la continuità è mancata, anche all’interno dello stesso evento, basti pensare alle prestazioni nel Tour de Ski o a PyeongChang dove ha alternato grandi prove a gare deludenti, soprattutto (e qui sta la sorpresa) nella tecnica che predilige, quella alternata.

L’impressione comunque è che ci si trovi di fronte a un atleta in piena maturazione che ha potenzialità elevate in tutte le distanze (la formula del pursuit in due giornate, che sarà reintrodotta il prossimo anno, potrebbe regalargli grandi soddisfazioni), con qualche problema al momento sulle lunghe distanze (la 50 km di PyeongChang ne è la dimostrazione) ma vale la pena aspettarli perché ha tutto (resistenza, forza, sprint) per essere grande protagonista ad alto livello.

Più circoscritta ma piacevolmente inesorabile anche la crescita di  Rastelli che a 26 anni studia da grande della tecnica classica dove quest’anno si è preso delle belle soddisfazioni. La sua è stata una stagione in crescendo, con i picchi di PyeongChang nella frazione a tecnica classica della staffetta e nelle qualificazioni della sprint e in qualche distance e sprint sul finire dell’annata, Falun compreso. Per ora non è ancora atleta da podio ma è una certezza da cui ripartire in vista del prossimo anno con prospettive di crescita ancora sconosciute.

Tra i possibili protagonisti in prospettiva non si può dimenticare Mirco Bertolina, la cui presenza a PyeongChang è passata quasi inosservata ma che ha trovato il modo per far parlare di sè con una splendida prestazione (e il 18mo posto finale con alle spalle fior fior di campioni) nella mitica 50 km a tecnica libera di Holmenkollen. Se c’era bisogno (e ce n’era) di uno specialista delle lunghe distanze, l’Italia potrebbe aver trovato l’uomo su cui puntare.

E poi ci sono i giovanissimi che hanno lanciato diversi segnali importanti. Luca Del Fabbro e Davide Graz sono qualcosa più di due promesse: hanno dominato in Opa Cup e presto andranno testati anche con i più grandi per iniziare il percorso di crescita che si conviene ad atleti di interesse assoluto ma attenzione anche ad altri azzurri come Gabrielli e Daprà e al giovane Mocellini che potrebbero a breve andare ad integrare una squadra maschile destinata a prendersi belle soddisfazioni ancora per molto tempo.

 





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