Ciclismo

Giro d’Italia 2018: poca cronometro, il percorso favorisce gli scalatori?

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Con soli 44 chilometri contro il tempo, il Giro d’Italia 2018 è una mosca bianca rispetto agli ultimi anni. Pur strizzando l’occhio agli scalatori, il percorso della corsa negli ultimi 30 anni ha sempre avuto più cronometro rispetto a quello che i grandi del ciclismo mondiale andranno ad affrontare nel mese di maggio. Chi sarà favorito da questa situazione? E Chris Froome sarà avvantaggiato nel tentativo di doppietta?

Partiamo col dire che negli ultimi tempi la disciplina è mutata in maniera palpabile. Se fino a qualche anno fa le grandi salite facevano la differenza, ora è molto più difficile, e l’incidenza delle cronometro è cresciuta in maniera vertiginosa. Basti pensare allo scorso Tour de France: sono stati sufficienti una manciata di chilometri a crono per consentire allo stesso Froome di prendere vantaggio sulla concorrenza e amministrarlo fino all’arrivo di Parigi. Alla luce di questi fatti, sono ancora pochi 44 chilometri nell’economia del Giro? Probabilmente no, e probabilmente in questo poco spazio dedicato alcuni potrebbero fare più differenza che nei tanti arrivi in salita disseminati lungo l’intero percorso da Gerusalemme a Roma.

Troppa cronometro, ora come ora, favorirebbe in maniera netta alcuni corridori all’interno di una corsa di tre settimane. Tom Dumoulin, ad esempio, lo scorso anno ha vinto il Giro nella tappa del Sagrantino, e nonostante abbia lasciato sul piatto un paio di minuti causa forza maggiore nella tappa del doppio Stelvio ha portato a casa il primo grande giro della carriera. Senza quell’inconveniente ci sarebbe anche riuscito con un margine di assoluta sicurezza, presentandosi già in maglia rosa all’ultima tappa.

44 chilometri sono sufficienti per Chris Froome? Sì, e non lo espongono neanche ad eventuali attacchi da parte dello stesso Dumoulin, che su questo genere di terreno è l’unico uomo di classifica che può dargli del filo da torcere. Il britannico, che punta ad una storica doppietta con il Tour de France nella stessa stagione che tra le altre cose lo porterebbe a vincere 4 GT consecutivi nella migliore delle ipotesi, può far leva sulle sue abilità a cronometro per mettere in atto una strategia conservativa in salita, aiutato anche dalla squadra, fondamentale per impostare una corsa di questo tipo. Più crono, avrebbero consentito proprio a Dumoulin di guadagnare a sua volta su Froome, che quindi sarebbe stato chiamato ad una corsa diversa dal punto di vista tattico.

In definitiva, la tendenza nei prossimi anni potrebbe essere quella di avere sempre più percorsi con circa 40 chilometri a crono rispetto ai 50-60 o più cui eravamo abituati, anche perché spesso e volentieri gli atleti più forti contro il tempo poi si difendono in maniera egregia anche quando la strada sale, risultando tra i migliori del lotto anche in salita.





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Foto: © Unipublic/Juanjo Úbeda

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